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March 12, 2013

Südtirol ist schön. Ma sarà vero? La versione degli ArtBrothers Kraxentrouga. E qualche appunto sul turismo e sul marketing locale

Anna Quinz

Luogo: Alto Adige.

Panoramica: dall’alto, terra incontaminata di montagne, verdi vallate, paesaggi mozzafiato.

Primi piani: boschi verdeggianti, canederli gustosi, mucche pasciute e pacifiche.

Chiusura: logo multicolor, simbolo di Alto Adige Marketing.

Questo è il paesaggio a cui siamo abituati, da anni, questo la rappresentazione della nostra terra, fatta per chi non arriva da qui, ma sbarca qui per montagne, vallate, paesaggi, boschi, canederli e mucche pasciute. Questo è il “prodotto” Alto Adige venduto da SMG, società preposta alla comunicazione extraterritoriale delle bellezze del nostro bel territorio. Fin qui tutto bene, tutto oggi è “prodotto”, tutto si vende tutto si compra. Importante però è cosa e come lo si vende, perché le cose, poi non sono così come ce le vogliono raccontare. Sembra la famosa storia di Jassica Rabbit, che non è cattiva “è che mi disegnano così”. L’Alto Adige, non è cattivo ovvio, ma neanche perfetto. È che lo disegnano così. Ma noi altoatesini, che ne pensiamo di questo? Che ne pensiamo di essere prodotto da vendere, inscatolare e consegnare al consumatore? Certo, non ci viene chiesto di metterci un fiocco in testa e fare i pacchi regalo, ma quanti fiocchi sono stati messi sulle nostre montagne e nei nostri paesi?

Partendo da queste domande, due degli artisti più critici, dirompenti e irriverenti del nostro panorama locale – gli Artbrothers Kraxentrouga –  hanno sviluppato e realizzato il progetto fotografico Südtirol ist schön, da vedere fino a sabato 16 marzo alla Galleria Foto-Forum di Bolzano.

Il copione è quello di cui sopra, luogo Alto Adige, panoramica di un paesaggio chiusura con logo multicolor. Peccato (o per fortuna) però che il paesaggio ritratto non è quello che ci si aspetta.

Di più, del progetto e del loro punto di vista su questi temi, ci raccontano loro stessi, Armin e Luis, in una lunga e appassionante intervista, fatta negli spazi della galleria bolzanina, dove i due hanno evidenziato un aspetto fondamentale: forse l’Alto Adige non è il prodotto che si vorrebbe far credere, forse l’autenticità non è sempre lì dove vogliono farci pensare, certo è che gli Artbrothers, con i loro neri cappelli a tesa larga, sono “originale Alto Adige 100%”.

Armin, Luis, partiamo dall’inizio. Genesi del progetto Südtirol ist schön?
Armin: qualche anno fa è nata SMG, con il suo modo di comunicare specifico dove non è presente la vita urbana, la vita reale. Solo boschi montagne, laghi, e totale assenza di tutte quelle infrastrutture che esistono e ci sono e delle quali anche il turista ha bisogno. Se vado da qualche parte in ferie, sono affezionato all’immagine da cartolina, ma sono interessato anche alla vita comune. Da questa idea sono partito, facendo foto di vita quotidiana, della gente, delle macchine, delle ruspe, delle pacchere (in quel periodo, c’era un boom edilizio, il paesaggio era pieno di cantieri e gru, c’erano ancora tanti soldi…). Dunque ho pensato al turista che vede foto belle, poi arriva qua e vede altre cose. La mia è una risposta alla comunicazione visiva fatta da SMG.

Le immagini che proponete, abbinate al celebre logo del marchio Alto Adige, creano un certo evidente spaesamento. Lì dove normalmente c’è la bellezza del territorio, voi presentate “altro”. E l’altro a volte è anche brutto. Dunque, è un lavoro sul brutto?
Luis: premetto le foto le ha fatte tutte Armin, dunque questa è una storia sua, io in questo momento sto osservando questa storia e la trovo molto interessante, perché vedo un contrasto, e un modo di leggere il contrasto, che abbiamo perso. Da una parte ci sono le cose belle da vendere, dall’altra le “altre cose” che sono altrettanto importanti.  Il brutto c’è in ogni foto, ma diventa in un certo senso “bello”. A volte sono cose brutte grandi a volte piccole, anche nascoste, e ognuno ha la possibilità di cercarle.

Armin: non è un lavoro sul brutto, se lo fosse, significherebbe che viviamo in un brutto Alto Adige. Qui c’è la realtà, la vita vera. La realtà sono le macchine, le strade… cose importanti. Non è un lavoro sul brutto ma sull’immagine del reale. Certo dice qualcosa, non voglio fotografare una “Inszenierung”, ma la realtà, così come viene verso di me.

Luis: c’è un bel lavoro di Joseph Beyus “Zeig deine Wunde”. fammi vedere la tua ferita, mi pare molto calzante. È un messaggio: Alto Adige, fammi vedere la tua ferita.

Che reazioni ha avuto chi di dovere (SMG), quando ha visto questo progetto e il loro logo utilizzato “a sproposito”?  Ma soprattutto, come avete fatto per poterlo usare, questo logo?
Armin: C’è chi può.
La gente è abituata a vedere il logo del Landmark abbinato a certe immagini. Quando lo ha visto in queste foto, si è chiesta “cos’è”? La provocazione sta nel portare le persone a pensare, a riflettere. All’inizio ho “fregato” il logo, scaricandolo da internet. Poi il passo successivo è stato quello di far fare un salto di qualità al progetto: ho fatto un modello lego con i riconoscibilissimi colori del loro. Ho usato il lego anche per simboleggiare il gioco, il giocare con realtà. E poi così ho mio logo originale, e non rubato. Dopo aver fatto le prime cartoline ho incontrato Engl e gliele ho date. Era circa il 2008, sapevo che SMG è molto severa con chi usa male il logo del marchio Alto Adige. La reazione di Engl è stata questa, mi ha detto “den Gefallen tue ich euch nicht, das zu verbieten”, non vi faccio il favore di vietare questo lavoro. È stato molto intelligente, geniale, furbo: se avesse vietato l’uso del logo, avrebbe fatto il nostro gioco. Ma la nostra è una cosa artistica, senza scopo lucro, non vendiamo nessun prodotto.

Luis: per me è stata una reazione molto simpatica, ho capito che hanno capito.

Voi siete sempre molto “piccanti” nel vostro modo di fare arte. Andate spesso a toccare nervi scoperti, o ferite, come diceva Luis, del territorio. C’è una precisa volontà di provocazione, di critica, dietro questo lavoro?
Armin: non ho fatto questo progetto per provocare, ne per avere il nome sul giornale. Noi facciamo le cose perché funzionino, perché la gente capisca il messaggio. Ecco perché sono sempre semplici, dirette.

Alto Adige Marketing lavora ad uso e consumo del turista. Queste foto però hanno una circuitazione locale, e vanno dunque a parlare agli altoatesini che non sono i normali destinatari della comunicazione turistica, ma che sono comunque in qualche modo “investiti” dal modo di vendere il territorio, “vittime” del messaggio “Alto Adige terra di mele, speck, montagne e mercatini”… è proprio a loro che state parlando?
Armin: per me si. Dell’Alto Adige si analizza solo la crescita, solo i “più”, senza considerare quel che questa crescita porta, che può essere anche negativo. Non si parla mai degli effetti negativi del turismo, come l’aumento di immondizia, il traffico, l’inquinamento, la congestione di macchine, l’aumento dei prezzi ecc. Questo progetto vuole far risaltare anche questi aspetti e far riflettere. Non c’è solo la cartolina, c’è anche un dietro che va guardato e analizzato.

Però, va detto, che se siamo nell’Alto Adige in cui siamo, lo dobbiamo anche al turismo…
Luis: forse siamo partiti male all’inizio. Il turismo di per sé va bene, ma è stato gestito male e ora, appunto porta disagi al territorio. Ora pian piano possiamo capire bene gli errori, che comunque sono stati fatti. Se oggi partissimo in un altro modo, dicendo “qui c’è solo la natura, caro turista, puoi fare comportarti solo in un certo modo”, il turista arriverebbe lo stesso. Magari sarebbe un altro tipo di turista, ma arriverebbe.

Armin: per me a volte manca l’autenticità delle cose. Pensiamo ad esempio al “nostro” speck che per il 90% è prodotto con animali non altoatesini. Eppure è uno dei nostri simboli. Un altro esempio: se vai a Selva Val Gardena fuori dal periodo di alta stagione, è un paese morto, non trovi neanche un panino da mangiare. E questo, per chi ci vive, è triste, brutto.

Dunque, in conclusione, per Armin e Luis, Südtirol ist schön?
Luis: l’Alto Adige come territorio è stupendo. È un paradiso. Basta fare un giro a Bologna o Milano, per vedere che è tutto grigio. Qui è bellissimo ma l’industria, anche quella turistica, crea anche effetti negativi.

Armin: è un bel paese. Le risorse che abbiamo sono natura, aria, acqua. Non ne abbiamo altre. Ma quelli che decidono, hanno evidentemente altre priorità. Tra la realtà della gente comune e l’economia, c’è un grande divario nei modi di pensare e vedere le cose. Fa venire rabbia, sapere come vengono usati i soldi pubblici. Vivere qui per me è bello, e stimolante per noi, per fare certi progetti artistici. Se fossimo a Berlino avremmo altri temi, ma quelli che scegliamo di trattare, funzionano qui e questo è bello.

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