More
September 16, 2013
I giovani e il diritto di sperare: presto a Bolzano la testimonianza di Vittorio Silvestrini, “papà” della Città della Scienza di Napoli
Anna Quinz
Il 4 marzo 2013 è stato un giorno triste per il mondo della cultura, della scienza e della ricerca in Italia e all’estero: quel giorno la Città della Scienza di Napoli è stata brutalmente devastata da un terribile incendio, che non ha solo distrutto un luogo fisico importante, ma anche e sopratutto un luogo del pensiero e della conoscenza, aprendo una ferita profonda nel sistema culturale globale. Ma la Città della Scienza, come molti altri spazi del sapere e del fare, non ha lasciato che il fuoco lasciasse il vuoto dietro di sé. La Città della Scienza è fatta di persone che con energia e forza di braccia, si sono messe in moto per ripartire, rinascere, come una fenice, dalle proprie ceneri. Una di queste persone è Vittorio Silvestrini, la mente e il cuore di questo museo interattivo, di questo incubatore di impresa e luogo di formazione che tanto ha dato al paese e al suo sviluppo, non solo intellettuale ma anche sociale ed ambientale. Silvestrini è nato vicino a Bolzano “per sbaglio – mi racconta – perché i miei genitori trentino-romagnoli hanno abitato per qualche anno in Alto Adige”. Il giovane Vittorio è poi cresciuto a Faenza, ha studiato alla Normale di Pisa, ha insegnato a Roma e poi nel ’71 è approdato a Napoli, dove ha inziato la carriera di ordinario di fisica all’Università e dove ha dato vita alla sua geniale creatura. Silvestrini è uno di quelle persone che ad ascoltarla senti in ogni parola la sapienza e la saggezza dei grandi uomini, senti l’energia di chi ha passato la vita a costruire con pensieri e fatti un futuro migliore per sé e per la società, senti la forza di chi – nemmeno dopo la distruzione del fuoco – smette di combattere e lottare per i propri ideali. E così, chi meglio di lui può farsi testimone e portavoce (insieme al Ministro per l’Istruzione, l’università e la ricerca Maria Chiara Carrozza) all’Innovation Festival di Bolzano del “diritto di sperare dei giovani talenti”? proprio questo il tema della tavola rotonda che lo vede protagonista sabato 28 settembre. Silvestrini i giovani li conosce, li sostiene, li consiglia da sempre, e grazie alla sua profonda esperienza sul campo, potrà essere di certo di ispirazione per chi troppo spesso di questi tempi, nonostante la giovane età, si sente privo di speranze e di un futuro migliore di quello del propri padri. Ma il futuro è un diritto di ogni generazione e dovere di ogni società garantirlo e proteggerlo.
Con grande piacere ho chiacchierato al telefono con il Professor Silvestrini, qui le sue illuminanti parole e alcuni suoi pensieri.
Professor Silvestrini, come le è venuta, più di 20 anni fa, l’idea di creare a Napoli la “Città della Scienza”?
La Città della Scienza nasce da una constatazione che facevo in quegli anni andando tutti i giorni all’Università. L’area industriale di Napoli è dominata da un enorme impianto siderurgico – grande dissipatore di risorse ambientali e di energia e grande inquinatore – che allora era stato dismesso causando un disastro sociale: 15.000 operai che ci lavoravano erano stati licenziati. Se n’è andata la fabbrica, e cosa ha lasciato sul territorio? Quello peraltro è un ambiente bellissimo e benedetto da dio per la qualità ambientale e per la sua storia che affonda le radici nei miti romani, greci micenei. E così mi sono chiesta se fosse possibile usare questa grande risorsa ambientale per valorizzare un modello di sviluppo basato non su produzioni pesanti, ma piuttosto su attività produttive ad alto contenuto di ingegno. Quell’area di Napoli poi ospita 2 o addirittura 3 importanti università del territorio, è dunque densa di saperi scientifici e luogo adatto ad alimentare un sistema produttivo competitivo sul panorama globale, nonché rispettoso dell’ambiente.
Il recente incendio che ha distrutto la Città della Scienza ci ha toccato tutti, profondamente. A che punto siete con la ricostruzione?
Ci siamo rimboccati le maniche immediatamente e abbiamo avviato un processo faticoso e lungo, perché intervenire su un territorio devastato com’era quello della Città della Scienza dopo un incendio così pervasivo, comporta un percorso complesso. Ora stiamo per cominciare la parte operativa della ricostruzione, grazie anche alla grande mobilitazione che c’è stata nel mondo della cultura nazionale e non solo, che ci ha dato un’iniezione di fiducia e di credibilità. Questo è stato di grande aiuto e ora possiamo partire con un piano biennale, al termine del quale la Città sarà ricostruita del tutto.
La Città della Scienza è anche incubatore d’impresa e luogo di formazione, dunque spazio attivo che guarda al futuro e sostiene i giovani nei loro passi verso l’immissione nel mondo – difficile – del lavoro. Perciò immagino che lei di giovani ne incontri molti, come li trova?
Trovo che i giovani di oggi siano, come è normale che sia, mediamente pieni di entusiasmo e di voglia di fare. Purtroppo noi siamo una generazione che ha bistrattato i suoi giovani, lasciandoli a confrontarsi con una realtà estremamente selvaggia e più cattiva di quanto non fosse quella in cui siamo cresciuti noi.
L’Italia non è certamente un paese che brilla per attenzione alla cultura e alla ricerca. Lei come vede l’attuale situazione politico-culturale italiana?
Non c’è dubbio che il nostro paese dal secondo dopoguerra in poi abbia fatto delle scelte miopi, optando per un modello produttivo ed economico basato sullo sviluppo senza la ricerca. Nonostante questo, negli anni del boom – sull’onda di un processo di sviluppo basato sulla qualificazione di servizi – le nostre produzioni come l’auto, la lavatrice e il frigorifero, sono diventati una domanda che ha trainato fortemente il sistema produttivo sostanzialmente maturo e anche i paesi più arretrati si sono adeguati per essere presenti sul mercato con un’offerta confrontabile con la nostra. Oggi la consapevolezza di quella scelta miope è acquisita, ma questo accade in un momento di crisi generale del paese, e trovare risorse di crescita e sviluppo nuove, è faticoso. Ma speriamo di farcela.
Lei sarà ospite dell’Innovation Festival di Bolzano. Qual è la sua ricetta dell’innovazione?
Coniugare la ricerca scientifica e i risultati in termini di conoscenza che essa produce con la cultura, in particolare quella umanistica, e con la forza che il nostro paese ha di una cultura artistica che affonda le radici nel tempo e che ci consente di presentarci sul mercato mondiale con prodotti particolarmente apprezzati. Credo vadano messe insieme queste cose, design umanesimo e scienza – e di conseguenza innovazione. Con un’intelligente commistione di questi ingredienti, si potrà costruire un futuro migliore.
* La tavola rotonda “Il diritto di sperare dei giovani talenti” con Vittorio Silvestrini e il Ministro Maria Chiara Carrozza si svolgerà all’interno dell’Innovation Festival sabato 28 settembre alle ore 16.30 nella sala D102 dell’Università di Bolzano.
Comments