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January 16, 2013

People I Know. Matthias Graziani: il fantasy, il marketing locale e le gioie della paternità

Anna Quinz

Per prima cosa Matthias Graziani, bolzanino di 33 anni, è papà. Questo recente lieto evento ha completamente cambiato le prospettive e le priorità di questo giovane uomo: “sai di avere creato un miracolo”, racconta “e questa è la più grande avventura”. Ma non l’unica della sua vita. Matthias infatti è anche uno scrittore e le sue storie sono proprio grandi avventure, di quel genere – il fantasy – che da tempo è stato ormai sdoganato, grazie alla celebre saga letteraria e cinematografica de “Il Signore degli Anelli” (la bibbia del genere, secondo Matthias), dalla nicchia in cui a lungo è vissuto. Anche Matthias ha al suo attivo una trilogia, “La stirpe del vento”, scritta durante e dopo gli anni universitari: “studiavo giurisprudenza” dice “disciplina “di famiglia” che pensavo fosse la mia strada. La mia fantasia però ha prevalso”. La giurisprudenza dunque, è stata messa da parte, per scrivere giorno e notte, “a volte come in uno stato di trance”, racconta. Poi l’iscrizione alla facoltà di Lingue e Letteratura, il giornalismo, marketing online, fino ad approdare ad Alto Adige Marketing, dove lavora attualmente. Ma scrivere resta il grande obiettivo. In cantiere altri libri, anche di generi diversi dal fantasy (in attesa di pubblicazione un thriller psicologico), l’ebook della trilogia di prossima uscita, ma soprattutto le soddisfazioni tutte private della paternità che più delle soddisfazioni letterarie, illuminano gli occhi di Matthias, pronto ad affrontare, senza le spade e le magie dei suoi personaggi, tutte le avventure che la vita gli riserverà.

Come è cominciata l’avventura della scrittura e del primo romanzo?

Mentre frequentavo l’Università, ho avuto una specie di “visione”. Premetto che la letteratura fantasy, il cinema e i manga giapponesi sono da sempre le mie passioni. Stavo nuotando in piscina, sott’acqua e “ho visto” lo spirito di una donna che attendeva l’arrivo dell’anima del suo amato. Questa scena mi ha colpito, sono tornato a casa e ho pensato di scriverla. Da lì si è come aperto un mondo, nella mia testa è venuto fuori di tutto e ho iniziato a creare personaggi, luoghi, la mappa del “mondo” in cui volevo far vivere la mia storia… pensavo ad un libro, ma poi il tutto si è ingrandito, fino a diventare un trilogia.

Dalla stesura alla pubblicazione, quali i passi?

Quando avevo finito il primo romanzo, l’ho inviato a diverse case editrici. Tra queste anche Armenia, la più importante in Italia per la letteratura fantasy (ma mai aveva pubblicato prima autori italiani). Mi hanno risposto che erano interessati, ma volevano vedere se ero capace di portare avanti il lavoro, o se la mia era la “fortuna del principiante”. Questo mi ha colpito positivamente, troppi ti rispondono entusiasti e poi ti deludono o ti vogliono fregare. Così, mi sono rimboccato le maniche e ho scritto il secondo e il terzo volume. Armenia ha continuato ad avere fiducia in me e ha pubblicato la trilogia.  Ci ho messo 7 anni, e quello che credo sia interessante è vedere come nei tre libri i personaggi siano cresciuti seguendo la mia crescita personale. Tra i 21 anni quando ho iniziato, e i 28 quando ho finito, sono cambiato molto e i miei personaggi sono cambiati con me.

Tra i tanti personaggi, hai inserito anche te stesso?

Non posso dire di essere uno dei personaggi, ma piuttosto l’insieme di tutti, come anche l’insieme di tutti gli altri aspetti dei libri. In fondo l’autore di un romanzo deve essere un po’ regista, scenografo, costumista, montatore, responsabile degli effetti speciali…

Cosa ti interessa del genere che hai scelto, il fantasy?

Mi interessa il fantasy che proviene dalla mitologia classica, dall’epica. La mia trilogia ha perciò uno stampo molto classico, ma credo che la passione per il manga porti aspetti inediti nel genere letterario, come anche quella per il cinema, visto che il mio scrivere è basato su metodologie di montaggio molto cinematografiche. Poi, per esempio, amo molto il mondo subacqueo e nei libri alcuni passi si svolgono in un atollo tropicale, cosa rara per il genere più spesso ambientato in ghiacciai e foreste (che ci sono anche nei miei romanzi, comunque).

Il tuo lavoro per Alto Adige Marketing, ti ha portato a vedere in modo diverso – più positivo o più negativo – la tua terra?

Ho imparato ad apprezzare di più il luogo in cui sono nato. Ho sempre guardato al di là del posto in cui stavo, così in là che sono appassionato di geografia astronomica! Ora però mi rendo conto che molto di quel che ho scritto arriva da qui, che questa terra, i suoi luoghi, le sue leggende, il multilinguismo, mi hanno influenzato, anche se non lo sapevo. E poi, lavorando con i social media di SMG, mi sono accorto di quante persone ci amano. Ero sempre stato convinto che in Italia ci detestassero, invece ora vedo quanti ci ammirano e vorrebbero essere come noi, o quantomeno vivere dove noi abbiamo la fortuna di vivere. Di negativo invece, nulla da dire. Per me personalmente è un periodo così positivo, che non trovo niente che non vada.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 13 gennaio 2013

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