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May 21, 2014

People I Know. Andreas Schmid, New York e un futuro tutto da scoprire

Anna Quinz

New York, New York e ancora New York. Da Bolzano, come da ogni parte del globo, sono sempre tante le persone che decidono di trasferirsi nella Grande Mela, città cosmopolita, metropolitana, contemporanea, affascinante. Tra queste anche Andreas Schmid, bolzanino classe ’81, sviluppatore di software. Il suo, un percorso non lineare: studi umanistici in sociologia, poi la decisione di seguire una strada professionale diversa, assecondando la passione per l’informatica. Dopo una formazione per prepararsi alla “materia”, Andreas ha deciso di lanciarsi ed è stato assunto al TIS di Bolzano come sviluppatore nel centro per il ‘Software Libero & Tecnologie Aperte’. Poi una serie di casualità, di quelle che cambiano totalmente i destini di una vita, l’amore, la grande città. Per arrivare al presente, con un matrimonio in vista e ancora la voglia di sperimentare, viaggiare, mettersi in gioco. Che sia a New York – al centro del mondo – o in qualche altro luogo ancora da scoprire.

Andreas, esattamente, di cosa ti occupi?

Mi occupo di sviluppo software e più precisamente di applicazioni web. La ditta in cui lavoro sviluppa un software di categorizzazione e pubblicazione di contenuti mediatici come immagini e video sul web. La maggior parte dei nostri clienti sono fotografi, videografi e altri personaggi nell’ambito della moda. La parte migliore del mio lavoro è il fatto che ogni giorno é una sfida a trovare soluzioni per riuscire a ottenere quello che richiede il cliente o il prodotto che si sta programmando e quindi raramente si entra nella routine. L’aspetto più problematico invece è che l’informatica si evolve così rapidamente che quello che sviluppo oggi può essere già vecchio e sorpassato domani.

Dato il lavoro che fai, una riflessione sull’importanza oggi delle tecnologie, dell’informatica, della rete? Pregi e difetti?

Al giorno d’oggi sembra quasi impossibile fare a meno di queste tecnologie. Mentre facilitano molto la vita in certi ambiti, ovviamente portano con sé dei lati negativi, come l’essere raggiungibili in qualsiasi momento e l’avere ben poco tempo per se stessi. A volte penso a quando ero piccolo e non avevo un cellulare. Se mi mettevo d’accordo con qualcuno per incontrarci da qualche parte non c’era verso di avvisare se si era in ritardo. Inimmaginabile, oggi.

Al TIS di cosa ti occupavi? Che ne pensi del sistema – ora sempre più diffuso anche in Italia – degli incubatori di start up, aziende giovani da lanciare?

Quando lavoravo al TIS programmavo applicazioni usate internamente ma anche per partner esterni. Penso che sia un’ottima cosa offrire un trampolino di lancio ad aziende giovani con idee innovative. Non tutti hanno la fortuna di avere fondi pronti per iniziare una nuova attività e i centri di incubazione danno questa opportunità di crescita. Qui nello stato di New York per esempio ci sono delle contee (comuni da noi) in cui fondando un’azienda in quella zona non si pagano tasse per 10 anni. Questo porta un vantaggio economico dell’imprenditore, ma anche della contea che vivrà una crescita economica e la creazione di più posti di lavoro.

Come sei arrivato a New York e perché?

Un po’ per caso. Durante la prima visita, dopo una conferenza a Washington DC, sono stato invitato a cena da un amico sviluppatore austriaco. Lì ho conosciuto Stephanie che, dopo essere tornato a casa a Bolzano, ho iniziato a frequentare a (molto) lunga distanza. Lei ogni tanto veniva a Bolzano, io andavo a visitarla a NY. Dopo un anno il mio amico, senza preavviso, mi ha offerto un posto nella sua ditta, quella dove ancora oggi lavoro. Avendo la ragazza a New York e la possibilità di lavorarci, non ci ho pensato due volte e mi sono trasferito. Sembra incredibile che tutto sia successo in questo modo e che sia stato così semplice. Di solito é veramente difficile trovare lavoro e uno sponsor per il visto.

Il tuo percorso di integrazione con la città? Cosa ti piace e cosa no? Perché secondo te New York è meta così ambita?

New York City é una città fantastica. Puoi fare quello che vuoi quando vuoi. Io non ho la macchina, sarebbe un costo superfluo vista la facilità con cui ci si può spostare usando i trasporti pubblici. Sicuramente è una meta ambita perché in uno spazio relativamente ristretto ci si può trovare in situazioni completamente diverse e vivere esperienze nuove ogni giorno senza doversi accontentare dello stesso bar e delle solite facce. Anche se parliamo di una città con 8 milioni di abitanti, a me sembra di vivere in un luogo ben più piccolo, con quartieri vivi e una sensazione di vicinato che non mi ero aspettato. Una delle cose che amo di più é la varietà di cibi che si possono trovare. Io vivo per mangiare, e qui si può trovare qualsiasi tipo di cibo da qualsiasi parte del mondo. L’aspetto che mi turba di più è lo stress e la pressione che si hanno, vivendoci e lavorandoci, ma anche il costo della vita che è molto alto.

Il tuo legame con l’Alto Adige?

Ho ancora un forte legame con l’Alto Adige. Tutta la mia famiglia e i miei amici ancora ci vivono e per fortuna grazie alle tecnologie moderne ci si può vedere e parlare facilmente. Torno a Bolzano in media una volta all’anno, perché ovviamente non posso sempre usare le poche vacanze che ho qui negli USA per tornare a casa. Ho voglia di vedere anche altre parti del mondo. Quando torno mi piace andare in montagna e godermi i nostri paesaggi: la cosa che mi manca di più della nostra regione, oltre alla famiglia e gli amici, che però di tanto in tanto sfruttano l’occasione per venire a trovarmi qui.

Stai per sposarti, pratica che sembrava passata di moda e invece… sposando un’americana, pensi rimarrete sempre negli USA?

Questa domanda mi fa sorridere, ho avuto lunghe discussioni con la mia fidanzata sull’importanza del matrimonio. Mentre è quasi passato di moda da noi, non lo è per niente qui, dove la mentalità a riguardo é (ancora) molto conservativa e costruire una famiglia e non essere sposati non è visto di buon occhio. Per adesso penso di rimanere qui ancora per un po’ vista la situazione economica in cui ci troviamo in Italia. Qui ci sono opportunità di lavoro e di crescita professionale, specialmente nell’ambito dell’informatica, ma non solo. Per crescere dei figli invece penso non sia il posto più adatto sia dal punto di vista culturale che economico, ma anche linguistico. Dunque, penso un domani di tornare a vivere in Europa, non so ancora dove, quando e per quanto tempo ma di sicuro tornerò, nel vecchio continente.

Prospettive future e sogni?

Penso che prima o poi vorrei avere dei figli e costruire una famiglia con Stephanie. Non abbiamo dei piani precisi ma entrambi abbiamo questo desiderio. Penso di tornare a vivere in Europa, non so ancora dove, quando e per quanto tempo ma di sicuro tornerò nel vecchio continente. Per quello che riguarda il mio futuro professionale vorrei fare ancora alcune esperienze nell’ambito in cui lavoro adesso e vedere dove mi ritroverò fra qualche anno. Ho una forte passione per la cucina e forse un giorno cambierò carriera, ma é difficile dire quello che porterà il futuro. 

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