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February 13, 2024

Il Mercato dell’Amore:
la performance poetica (e d’amore) di Eleonora Buselli a Trento

Stefania Santoni

All’uomo che amo

Il Simposio di Platone è la mia enciclopedia dell’amore. È quel testo dove ho sempre trovato rifugio quando non capivo e non sapevo che pesci pigliare ogni volta che m’innamoravo (ma dopotutto l’amore non si capisce: si sente perché l’innamoramento è uno stato che ci rende folli, che prevede lo sconfinamento della nostra parte razionale e l’emersione della nostra parte folle). Quest’opera antica contiene al suo interno un messaggio straordinario: tutto quello che Socrate, il fondatore del pensiero filosofico occidentale, sapeva sull’amore lo aveva imparato da una donna, una sacerdotessa di Mantinea di nome Diotima. A questa femmina sapiente Platone fa pronunciare un discorso sull’amore che esordisce con una narrazione mitica sulla nascita di Eros. La straniera -unica ‘invitata’ in un banchetto di soli uomini grazie a un escamotage letterario- racconta che per celebrare la nascita di Afrodite gli dei fecero una grande festa. In quest’occasione Poros, la Strada, e Penia, la Povertà, si unirono. Lui, ebbro di nettare degli dei, venne sedotto da lei. È così che nasce Amore, che non è un dio ma un demone, un “qualcosa che è a metà strada”, per dirla con le parole di Platone. Eros è una cerniera che sa unire il materiale con l’etereo, il definito con l’infinito perché è fusione e ibridazione di due opposti. Eros è un mago incantatore (e ammaliatore). Proprio per questo,  quando ci innamoriamo sentiamo una forza incontrollabile dentro di noi, qualcosa che ci spinge alla ricerca di una strada, di una via, di un nuovo viaggio da intraprendere data la nostra condizione di esseri manchevoli, poveri, bisognosi di quell’unica cosa che sa governare l’intero universo (e di cui non possiamo – anzi, non vogliamo – proprio fare a meno).

Ma c’è un altro discorso del Simposio che vorrei qui riportare: quello di Aristofane, il celebre poeta comico. Anche in questo caso troviamo un mito (i Greci erano intelligenti: sapevano che certe forme di narrazione erano molto più efficaci di altre): quello dell’androgino. Un tempo, racconta Aristofane, non esistevano solo maschi e femmine ma anche gli androgini. Questi avevano due facce orientate nel senso opposto ma una sola testa, quattro mani, quattro braccia, quattro gambe… erano creature così potenti da destare timore nel padre di tutti gli dei che decise di dividerli, di separare una metà dall’altra così da de-potenziarli. E proprio per tale ragione queste creature sarebbero state costrette a vivere la loro vita nella ricerca costante della metà mancante. E cosa succede se la vita le fa avvicinare di nuovo?Eleonora Buselli_Il mercato dell'amore_06 “Queste persone – ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque – quando incontrano l’altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall’affinità con l’altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei – per così dire – nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s’aspettano l’uno dall’altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell’amore: non possiamo immaginare che l’attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C’è qualcos’altro: evidentemente la loro anima cerca nell’altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza”, scrive Platone. 

Insomma, stando così le cose, l’amore sembrerebbe una questione di anime gemelle, d’incastri perfetti nella loro bellezza imperfetta, pregna d’alchimie che ammorbidiscono spigoli e sciolgono angoli. 

Direi che a questo punto abbiamo tutte le premesse necessarie per addentrarci in ciò che sta per accadere in questa settimana speciale, in cui si celebra l’amore. Ma badate bene: siccome qui scriviamo per chi ama non uniformarsi, anche in questo caso non saremo da meno: l’amore che sto per raccontarvi sarà poetico e performativo, immersivo e artistico, delicato e potente. E soprattutto non si celebrerà il giorno di San Valentino. Eleonora Buselli_Il mercato dell'amore_04“Il Mercato dell’Amore” sarà una performance a cura di Eleonora Buselli, artista e arte terapeuta, che utilizza la poesia visiva per liberare il linguaggio, dando voce e forma al sentire. La sua ricerca artistica indaga i temi dell’identità, dell’eros e del movimento, con un’attenzione particolare all’immaginario femminile. Dove e quando ve li rivelo tra poco. Prima vorrei soffermarmi sul titolo e sul significato che porta con sé questa performance. 

“Il Mercato dell’Amore” è il titolo che Eleonora avrebbe voluto dare a un’ipotetica raccolta di poesie che magari un giorno non troppo lontano vedrà la luce. Una donna che lei stima moltissimo aveva infatti usato questa definizione per parlare della contrattazione più o meno conscia che mettiamo in atto nei rapporti, dove la compravendita prevede uno scambio finalizzato alla copertura dei propri bisogni. E di come sia difficile non (s)vendersi tutto per avere di ritorno un poco d’amore. 

L’amore è dare, ricevere, offrire, saper accogliere: è un interscambio incessante che si nutre quando non si cessa mai di scegliere di essere presenza sorprendente nella vita di chi si ama. 

“Il mio voto alla poesia è prima di tutto in qualità di lettrice; nel mio piccolo mi impegno da tempo a diffonderla e a farla conoscere. Spesso le persone sono convinte che la poesia sia qualcosa di complesso, non comprensibile, poco accessibile. In coerenza con questo e in opposizione alle logiche di mercato di cui sopra, sarà offerta sotto forma di dono”, mi racconta Eleonora. 

La parola crea, genera, mette al mondo il mondo. La parola rende vero quello che prima era solo un pensiero. E questo accade con le parole d’amore, sottoforma di verso, che Eleonora ha scelto con cura e dedizione attingendole da un suo personale florilegium. Eleonora Buselli_Il mercato dell'amore_07Ma queste poesie dove si trovano?

“Per l’occasione ho creato 48 cubetti di carta, ognuno dei quali contiene all’interno i versi di un differente autore o autrice. La vicinanza con la festa degli innamorati non è casuale e le poesie saranno tutte d’amore, che però, come sappiamo, può essere anche spietato, manchevole o non corrisposto. Ed ecco perché il numero 48, anziché una più lineare e rassicurante cifra tonda, oltre al rimando «fare un quarantotto», per riferirsi a una situazione di confusione o scompiglio. Perché l’amore, lo sappiamo, è un atto rivoluzionario, è una pratica che non è prevedibile e rettilinea. La scelta delle poesie è assolutamente arbitraria: i testi scelti provengono tutte dagli screenshot del mio telefonino, dove convivono nomi di grandi poeti, di contemporanei e autori semi-sconosciuti. Ma, così come gli artisti della poesia visiva insegnano, il messaggio non vuole essere dato in maniera coercitiva a chi legge, bensì rendere il fruitore protagonista attivo. L’oggetto infatti, realizzato con la tecnica origami che non prevede l’utilizzo di elementi ‘incollanti’ (proprio come l’amore che è fatto di incastri naturali, non di rapporti causa effetto e obblighi morali), ha tante potenzialità quante la fantasia di chi lo riceve. Le persone potranno per esempio sostituirne il contenuto, decorarne le facce o regalarlo a loro volta” prosegue Eleonora. 

Una celebrazione dell’amore non usuale, questa, e che proprio in ragione della sua natura non ordinaria, sceglie di vedere la luce giovedì 15 febbraio (il giorno dopo San Valentino), dalle 15 alle 17, alla libreria Due Punti in San Martino di Trento.  Ci vediamo giovedì, per condividere insieme quest’inno all’Amore. 

Credits: Elisa Vettori

 

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