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September 10, 2014

People I Know. Elena Molinaro: la danza come strumento per trasmettere valori

Anna Quinz

Elena Molinaro è nata a Bolzano nel ‘72. Dopo il liceo scientifico si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali a Udine e probabilmente nella vita pensava di fare altro ma il destino – nella forma di un biglietto di sola andata regalato per festeggiare l’arrivo del nuovo millennio a Londra – si è messo di traverso e ha cambiato le carte in tavola. A Londra Elena ha ricevuto una borsa di studio per intraprendere un corso post laurea presso il TrinityLaban (Conservatorio per la Danza e la Musica) che l’ha avvicinata alla danza, l’ha preparata ad applicare questa disciplina a differenti contesti sociali e l’ha tenuta legata a questa città. Da allora ha continuato a insegnare danza all’interno di strutture educative, ospedaliere e sociali a bambini disabili e non, a donne con diagnosi psichiatriche, a giovani senza tetto, a bambini e adulti autistici. Contemporaneamente ha sviluppato il suo percorso artistico come coreografa e performer, passando per un Master in The Body in Performance e la partecipazione a diversi importanti festival a Londra, Edimburgo, Bruxelles. Oggi Elena insegna all’università, in una scuola speciale per bambini disabili, e si sta preparando per il Festival City of Women di Lubiana, dove presenterà la sua ultima performance. Così – da un biglietto regalato a oggi – una vita intera dedicata “anima e corpo” alla danza, partendo dalla città della nebbia, per arrivare nel mondo.

2Elena, quali i passi cruciali, gli imprevisti, per arrivare a dove sei oggi?
Il passo cruciale è stato decidere di intraprendere una carriera in danza all’età di 30 anni non avendo mai danzato prima in vita mia! La sorpresa è stata di essere stata ammessa a una delle scuole di danza più prestigiose del mondo e aver ricevuto una borsa di studio che mi ha poi permesso di intraprendere il corso di studi.

Il tuo lavoro in poche righe?
Insegno danza creativa, un approccio al movimento basato sulla fiducia nel corpo e nelle sue infinite capacità espressive, da non confondersi con la danza terapia. Inoltre porto avanti la mia ricerca artistica che negli ultimi tre anni si è concentrata sulla relazione tra corpo, spazio e autobiografia. Amo il mio lavoro perche è creativo e attraverso la danza riesco ad aiutare gli altri. Il fatto di non avere una routine lavorativa fissa mi piace, ma significa anche che devo sempre essere alla ricerca di nuovo lavoro, e questo mi piace un po’ meno.

Il momento professionale più esaltante?
Quando ho ricevuto la lettera dal TrinityLaban che mi diceva che mi avevano accettato: sono corsa fuori in strada scalza per andare incontro al mio ragazzo urlando a squarcia gola e facendo – letteralmente – salti di gioia.

Che relazione hai – vista la tua professione – con il tuo corpo, nel quotidiano?
Cerco di rispettarlo e di apprezzarlo. Attraverso i sensi abbiamo accesso alla vita e alle continue e infinite esperienze che essa ci offre. Per questo dobbiamo ringraziare il corpo. Negli ultimi anni ho imparato ad ascoltare il mio con più attenzione, le emozioni e le sensazioni che lo animano. Allo stesso tempo ho smesso di dare troppa importanza ai miei pensieri, e questo mi ha aiutato a trovare un nuovo senso di tranquillità e benessere. Alleno il corpo allenando la mente: con la meditazione buddista. Certo mi piace anche lo sforzo fisico: vado a correre, ballo, faccio yoga. 

1L’insegnamento che peso ha nella tua vita? Quanto conta trasmettere sapere, e cosa in particolare tu cerchi di trasmettere?
L’insegnamento è la mia prima fonte di guadagno, e per fortuna insegnare mi piace molto. Più che sapere, trasmetto valori: la fiducia, il rispetto, la collaborazione. In particolare cerco di trasmettere la fiducia in se stessi e nel proprio potenziale creativo.

Che rapporto hai con Londra?
Di amore e odio! Amo il suo mix di culture, la libertà di poter fare ed essere quello che ti pare, le tremila cosa da fare e da vedere, i parchi enormi e bellissimi, il Tamigi, le nuvole che sembra di riuscire a toccare. Odio la pioggia, la frutta e verdura che sanno di poco, la sporcizia, il fatto che per vedere un amico ti parte un’ora di treno all’andata e una al ritorno, la ressa, la competizione.

4E con casa, l’Alto Adige? 
Casa è calore e relax. Vengo qui a trovare famiglia e amici, quindi quando vengo in Alto Adige ho sempre modo di apprezzare la sua bellezza. Amo Bolzano, la sua architettura così eloquente, il fatto che sia tutto a portata di mano e la sua pulizia impeccabile! Adoro le montagne, i laghi, le passeggiate lungo i fiumi. Non sopporto la ristrettezza mentale di chi non riesce a vedere la ricchezza in ciò che è diverso da noi, e guarda la diversità con gli occhi della paura e della diffidenza.

Sogni e progetti per il futuro?
Mi piacerebbe continuare a lavorare con la danza in Alto Adige. L’anno scorso ho fatto un progetto per la pediatria di Bolzano, e si era prospettata poi la possibilità di portare il progetto alla neuropsichiatria pediatrica di Merano. Sarebbe bello combinare vacanza e lavoro! Mi piacerebbe anche riuscire a continuare la mia ricerca artistica e a far vedere il mio lavoro a quanta più gente possibile. 

 

 

 

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