Culture + Arts > Performing Arts

February 26, 2019

Marta Cuscunà arriva a Bolzano e porta l’ingegneria a teatro

Claudia Gelati

Marta Cuscunà è la giovane e talentuosa performer che domani, Mercoledì 27 Febbraio, porterà in scena a Bolzano lo spettacolo di teatro visuale “Il canto della caduta”, ispirato a un mito ladino –di cui parleremo tra qualche riga–, co-prodotto insieme a Centrale Fies, CSS Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino e São Luiz Teatro Municipal di Lisbona, e realizzato in collaborazione con il ‘nostro’ Teatro Stabile, A Tarumba Teatro de Marionetas di Lisbona. Pfff …solo a presentare le collaborazioni di Marta mi è venuto il “fiatone”.
Sappiate che il nostro Stabile, ospitò il Making Of di questo spettacolo al NOI Techpark, nei giorni caldi e soleggiati del Maggio che fu. Qui Maria Quinz, scrisse del suo incontro con Marta.04-Il-canto-della-caduta-ph-Daniele-Borghello

Ma chi è questa Marta, che mi permetto di chiamare per nome e che mi sembra di conoscere già?
Ecco ‘la’ Marta Cuscunà originaria di Monfalcone che, come scrive lei sulla sua biografia online, è quella piccola città di provincia famosa per essere sede del cantiere navale dove si costruiscono le navi da crociera più grandi del mondo. Si innamora del teatro durante gli anni del Liceo, quando insieme alla mamma bazzica per il teatro di Monfalcone. Poco tempo, nell’ambito di un laboratorio teatrale, capisce che il teatro e la performance sono più un mestiere da apprendere che un’arte riservata a pochi eletti. Il suo ‘Bildungsroman’ è un viaggio costante, fisico e metaforico, tra la nostra penisola e quella iberica: a Pisa studia presso Prima del Teatro: Scuola Europea per l’Arte dell’Attore, ed è proprio qui che inizia ad interessarsi alla drammaturgia con José Sanchis Sinisterra e ai linguaggi del teatro visuale con Joan Baixas. Nel 2006, Marta debutta all’estero con lo spettacolo “Merma Neverdies”, satira politica sulla dittatura franchista, con Baixas alla regia e scritto –niente po’ po’ di meno che– dall’artista catalano Joan Mirò.
Tematiche ricorrenti nella produzione artistica di Marta, sono il legame con la propria terra d’origine ed il femminismo, inteso proprio come uno studio analitico e a tutto tondo della figura femminile. Muovendosi con grazia in questi campi tematici, debutta nel 2009 con “E’ bello vivere liberi!” che racconta la storia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d’Italia, cresciuta a pochi passi dalla casa di Marta e che, insieme gli spettacoli “La semplicità inganna” e “Sorry Boys”, va a formare una vera e propria trilogia sulle resistenze femminili che la vede contemporaneamente regista ed interprete.

06-Il-canto-della-caduta-ph-Daniele-Borghello

Ciò che però lega a doppio filo Marta Cuscunà ai territori del Trentino Alto Adige e anche il motivo per cui io non vedo l’ora di occupare una delle poltroncine blu del Teatro Gries della Galleria Telser è, come dicevamo all’inizio “Il canto della caduta”, l’ultimo spettacolo di Marta che ha debuttato lo scorso Ottobre a Udine all’interno del Teatro Stabile dell’Innovazione del Friuli Venezia Giulia CSS (che è anche uno dei co-produttori), ed è reduce da una mini tournée in terra portoghese.
“Il canto della caduta” si ispira al mito di Fanes, una tradizione popolare ladina che racconta la fine di un regno pacifico e luminoso, governato da una una Regina, che viveva in pace e prosperità sino a quando un Re straniero non conquista il potere ed inizia una serie di violente e sanguinose guerre per il controllo del territorio e dei popoli vicini. Secondo il mito, gli unici superstiti del massacro sono i bambini a cui è affidata la rinascita dell’interno popolo perduto.
E come può un mito così antico, essere rilevante anche per la nostra quotidianità e per il nostro futuro? In un anno e mezzo d lavoro e 90 giorni di residenza artistica presso la vicina Centrale Fies, Marta, attingendo anche dagli scritti dell’antropologa Riane Eisler e dell’archeologa lituana Marija Gimbutas, scava a fondo e si pone delle domande, le stesso che forse attraverseranno la nostra mente durante e dopo lo spettacolo: Cosa ci spinge perennemente alla guerra invece che alla pace? Perchè ci perseguitiamo l’un l’altro? Il dominio dell’uomo sulla donna è inevitabile? La guerra è parte del destino dell’umanità? Forse scavando e scavando e scavando, scopriamo che le risposte per un futuro migliore potrebbero proprio affondare nella preistoria della civiltà europea. “Il canto della caduta” vuole portare alla luce il racconto perduto di ciò che siamo stati, di quell’alternativa sociale per il futuro e l’umanità che verrà, possibile e realizzabile, ma che oggi ci viene presentata solo come un’utopia irrealizzabile.

05-Il-canto-della-caduta-ph-Daniele-Borghello

Per raccontare questi tempi densi e, se vogliamo, anche impegnativi, Marta Cuscunà utilizza un linguaggio fortemente contemporaneo, dove l’estetica arcaica e filo-mitologica è stata presa a calci nel sedere, se mi consentite. Quindi, cari spettatori, non aspettatevi toni soft a cullare la penichella post-cena.
I pupazzi meccanici (si, non ci sono attori e si non si tratta di teatro di prosa) che popolano il mondo di Marta sono stati progettati insieme alla scenografa Paola Villani e si inseriscono nella tradizione del teatro di figura, ma ne scardinano l’immaginario visuale in quanto i loro movimenti si basano su tecnologie applicate in animatronica e sono resi possibili da una serie di leve a cavo controllate da un joystick meccanico, con cui è possibile controllare fino a sette tipi di movimenti diversi, raggiungendo una notevole capacità espressiva.
Si tratta di un progetto di ingegneria d’avanguardia, con una fase progettuale più simile a quella d’industria che a quella della scenografia classica e che vede necessario l’impiego di componentistica industriale. Il lavoro di Marta e Paola è stato simbiotico: pensare, progettare, sperimentare, sbagliare, magari anche piangere e disperarsi per poi tornare a ricercare e sperimentare di nuovo, più consapevoli di prima. Tutti verbi e sentimenti vivi, vicini all’esperienza del designer e dell’artigiano e forse anche per questo, noti anche alla sottoscritta.

“Il canto della caduta” è un concentrato di folklore, mitologia, ingegneria e cultura, dove la poesia si sposa romanticamente con leve a cavo parti metalliche. Sullo stesso palco corvi e bambini. Una legenda antica e locale e un’unica attrice a manovrare la scena.
Io prevedo già effetti speciali e fuochi d’artificio; e qualcosa mi dice che ci toccherà anche battere forte forte le mani per questa giovane donna che, partita dalla provincia, ci guarda negli occhi e ci racconta un mondo diverso, fatto di alternative e di un fare teatro davvero nuovo.
Mercoledì 27/02/2019, Teatro Comunale di Gries a Bolzano, Galleria Telser. Ore 20:30. Vi aspetto in sala.

Foto: Daniele Borghello

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.