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August 9, 2012

Turkish delight #01 Areoporto Valerio Catullo, Verona, Italia. Ore: 01:33

Alessandro Farina

Arriva sempre il momento. Il punto di non ritorno, quello per cui si aspettano settimane e mesi. Per me è arrivato oggi, l’ho realizzato adesso, nella quiete notturna di un bar dell’areoporto di Verona, ovviamente chiuso.
Viaggiare da solo, muovermi, tenere il passo. Una scelta dettata da un’esigenza interna talmente forte che la sua voce iniziava quasi ad infastidirmi. Febbre la chiamano alcuni viaggiatori, una febbre che si puo’ curare solo muovendosi attraverso i puntini di una mappa.

“Da Solo?”
“Non hai paura che ti possa succedere qualcosa?”
“Chi credi di essere? Bear Grillis? Che parti pure con una tenda rosa…”
“Eh, quelle mimetiche le avevano finite..”
“Si allora lo fai perche’ vuoi fare lo spaccone, l’asceta del terzo millennio che pero’ gira con l’I-Phone in tasca…”

Nelle settimane prima della partenza ne ho sentite un po’ di tutte.
Oltre ai canonici: “ti invidio” e qualche classico “ah! io non tornerei piu’!”

Io sempre zitto assimilavo, cercando di capire e di capirmi.
Poi ho realizzato. Vedete (e questo e’ il mio punto di vista sulla faccenda) ho realizzato che hanno ragione tutti, perché non esiste una formula segreta in grado di soddisfare ogni singola persona.

Esiste solamente la buona regola del sapersi ascoltare e di conoscere se stessi.
Questo e’ quello che ho fatto. Anche se per pochissimi giorni, ho bisogno di mettere a tacere quella strameledetta voce che continua a dirmi di partire e di viaggiare da solo. Ora potrà chetarsi. Fra poco si va.

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