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March 25, 2024

Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici al Museo della Montagna di Torino

Stefania Santoni

La parola “diploma” affonda la sua etimologia nella lingua greca: δίπλωμα signifca “documento piegato in due”. Nel mondo antico questo documento stava a indicare la doppia tavoletta scritta e munita di sigillo con la quale si concedeva la cittadinanza romana. Il diploma era anche il lasciapassare che veniva fornito ai messaggeri per ottenere aiuti o agevolazioni durante i viaggi. Erano diplomi anche i documenti con i quali i sovrani concedevano titoli o privilegi. Infatti per provare la legittimazione conferitagli dal proprio sovrano per trattare a suo nome, l’ambasciatore in antichità recava con sé un diploma. Ecco spiegato perché la diplomazia è qualcosa che ha a che fare col “piegarsi in avanti”, con l’equilibrio, con l’abilità di scegliere le parole giuste, con la capacità di mediare. 

 Mali Weil, collettivo formato da Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli, Mara Ferrieri e che da anni collabora con Centrale Fies, porta la sua Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici al Museo della Montagna di Torino, all’interno di un progetto di comunicazione sperimentale sulla sostenibilità attraverso una serie di interventi online a partire dal mese di marzo. The Mountain of Advanced Dreams_video still_courtesy Mali Weil_ch2_eagle Il progetto, focalizzato su alcuni sistemi relazionali e pratiche culturali specifiche dei territori alpini, indaga narrazioni e immaginari del passato, presente e futuro della montagna come luogo di saperi multi-specie. Il risultato sarà un corpus di narrazioni visive e testuali, focalizzate sull’ecosistema montano come archivio vivente di pratiche diplomatiche. Una tappa importante nel percorso di worlding che amplia e diffonde un immaginario del futuro abitato da una serie di istituzioni diplomatiche, scuole, ambasciate, assemblee capaci di trasformare il modo in cui abitiamo il territorio montano e l’intero pianeta. Questo periodo di residenza è infatti una prima occasione per sviluppare le linee di azione della scuola, il suo network di relazioni e la sua comunicazione, ma anche il museo stesso, studiando l’impatto reale che un’istituzione può avere con una pratica finzionale.

La vostra Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, nata nel 2022, approda ora al Museo della Montagna di Torino. In che modo questa scuola si mette in dialogo con una visione sostenibile della montagna? E quali sono le pratiche narrative che sceglie d’intrecciare e condividere con i suoi fruitori?

La Scuola è un’istituzione “fictional” operativa nell’ambito delle Diplomazie Interspecie e come tale è stata invitata dal Museo della Montagna per riflettere sul significato del concetto di sostenibilità. La proposta di Andrea Lerda, che cura il progetto, è articolata e coinvolge anche soggetti esterni al museo, ma a differenza di altre interazioni, è primariamente la struttura di ricerca della scuola ad essere attivata in questo contesto. La ricerca si articola a vari livelli: al momento si sta svolgendo online, ma tra pochi giorni inizierà un periodo di ricerca sul campo, dove la scuola incontrerà e intervisterà a una serie di soggetti (umani e altro-dall’umano) locali, eseguendo delle ricognizioni e raccogliendo materiale video-fotografico sul territorio. Ci sarà una parte pubblica sia on-site che online, che in realtà è già stata avviata sui canali social e sul sito del museo, costituita da un lessico, materiali testuali e visivi, domande e frammenti di conversazioni, per confluire in un evento pubblico il 23 aprile sulla terrazza del Museo della Montagna. Da quel momento sarà presente anche come installazione fino alla fine di giugno.

La parte visiva è solo uno dei formati di questo dialogo fra due istituzioni: una reale e situata in un territorio specifico, come le Alpi, e una finzionale. È questo rapporto che è interessante: un’istituzione che invita al dialogo un’altra istituzione attivando il potere immaginativo della fiction, ma anche l’operatività e la relazionalità intrinseca nel concetto di Diplomazie Interspecie.

Il vostro approccio si distingue per essere trasversale, in grado di accogliere e raccogliere mondi lontani per poi metterli in dialogo tra loro. Quali sono le culture e civiltà di cui parlerete in questo nuovo progetto? E con quale sguardo le affronterete?

Più che di mondi lontani nello spazio il programma di ricerca della Scuola di Diplomazie Interspecie al Museo Montagna si concentra su alcuni mondi lontani nel tempo, sia nel passato che nel futuro. Il focus della ricerca in corso, infatti, è su alcune pratiche culturali di prossimità, di intimità inter-specie, legate in particolare a quella che possiamo definire la tradizione della “caccia paesana”.

Certo, so cosa pensi. Anche Studio SpinTo, che sta seguendo il Museo della Montagna nella strategia di comunicazione su questo e altri progetti, la prima volta che abbiamo esposto loro il progetto ci ha detto: “ma non potremo mai usare questa parola online!” Eppure è proprio questo il punto, dobbiamo guardare anche in luoghi torbidi del nostro rapporto con l’Alterità per trovare le competenze diplomatiche di cui abbiamo bisogno. Siamo sempre dentro al grande concetto del divorare per divinare, che è il motto della Scuola. Esistono pratiche, attive per secoli e via via cadute in dismissione, a seguito di mutamenti sociali ed economici dell’età tardo-capitalista, che declinano particolari accezioni del concetto di intimità. Sono pratiche e conoscenze che incorporano località specifiche, e che incarnano approcci e linguaggi provenienti dalla cultura materiale, paesaggistica ed economica del mondo montano. Per quanto, ovviamente, non rappresentino in maniera esclusiva il mondo montano o alpino, sono il nostro passato, ed è anche grazie ad esse se si sono conservati territori e specie. Hanno contribuito a negoziare diverse forme di coabitazione. E per la Scuola di Diplomazie rappresentano la possibilità di disquisire su specifiche competenze, incorporate in porzioni di paesaggio e in corpi umani e oltre-umani. Per questo le definiamo proto-diplomatiche. La diplomazia è una scienza futura: la Scuola le sta mappando, ne sta facendo un archivio, in modo che diplomatiche e diplomatici di domani possano attingere anche a queste competenze per costruire i tavoli negoziali che serviranno.Sciamani_Archivio MUSE - Museo delle Scienze, ph. Matteo De Stefano Mi fareste qualche esempio di pratica diplomatica che affronterete nel corso della vostra ricerca? E che cosa vi aspettate dal pubblico partecipante?

Si tratta di usi agro-silvo-pastorali (ancora attuali o dismessi), che con le loro mitologie hanno dato forma a molte relazioni giuridiche tra specie in particolare delle aree montane, ma anche in altre zone d’Europa. Alcune delle pratiche oggetto di indagine sono la falconeria e la tassidermia, oltre alla caccia paesana (ovvero quella caccia di sussistenza, che fonda la sua legittimità sulla familiarità con la terra.) Tutte le pratiche indagate hanno in comune il fatto di offrire un corpus di storie di convivenza, familiarità e conflitto inter-specie nell’ecosistema alpino. Queste narrazioni saranno raccolte principalmente attraverso conversazioni dirette e studio sul campo, ma anche interrogando fonti scritte. Per costruire un archivio utile alle Diplomazie Inter-specie, aperto a termini, posizioni e tecniche innestate in paesaggi, assemblaggi relazionali e catene di coesistenza. Il pubblico è invitato a compiere un progressivo slittamento di immaginari: gli elementi di queste pratiche sono tracce che conducono a un altro modo di abitare il territorio e di fare corpo con esso. L’intimità si costruisce e si declina in una conoscenza capillare, talvolta di un’unica area, di un solo bosco, un solo ruscello o una sola montagna (la “mia” Montagna)…Questo porta a restringere il campo di azione e insieme a dotarsi di strumenti più affilati, di legami più robusti.

Non si è mai in intimità con un vasto numero di esseri, siamo tutti invitati a scegliere le relazioni e le alleanze su cui concentrarci e a negoziare per esse. 

Credits (1,2) Rituals di Mali Weil, stil da video. Courtesy Mali Weil e Museo Madre di Napoli (3) Divina et Devorator di Mali Weil, foto Matteo De Stefano, Archivio Muse..

 

  

 

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