Culture + Arts > Architecture

April 26, 2012

Forme di resistenza contemporanea: Quale valore allo spazio pubblico?

Barbara Breda

Pare quanto mai opportuno, in questo generale clima di incertezza, fare una riflessione culturale, ancor prima che disciplinare, sul valore strategico dello spazio pubblico, che ha cessato di essere considerato, sulla scia culturale degli anni ’70, l’insieme di quei vuoti urbani risultanti dalla costruzione degli edifici, per diventare oggi il cuore pulsante della città, struttura urbana irrinunciabile, spesso motore di risignificazione per i palazzi che lo circondano.

Risolutiva in tal senso è stata la Carta di Lipsia (2007), che assegna allo spazio pubblico un ruolo di assoluto primo piano sia nelle aree periurbane per migliorare l’offerta di servizi e contrastare il disagio sociale, che nella aree centrali delle città, dove il patrimonio architettonico che sta alla base dell’identità collettiva è considerato un bene comune.

Per fare questo è necessario un serrato confronto fra pianificazione e ricerca progettuale, bisogna riportare lo spazio pubblico tra la consapevolezza delle radici del passato, la valorizzazione e la sperimentazione del presente, e la tensione verso immaginifici scenari futuri.

Quello che è interessante in questa logica, è che gli attori in gioco non sono soltanto le pubbliche amministrazioni, impegnate attraverso architetti e paesaggisti a realizzare uno spazio pubblico di qualità per una maggiore coesione sociale e attrazione degli investimenti privati, ma anche gli stessi cittadini, che vivendo negli spazi pubblici degli spazi di relazione nonché un patrimonio collettivo, li difendono e valorizzano affermando un comune senso civico.

Per discutere di questi temi durante il Festival delle Resistenze, lunedì 30 aprile, è stato invitato il celebre architetto romano Massimiliano Fuksas, (dettagli qui) figura di assoluto spicco nel panorama architettonico internazionale, insignito di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la Menzione d’Onore Spazi e infrastrutture pubbliche alla Triennale di Milano del 2009.

 

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