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February 24, 2015

Virginia Sommadossi e Fies Core: nuovi scenari per le imprese creative.
Dalla testa al cuore, e viceversa

Anna Quinz

Lei è uno dei cervelli pensanti più potenti che io conosca. Uno dei cuori più grandi in mondi dove – ancora, ahimè – avere cuore conta poco o comunque non abbastanza. Lei abbraccia, le persone e le cose, lei guarda con occhi furbi e sensibili ogni cosa che la circonda, analizza, esamina, osserva e poi rielabora con quella grazia ed eleganza che sono di pochi, per generare non solo idee, ma anche e sopratutto relazioni. Perché poi, a dirla tutta, è da lì che passa ogni cosa. 

Lei è Virginia Sommadossi, addetta all’identità visiva e immagine di Centrale Fies, uno dei maggiori centri di produzione di arti performative e oggi anche presidente e project developer di FIES CORE, uno “strumento di aggregazione e diffusione per la definizione di nuovi scenari imprenditoriali nell’ambito delle imprese creative – recita il sito ufficiale – un ecosistema dedicato sia al supporto e alla creazione di nuovi format di imprese culturali che alla riflessione sulle nature, le sostenibilità e le criticità che caratterizzano il mondo delle creative industries, il sistema e il mercato in cui queste si inseriscono“.

Lei è la persona che oggi intervisto, lei è quella che ci regala con generosità il cosa, il chi, il come e sopratutto il perché di questa nuova impresa fatta e pensata per le imprese. Lei è la voce narrante di una storia collettiva che nasce, cresce e si sviluppa in quel luogo – Centrale Fies – dove già molto è nato, cresciuto e si è sviluppato. Un luogo di magia e di creazione di forze propulsive che dalla performance all’arte, dal design all’architettura hanno saputo dare impulso forte e positivo a un sistema culturale e imprenditoriale italiano che non dorme, come molti vogliono credere o farci credere, ma che ansi pompa energia quotidiana. Come si fa e si deve fare in una centrale idroelettrica, come si fa e si deve fare quando si vuole cambiare, solo ed esclusivamente per il meglio.

Virginia, sta accadendo in Italia quelle che da tempo succede all’estero: sempre più spesso si parla di riuso di immobili riconvertiti a spazi alternativi, portati a nuova vita, e fuori dai centri metropolitani. Lavori a Centrale Fies che è uno dei primi esempi Italiani, raccontaci cos’è e se consiglieresti di intraprendere questa via.
Centrale Fies è ad oggi un innovativo esempio di salvaguardia, recupero e re-invenzione di un bene collettivo e spazio adibito alla produzione di nuove forme di creatività, una fra le più importanti testimonianze di archeologia industriale del Trentino, monumento storico così visibile da segnare l’intero territorio con la sua presenza: è una centrale idroelettrica in parte ancora funzionante. Nel 2000 una significativa realtà culturale trentina, con una ventennale esperienza nel campo della realizzazione e comunicazione di eventi di arti performative, si impegna nello strategico progetto di recupero ad uso culturale. La realtà culturale, per l’esattezza è una Cooperativa, quella che ancora oggi lavora per Centrale Fies. Tutto questo grazie anche alla disponibilità dimostrata prima da Enel e oggi da Hydro Dolomiti Enel, illuminata azienda di produzione di NRG elettrica. Per caratteristiche e importanza del sito il progetto si caratterizza come inedita esperienza trasformazione di archeologia industriale in un centro di produzione culturale inserito nei più aggiornati circuiti dello spettacolo, dell’arte e della cultura.

1All’interno di Centrale Fies, negli anni, hanno via via preso vita importanti attività orientate al contemporaneo, alla performing art e alla performance. Una foresteria spartana ma calda e accogliente permette lo sviluppo di un’intensa attività di residenza creativa e di pensiero non solo per artisti ma anche per professionisti, imprenditori e creativi. Intraprendere un percorso di recupero di questo tipo è indubbiamente affascinante, ma lungo e difficile. Bisogna mettersi in testa che non bastano le belle idee e che questi spazi richiedono sacrificio e hanno bisogno di una massiccia dose di lavoro, capacità di vision e denaro per essere resi agibili e messi in sicurezza. Centrale Fies nasce in tempi non sospetti, lontano dai trend e, come hai fatto notare tu, fuori dai circuiti metropolitani. Questo elemento di decentralizzazione l’abbiamo fatto diventare  uno dei punti di forza: chi viene qui è costretto ad immergersi in una realtà naturale potente perfetta tanto per l’arte quarto per l’esercizio della vision (e FRANZ questa cosa l’ha sperimenta per primo!), così come per lo sviluppo di prodotti e servizi culture-based: qui sono nati progetti, concept, performance, opere, fatte poi circuitare in importanti reti nazionali e mondiali  (Biennale arte di Venezia, Biennale danza di Venezia, e nei più importanti festival nei 4 continenti).  

4Ultimamente tendi a fare una distinzione tra innovazione sociale e innovazione culturale e, se ti conosco bene, quando ti metti in testa una cosa… Con FIES CORE, la nuova attività vincitrice di un bando seed money, quale strada percorrerai? 
Credo sia necessario operare una distinzione tra il concetto di innovazione sociale e di innovazione culturale che sempre di più vanno a sparire l’una nell’altra. Non che non ci sia un nesso importante e che spesso le cose coincidano, sia chiaro. Ma diciamo che in Italia si tende a fare una confusione che potrebbe impedire ancora una volta la giusta attenzione a certi processi legati all’arte e alla cultura contemporanea nel nostro Paese. L’innovazione sociale spesso lavora con la cultura come mezzo, tramite, che si fa importante strumento di trasformazione e aggregazione e che, ad oggi, sembra essere una vera e propria risorsa per l’Italia, ma quasi mai coincide con l’innovazione culturale, che (a  mio parere) per essere libera e tale, avrebbe bisogno di nuovi indicatori per misurarne il valore, diversi dall’impatto prettamente sociale o economico e di tempistiche diverse per “la semina” e “il nutrimento” di un territorio così come di una disciplina. All’innovazione culturale viene chiesto spesso di produrre un impatto sociale immediato e tangibile, quando invece avrebbe il compito di lavorare su trasformazioni più profonde e spesso molto più lente. Sono altri paradigmi che andrebbero ricercati e esplicitati. Parte di questo lavoro consiste anche nel precisare e ridisegnare il vocabolario che si è diffuso nell’ambito dell’innovazione d’impresa, affinché il dialogo tra soggetti diventi più efficace e possano essere incluse nella discussione anche quelle pratiche ibride ma forti che tendono a sfuggire alle catalogazioni consolidate.

FIES CORE vorrebbe mettere l’accento sull’innovazione culturale, se poi questo avrà una ricaduta sociale misurabile sarà importante conseguenza. Ma non il fulcro. Centrale Fies, invece, è elemento forte e significativo del territorio che intreccia e snoda il suo percorso con quello della comunità locale, nazionale e internazionale a vari livelli. Il minimo comun denominatore potrebbe essere immaginato come un “percorso di avvicinamento”, un “allenamento” ad avere un altro sguardo sulle cose: sull’arte, sulle professioni che la sostengono, sul ricco ed eterogeneo sottobosco che lavora per creare e diffondere il valore contemporaneo. Per questo stiamo lavorando anche in termini di sviluppo di relazioni e per la creazione di una sorta di think tank informale e dinamico capace di coinvolgere professionisti molto differenti. In questa direzione l’importante collaborazione e riflessione aperta con Fondazione Fitzcarraldo, e i rapporti e le relazioni con professionisti, ricercatori e studiosi attivi in differenti ambiti. La volontà è comunque quella di fare una ricerca con risvolti pratici che possa poi trasformarsi in percorsi flessibili di accompagnamento e co-progettazione condivisa. Questa è una modalità che è connaturata a Fies Core, un lab in continua e costante evoluzione, una sorta di cartina al tornasole che tenterà di mettere in evidenza nuovi approcci e nuove vie.  

5FIES CORE è una sorta di incubatore che offre servizi di accompagnamento e visioning a singoli, imprese e start up, ma sempre con un lavoro sul culture based. Quale la sua mission principale? E quale il nesso tra cultura-arte e imprenditoria?
FIES CORE in effetti fa attività di incubazione di progetti e imprese con afflato culture-based, ed è spin off di Centrale Fies, che producendo arte non può non farci respirare una certa aria… La sua mission principale? Sviluppare una visione dinamica e processuale della cultura applicata alla realtà liminale del mercato e delle imprese commerciali private, non solo nella comunicazione o nel marketing, ma nel processo di creazione e co-creazione muovendosi tra un’attività di ricerca transdisciplinare e lo sviluppo di prodotti, concept e servizi culture-based. Le operazioni vanno dal supporto a imprese culturali che vogliono costituirsi intorno ad un’idea, alla collaborazione con realtà prettamente commerciali che intendono sviluppare un profilo culturale dei propri servizi o aprirsi vie alternative di progettazione e di visioning per dare un diverso respiro all’azienda, fino alla creazione e cocreazione di concept, al supporto di progetti innovativi in grado di ridefinire le attuali categorie di sostenibilità e innovatività contribuendo a creare nuove nicchie di mercato. Fies Core si muove in una terra di mezzo, cercando di indagare le possibilità e le necessità del contemporaneo e del futuro, portandosi in dote l’eredità di una solida capacità creativa e imprenditoriale che sta alla base di Centrale Fies. I clienti che stiamo curando in questi mesi sono di natura così diversa che mai avremmo immaginato, e si sono rivolti a noi prima che cominciassimo a pubblicizzare e comunicare Fies Core (a dire il vero non abbiamo ancora iniziato).

Questo dimostra come l’ipotetico target sia più eterogeneo e trasversale del previsto e di come una realtà come la nostra, da anni concentrata sul prodotto artistico, abbia trovato un modo per mettere a disposizione back ground e know how imparati e sperimentati negli anni in una disciplina, all’interno di un contesto differente ma liminale. Del resto questa parola che tanto usiamo e ci spaventa, “innovazione”, e che spesso ci fa storcere il naso, altro non è che trovare strumenti prima inesistenti che rispondano a necessità prima non sentite. E forse uno dei modi per arrivare a tali intuizioni è  quello di innescare cortocircuiti capaci di aprire nuove strade o diversi punti di vista, anche semplicemente cambiando di posto alle cose, trasportandole da un contesto all’altro, scambiando gli strumenti nati per una disciplina in quella liminale o in quella più lontana possibile. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” E noi siamo nella trasformazione. (ovviamente non parlo di FIES CORE, ma di tutti noi).

6I

Il vostro claim è “CULTURE IS A TOOL”, Fies Core lavora sul concetto di ‘culture based’ applicato sul campo.  Ad oggi con chi state lavorando?  
Stiamo lavorando con imprese, con professionisti singoli e con realtà ibride che hanno la necessità di spostare il campo d’azione da un settore a un altro.  

Per esempio?
Un nuovo smart social per condividere i propri percorsi culturali a partire dai libri: Fies Core ne cura la visioning per un potenziamento del portato culturale trasformandolo in uno strumento aderente alle contemporanee modalità di lettura tipiche delle “new book societies”. Un concept store dedicato alla diffusione di un mindstyle legato al potenziamento della spinta individuale all’azione. Ne curiamo il passaggio dal mondo dell’arte a quello del design, creando una strategia di ingresso nel mercato in grado di preservare e valorizzare la natura “art based” dei prodotti.

Per una realtà locale invece legata alla pratica vegana stiamo ideando un concept food store di nuova generazione, che sia portale di conoscenza, nuova esperienza e centro di una community attiva nella continua ricerca del benessere. Fies Core ne organizza lo spazio narrante, un diverso avvicinamento ai clienti, un pensiero filosofico che si fa immagine. Per una giovanissima imprenditrice stiamo lavorando sulla crasi della sua doppia natura che sembrava dapprima essere inconciliabile e che invece rivela delle potenzialità interessanti nell’incrocio di queste sue diversità.

3Tra questi che mi hai citato c’è anche una così detta start up (so anche che sei reticente ad utilizzare queste denominazioni che alzi gli occhi al cielo o ti viene da ridere…).
La reticenza viene dal fatto che per anni ho lavorato all’interno di un sistema molto simile di incubatori e start up ma votato agli artisti, che ovviamente non era chiamato così, mentre ultimamente noto una gara all’uso (troppo) spesso non calibrato di questa terminologia, quasi fosse un modo per darsi importanza. In parte c’è anche una mia particolare inquietudine nel notare quanta attenzione viene messa all’inizio di queste fasi e quasi nulla invece a cosa succede dopo, il tutto accompagnato da mitizzazioni e demagogie che mi hanno già stancata. Ma hai ragione tu, e AUREOO (Matteo Marzadro, Luca De Albertis e Ivano De Zaiacomo)  è una start up a tutti gli effetti alla quale stiamo facendo accompagnamento e visioning. Quello che ne è uscito è una sorta di strumento molto aderente alle contemporanee modalità di lettura che connette i libri a contenuti del web, dando modo di visualizzare il pensiero in modo organizzato, di generare intuizioni e connessioni inedite, condividere visioni culturali. Un laboratorio per creare percorsi curatoriali crossmediali. Il tutto riorganizzato in uno smart social che vorrebbe mostrare più le tue connessioni cerebrali che le tue foto in spiaggia o con la famiglia . Quello che ci interessava fare era capire, assieme a loro, che tipo di strumento stessero creando e  accompagnarli a modo nostro in un percorso, far sì che il loro concept fosse sostenibile, che il pensiero fosse articolato e potesse esperire un ventaglio ampio di possibilità future. Siamo in una fase di cambio di paradigma con strutture fisiche culturali e concettuali che vanno in disgregazione, nostro compito è quello di passare al laser i nostri clienti per capire se la ricostruzione di un pensiero diverso possa passare anche da loro e, nel caso, aiutarli a svilupparla. Il nostro paese vede la cultura ancora come un grande fasto passato e poco gli importa della sua applicazione nel futuro se non nella retorica, ecco perché è importante farsi piccolo tassello di ricostruzione generale.

http://fiescore.squarespace.com/ 

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