Music
March 29, 2012
L’orchestra Haydn che verrà…
Luca Sticcotti
E’ quasi un anno che l’orchestra Haydn veleggia in una condizione a dir poco particolare.
Al timone, saldo come non mai, troviamo il capitano Kuhn, certo. Ma quando la nave giunge in porto le cose si complicano: nella sede dell’armatore (la Fondazione omonima) nessuna traccia di presidenza e cda, dimissionari nel marzo 2011. Qualcosa si è mosso negli ultimi giorni attraverso la riconferma di Sandro Repetto, rappresentante del comune di Bolzano nel consiglio d’amministrazione. La nomina però ha comportato nuovi screzi tra il sindaco – cha ha fortemente voluto Repetto – e l’assessora alla cultura del capoluogo Patrizia Trincanato. Il segnale è dunque positivo solo in parte.
Le dimissioni di gruppo del consiglio d’amministrazione presentate un anno fa sono state la conseguenza dell’ennesimo tentativo, da parte dell’ex presidente von Walther, di prolungare a tutto il 2013 la direzione artistica del divino Gustav con lo scopo di evitare contemporanee scadenze di organismi artistici ed amministrativi.
Da allora si sono succeduti ripetuti inascoltati appelli di von Walther agli azionisti di riferimento (regione, province, comuni capoluogo) affinché si giungesse in tempi brevi alle nuove nomine, in particolare a quella tanto agognata ma difficile (oltre che dura da digerire a nord di Salorno) del nuovo presidente trentino.
Ridendo e scherzando va osservato che di anni ne sono passati dall’era Stuppner, oramai. L’estroso salisburghese si trova ormai alla guida dell’orchestra da quasi due lustri, infatti. E sulla testa dell’esuberante direttore si sono combattute battaglie epocali, mai in grado di scalfirlo: è sempre rimasto al suo posto, quasi fosse Ferguson alla guida del Manchester United. Proprio così: giocatori (orchestrali) e tifosi (pubblico) sempre dalla sua parte. Ma per tutti, si sa, giunge il momento dell’”ultima battaglia”, quella decisiva. E questa battaglia pare stia or ora per incominciare.
Gli addetti ai lavori e il pubblico assistono borbottando, come in questi casi si conviene.
Il nostro compito di animatori del dibattito sulle politiche culturali, alla luce (anche) della candidatura del Nordest a capitale europea della cultura 2019 ci impone però per lo meno di promuovere una riflessione sul ruolo dell’orchestra, che è ancor oggi – lo ricordiamo – una delle poche istituzioni (non solo culturali) che uniscono stabilmente insieme Bolzano e Trento.
Con l’avvento della direzione Kuhn l’orchestra ha fatto un grande salto di qualità, da tutti riconosciuto, che ha permesso alla compagine di farsi un nome anche al di fuori della ristretta cerchia locale. Artefice di questa crescita è senz’altro il direttore salisburghese che ha saputo motivare i suoi orchestrali e dare coerenza alla programmazione, manifestando un piglio che oggi indubbiamente paga. Kuhn ha saputo imporsi, eccome. Questo suo piglio deciso certo non ha giovato all’allargamento del novero delle sue amicizie locali, ma lui di questo non se n’è preoccupato minimamente. Il direttore ha molto da fare, gira il mondo, arriva in regione solo ogni tanto, e quando è qui vuole “fare cose che contano”. Ci ha messo poco a capire che dalle nostre parti a fare strada sono gli “uomini forti” che sanno farsi amare dalla “loro” gente, più che dai colleghi e, entro certi limiti, quelli che contano.
Su questa strada si potrebbe dire molto, arrivando subito al dunque ed accostando i destini di Kuhn e Durnwalder, quasi coetanei come sappiamo ed in una situazione che manifesta molte similitudini.
Ma preferiamo invece concludere la nostra beve riflessione parlando di musica.
L’orchestra Haydn in sostanza ha saputo farsi un nome esprimendosi nello specifico del suo direttore artistico. Repertorio classico e romantico, con Beethoven più che Mozart, e poi Strauss, Brahms. Privilegiando i centri principali della regione ed evitando agli orchestrali le trasferte nelle località località periferiche (ma inserendo anche Rovereto tra queste, con qualche irritazione in loco).
Sullo sfondo sono rimaste l’attenzione alla musica d’oggi – dopo l’iniziale esperimento fallimentare a Rovereto – e mano a mano le collaborazioni con altri enti ed istituzioni locali. Difficile è poi risultata la coabitazione e quindi lo sviluppo di una importante collaborazione con Fondazione Teatro, Bolzano Festival Bozen, Transart. Per non parlare delle settimane malheriane di Dobbiaco…
Sullo sfondo è rimasto, finora, anche il dibattito su quale debba essere il ruolo di un’orchestra sinfonica territoriale all’inizio di questo terzo millennio. Non è una questione da poco, a nostro avviso. Ne vogliamo parlare?
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