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January 18, 2024

Incontrare Christian Martinelli

Francesca Fattinger

Separare congiungere
spargere all’aria
racchiudere nel pugno
trattenere
fra le labbra il sapore
dividere
i secondi dai minuti
discernere nel cadere
della sera
questa sera da ieri
da domani.
Goliarda Sapienza, Ancestrale 

Incontrare Christian Martinelli è incontrarsi. È sempre stato così e sempre lo sarà. Incontrare Christian è lanciare una moneta in aria, guardarla volare, osservarne la traiettoria abbracciata dall’aria e vederla cadere miracolosamente di taglio. Incontrare Christian è avere la possibilità di indagare il taglio e anche i due lati della vita, dell’arte e della fotografia. Incontrare Christian e la sua arte, nella sua straordinaria meticolosità e professionalità tecnica e nella sua sensibilità umana, è imparare a dare spazio all’altro lato, a vedere i confini come possibilità per imparare ad abitare ciò che uniscono piuttosto che ciò che dividono, a farsi abbracciare là in mezzo, ad emozionarsi e divertirsi a stare in equilibrio sui bordi della vita. Incontrare Christian è assaggiare la “vertigine della lista”, facendosi partecipi della sua continua pratica di archiviare il mondo nella sua molteplicità e unità attraverso il mezzo fotografico. Incontrare Christian è imparare dalla lentezza, dall’ascolto, dall’attesa, dal vuoto, dalle domande, dagli esperimenti. Incontrare Christian è imparare a dare spazio all’amore e alla morte, alla natura e all’umanità, alla fragilità e alla luce, alla solitudine e alla collettività, all’arte e alla vita. 

26 Solitudini 2011

Incontrare le opere di Christian è incontrare l’artista, il fotografo e l’uomo, le sue idee e i suoi ideali, i suoi sogni e le sue pratiche. Ogni progetto di Christian permette un incontro diverso ma coerente con tutti gli altri, quasi come se tutti, molti dei quali lo hanno occupato per anni o addirittura decenni, facessero parte di un disegno più ampio, che invadeva ogni campo della sua vita e della sua arte, e fossero appunto per questo intimamente connessi. „Wo willst du hin?“ (Dove vuoi andare?) così recita il titolo di uno di questi progetti, in cui lo riconosco come artista archivista del reale e delle sue possibilità: un continuo “separare e congiungere”, come nella poesia in apertura di Goliarda Sapienza, per discernere e selezionare, per ritagliare e riassemblare, salvare la realtà dal flusso e dal naufragio incessante della quotidianità, catturarla per isolarla, rendercela manifesta e quindi davvero esistente. E per fare questo eccola una delle più grandi invenzioni che permettono di tagliare il reale: la fotografia, la scrittura di luce. Così grazie al continuo metterla e mettersi alla prova, tecnicamente e umanamente, l’artista ha messo continuamente al mondo il mondo, a ogni scatto diverso a ogni scatto connesso, come un nodo di una trama variopinta che si fa e si disfa in ogni istante, in un racconto sempre vivo negli occhi di chi lo guarda. Così il sacchetto rosso del progetto appena citato, o le nuvole di “Infinito” o gli alberi solitari di “Solitudini”, lo hanno portato e ci continuano a portare in diversi luoghi del mondo ad abbracciare quella moltitudine che ci parla della nostra.

28 Wo willst du hin, composizione, 2010

Christian ha da sempre dato moltissima importanza all’aspetto pratico, manuale e di resa tecnica della fotografia, una resa che curava nei minimi dettagli e un processo che seguiva dall’inizio alla fine, dal processo di stampa alla creazione delle cornici, sempre con l’obiettivo ultimo di mettere la sua arte a disposizione di tutti e tutte, con uno sguardo attento anche a chi non avrebbe potuto accedervi. È il caso del progetto “Galleria Popolare” che Christian Martinelli ha pensato e realizzato con la sua associazione, la 00A Gallery, e della serie “Su pastori”, nata durante un viaggio in Sardegna nel 2015, insieme a Nicola Morandini e Andrea Salvà, membri dell’associazione, colleghi e cari amici. E così in quell’occasione Giuseppe, un pastore sardo a cui difficilmente sarebbe arrivata l’arte e viceversa, diviene il protagonista di questo progetto: dalla creazione delle fotografie in camera oscura alla loro esposizione, tutto dentro e intorno alla roulotte, trasformata così da laboratorio a sede espositiva.

24 Gallery van_Pastori

In lui queste due anime, la tecnica e l’accessibilità, così come l’arte e la vita, sono sempre state le facce necessarie di quella moneta in equilibrio: continuamente connesse, continuamente in dialogo. Il “Cube”le incarna molto bene: una sua invenzione, ideata e realizzata insieme ad Andrea Pizzini, con cui è nata quest’idea a Pechino nel 2009, e con l’assistenza tecnica di Andrea Salvà. Ma di che cosa si tratta? Come si capisce dal nome è un’enorme macchina fotografica cubica (2mx2mx2m), con pareti esterne specchianti in alluminio, che Christian poteva trasportare e riallestire dove voleva e che poteva ospitare al suo interno 3 persone. Ma la cosa che la rende straordinaria, e in questa sua straordinarietà irripetibile, è la sua resa estetica: con questo mezzo fotografico Christian ha potuto realizzare immagini di grande formato, senza l’utilizzo di ingranditori e direttamente in positivo, su una particolare carta, l’ilfochrome, che non è più in produzione dal 2012. Le fotografie create con il “Cube” sono quindi come dipinti, pennellate di luce e tempo, uniche e irripetibili. 

07 Confini

Con il “Cube” ha creato “Confini” una delle serie per cui è più celebre e che lo ha portato a percorrere, assieme a lui, tutto il periplo della penisola italiana a rincorrere la leggerezza: il cubo usato per alleggerire la sua presenza come fotografo, quasi smaterializzato al suo interno e, data la sua natura specchiante, smaterializzato anche nel paesaggio che lo ha via via ospitato. I confini dell’Italia, tra terra e mare, anche ripresi a mano con l’acquerello in una serie delicata in cui i bordi geografici si sciolgono nell’azzurro del colore, diventano punti di osservazione da cui indagare la mutevolezza poetica e dilatata di quelli tra cielo e mare, ma anche per osservare i propri confini, i propri limiti, i propri bordi corporei e mentali e lasciarli rarefarsi insieme a quelli dell’orizzonte. Un viaggio che trae spunto da quello pasoliniano del 1959, ma che programmaticamente vuole rovesciare: la sua “lunga strada di sabbia” ha sì al centro l’uomo, ma mettendolo da parte, dando spazio innanzitutto alla distanza, alla lentezza, al vuoto, al silenzio.

01 Confini

Il “Cube” negli anni è diventato quasi come un amico, installato nel giardino della sua casa che era anche laboratorio e luogo di incontro e discussione su e intorno alla fotografia, e usato anche per altri progetti come per “Stories”, che pur essendo stato realizzato principalmente in digitale presenta anche alcuni scatti realizzati con il cubo. Un progetto che avrebbe bisogno di tantissimo spazio per essere raccontato come dovrebbe, perché è durato più di 20 anni ed è intimamente legato alla sua vita, ma che qui vi accenno, perché osservare anche solo alcune delle fotografie di questa serie ci permette di avere accesso a qualcosa di estremamente reale, vivo e misterioso. Guardarle è davvero come affondare gli occhi nella bellezza dell’umanità e nell’incredibile forza racchiusa in ogni sua fragilità. Un progetto che lo ha portato ad avvicinarsi alle storie e quindi alla vita di 14 persone, che ha continuato a fotografare per tutti quegli anni, creando un album di ricordi nato innanzitutto da Harald, presenza fondamentale per la vita di Christian, e attorno a lui e quindi ai suoi parenti e amici. 

16 Stories, Marie-Eve e Juliette nella chiesa scosacrata di Bussana Vecchia, 2011

Ogni opera d’arte è un ponte, racchiude in sé un incontro potenziale in primis con noi stessi: quello che vi ho raccontato è una piccola parte del mio viaggio attraverso l’immensa produzione di Christian Martinelli, ma tanti e diversi possono essere gli esiti di questi incontri. La bellezza dell’arte è che ci permette di continuare a incontrarci e che non si esaurisce mai, superando qualsiasi assenza o vuoto che ci brucia dentro; quindi ogni volta che abbiamo la voglia e il coraggio, a volte indispensabile per incontrarci davvero, andiamo a incontrarla, andiamo ad incontrarci.

27 Wo willst du hin 2008
Non fatevi sfuggire l’occasione di vedere ancora per pochi giorni le opere di Christian Martinelli dal vivo al Kunst Meran Merano Arte in occasione della mostra “incontrare Christian Martinelli begegnen”, a cura di Ursula Schnitzer e Anna Zinelli e con la collaborazione di BAU – Istituto per l’arte e l’ecologia, fino al 28 gennaio, giorno del finissage e di presentazione del catalogo. Incontratele a “tu per tu” e concedetevi la lentezza di osservarle nella loro bellezza formale, estetica e contenutistica. Sono sicura che Christian saprà meravigliarvi, commuovervi e scuotervi e che ritornerete a casa diversi e diverse, come dopo aver incontrato un amico che vi conosce intimamente nella vostra bellezza così come nelle vostre debolezze. Perché la vera arte parla la lingua dell’universale e le opere di Christian sono proprio come poesie scritte in questa lingua misteriosa, morbida e silenziosa che ci salvano dal brusio di fondo ruvido e confuso della vita.

15 Stories, Letto Berlino 2015

Credits: (1-9) foto di Christian Martinelli

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