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March 30, 2023

Frankenstein:
la nuova produzione di OHT a Trento

Stefania Santoni

Al Teatro Sanbapolis di Trento sta per arrivare un nuovo lavoro di OHT, con la regia di Filippo Andreatta. Uno spettacolo poetico e visionario che porta sulla scena un classico della letteratura occidentale: Frankenstein o il moderno Prometeo che andrà in scena il 31 marzo e l’1 aprile, alle ore 20.30. Per la prima volta OHT si misura con un classico della letteratura occidentale. Scritto da un’autrice ancora adolescente con l’intento di incutere paura, il capolavoro di Mary Shelley anticipa – a suo modo – la contemporanea ansia climatica, tema che OHT raccoglie nella sua versione teatrale, innescando lo stesso corto-circuito all’origine della creatura di Frankenstein e invitandoci a fare i conti con quello che siamo soliti omettere alla vista e consideriamo mostruoso. Vediamo di che si tratta, lasciando la parola al curatore e regista Andreatta.20230207TPE_Frankenstein_OHT_Andreatta_Costa_Fors_Tomat_phandreamacchia_3974

Come si sviluppa e che forma assume il tuo Frankenstein?

Il progetto iniziale era di mutuare Frankenstein attraverso l’arte e il teatro con l’intenzione di “forsennare” fino all’eccesso l’aspetto sperimentativo per poi andare ad assemblare insieme i vari risultati, differenti ciascuno nella propria forma. Mi spiego meglio: lo spettacolo teatrale è la produzione più grande, più visibile, ma ci sarà anche un’installazione (che attualmente è esposta a Torino, dove Frankenstein ha debuttato) e un lavoro sul suono curato da Davide Tomat. Poi la compagnia si dedicherà a un radiodramma con RaiRadioTre e a un micro film a partire dallo spettacolo di Anouk Chambaz. Tutto questo sperimentare verrà assemblato in un libro, una pubblicazione in cui sarà presente un altro tema centrale che è quello del viaggio, l’inseguimento del mostro. 

 É da questa esigenza che ha origine la tua esperienza di viaggio in Indonesia, sulle tracce di questa creatura…

Il progetto è scandito da un viaggio di ricerca. Sono stato in visita al Tambora, vulcano dellIndonesia, che nello spettacolo è  il luogo di origine di Frankenstein; mi sono poi indirizzato sulle orme del Frankenstein di Mary Shelley, quindi nei Campi Flegrei, a Napoli. A ottobre mi recherò al Polo Nord. L’ultima tappa sarà il Monte Bianco, a Chamonix: è quell’area in cui Frankenstein incontra il mostro camminando. Ripercorre tutti questi paesaggi significa quindi ricercare il mostro, scoprirne l’identità, comprendere cosa c’è di mostruoso in questi luoghi così estremi in cui Shelley ha fatto svolgere la sua narrazione. 

Filippo, mi parli dell‘incontro con Dehlia Hannah, filosofa e curatrice, autrice del saggio “Un anno senza inverno”? É un po’ il punto di partenza di Frankenstein…

Ho incontrato Dehlia Hannah attraverso una sua ricerca dedicata all’artista Julius von Bismarck. Da quel momento abbiamo cominciato a scriverci, fino a quando non la ho invitata alla Scuola Nomadica, alle Viote del Bondone. In questa occasione lei ci ha parlato della sua ricerca e insieme abbiamo letto il libro di Frankenstein facendo un falò e leggendolo di notte. Da quel momento ci siamo sempre sentiti costantemente per confrontarci su questo progetto e altre sue ricerche, come Rewilding the Museum. Tornando al suo saggio, che ruota attorno al rapporto con il clima dell’epoca e in particolare alla relazione con il vulcano Tambora, posso dire che mi ha colpito tantissimo. 

Cosa vedrà il pubblico in scena?

Due sono gli aspetti da tenere in considerazione. “La tenerezza” insita in questo lavoro, che sarà percepibile sul palco dagli spettatori e dalle spettatrici: si tratta di un aspetto inaspettato, dal momento che è lontanissimo dall’immaginario collettivo del mostro che abbiamo. Noi lo pensiamo come “spaventoso”, come ci viene riproposto nei vari film e rappresentazioni. Immaginario innescato soprattutto dal film del 1931 con Boris Karloff, dove infatti la creatura ha bulloni al collo ed emette solo vagiti orribili, mentre nel libro è qualcosa di incredibile per raffinatezza di linguaggio ed empatia. Nella nostra cultura, questo mostro è privo di tenerezza interiore, ma che in realtà sa suscitare in chi lo incontra. Per questo ho fatto in modo che questo elemento fosse presente sulla scena (e così sembra essere: alcune persone che hanno visto Frankenstein a Torino me lo hanno confermato). Poi, in seconda battuta, a livello formale troviamo due performer magnifiche, che sono Silvia Costa e Stina Fors: sono ambigue in ciò che fanno e nel ruolo che ricoprono; non risulta quindi chiaro chi siano esattamente. Si muovono all’interno di uno spazio laboratoriale, che è il laboratorio del dottor Frankenstein immerso nella musica di Tomat che trasforma quel luogo da uno spazio di scienza a un paesaggio alpino (sul Monte Bianco, dove mostro e Frankenstein si incontrano). In questo spettacolo la musica riveste un ruolo centrale e muta a seconda di ciò che avviene e fa cambiare ciò che accade, permettendoci in questo modo di spostarci da un luogo all’altro.20230207TPE_Frankenstein_OHT_Andreatta_Costa_Fors_Tomat_phandreamacchia_4323 Nella tua produzione, Frankenstein non è creatura ma creatore…

Sì, questo è il grande malinteso: nella cultura comune si è radicata la convinzione che Frankenstein sia il mostro, ma in realtà nel libro non lo è. Frankenstein è il dottore, colui che sperimenta, mentre il mostro, quindi la creatura, è un senza nome. E il fatto che sia privo di un’identità specifica crea un’ambiguità per cui diviene facile riempire quel buco, quel vuoto, con il nome di Frankenstein. Nello spettacolo cerco di rimescolare gli ingredienti per sovvertire la percezione presente nell’immaginario comune differente rispetto a quello originario. 

 Un’ultima domanda. Come è raccontata l’ansia del cambiamento climatico nella tua produzione?

L’idea dell’ansia climatica appartiene un po’ anche a Dehlia perché da lei ho mutuato il pensiero per cui il mostro di Frankenstein è fondamentalmente qualcosa di provocato e costruito dall’essere umano, cioè Frankenstein, che poi gli sfugge di mano e perde completamente il controllo. È a questo punto che la creatura mostruosa diventa un’entità che si può materializzare in ogni istante. Allo stesso modo, la crisi climatica è una presenza che c’è, si materializza sempre, ma in maniera inaspettata. Proprio come il mostro. 

Credits: Andrea Macchia

 

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