Music

November 25, 2011

Quel diavolo di Zucchero

Jimmy Milanese

“International Blues/Rock legend Zucchero is one of the most influential artists of our time?” Ovvero, Zucchero, leggenda internazionale del Blues/Rock, tra gli artisti più influenti del nostro tempo.  Lo scrive la Rock & Roll Hall of fame di Cleveland, Ohio, USA: tempio della musica che ha da poco accolto un concerto del dispettoso menestrello di Reggio Emilia. Adesso, tra i cimeli di Elvis Presley, Bruce Springsteen e Jimi Hendrix, ci sono anche quelli di Adelmo Sugar Fornaciari.

Tra quella via Emilia contadina e questo West americano, terra di R&B, Funky e Jazz, sono passati esattamente 31 anni. Festival di Castrocaro, 1980, un timidissimo ragazzo di periferia, non troppo bello per i canoni dell’epoca, canta e vince con Taxi. Esce il 45 giri: Taxi sul lato A, L’amore è sul lato B. Con quel Taxi varcherà le porte del mondo del Blues, accanto a tutti quelli che il Blues lo hanno creato, sviluppato e lo portano nel sangue.

Qualcuno dirà che troppo spesso l’adorazione per quel genere si sia trasformato in plagio, ma in fondo nella musica non si inventa mai niente, piuttosto si rimpasta in dosi diverse ingredienti scelti da altri.  Zucchero questo lavoro lo sa fare come pochissimi al mondo, tanto che dopo quel Castrocaro esce Donne, il suo primo vero successo, manifesto di una discografia imperniata sul ruolo della donna come madre, sorella, amica, confidente, amante e rivale.

A Bolzano (e Merano) Zucchero ci è già passato diverse volte, spesso in occasione dei suoi Tour di maggior successo. Questa volta ha portato il Chokabeck Tour 2011: Palaonda esaurito per l’evento. La prima parte della scaletta è dedicata alla presentazione del nuovo album che, a dire il vero, non si addice molto al clima da palazzo dello sport. Infatti, il pubblico ascolta, applaude ma non sembra essere molto partecipe. La notte bolzanina è ancora fredda, quando la gente inizia a bailare con un sorso di tequila bum bum, ed è proprio da qui che inizia il crescendo ininterrotto del revival. Si pesca dal mitico Oro, Incenso & Birra (1989), passando per l’omaggio a Luciano Pavarotti con un Miserere virtuale e, per altre strade, grazie ad un largo uso di fiati e violini da orchestra sinfonica. Stranamente, manca una voce femminile, che in Dune Mosse era quella di Lisa Hunt, qui sostituita da un solo di chitarra. Sullo sfondo del palco, costruito all’interno di una enorme valigia di ricordi, riappare uno degli ispiratori di Zucchero, quel Moody Waters che Adelmo non ha mai potuto conoscere, ma che molto ha influito nella sua formazione. Diamante è il momento forse più intenso di tutta la serata, sia per la carica di ricordi e nostalgia che sprigiona questo testo sia per il celeberrimo registrato della nonna materna, Diamante Arduini.

Tra un solo di fiati e di chitarra, manifesti di mitici concerti Blues e la voce sensuale di Zucchero c’è tutto lo spazio per riflettere, ricordare e riappropriarsi di un passato che accomuna la truppa di 30enni presenti in platea, mentre scorrono le immagini di una bellissima donna e di un bellissimo prato, ovvero di una bellissima donna in un bellissimo prato. Insomma, una sana e consapevole libidine alla quale tutto lo stadio esplode, ricordando quegli anni ’80, quando i testi di Adelmo Fornaciari disarticolavano quell’opprimente ipocrisia che permeava la società italiana; ricca e dedita all’opulenza. Quello che da allora è successo al sesso, assume quindi un significato che Zucchero rimarca divertito, come se volesse dire “ve lo avevo detto…”. Il mare rimane impetuoso al tramonto, salir sulla luna è ormai un problema di muscoli appesantiti e diottrie perdute chissà dove, ma il diavolo rimane, per colpa di chi non si sa, ma rimane, eccome se rimane.

Foto Simone Di Luca (landluke@alice.it)

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