view in browserImmagine tratta dall'articolo Le busiamënt tl lëgn di Katharina Moling e Ruth Videsott, da Moreness 03. From Woods to Wood, © Vera Comploj
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Nel cuore dell’inverno alpino, quando la neve incrosta le vette e il gelo stringe l’anima della montagna, i boschi sono silenti e il respiro del mondo sembra sospeso. Eppure, tra le ombre fredde, il carnevale emerge come un respiro che infrange il silenzio, come un’onda che avvolge il paesaggio in un abbraccio. Le strade dei villaggi si animano con il suono dei campanacci, il ritmo di passi pesanti e risate che attraversano la neve come un'eco lontano. È un ritorno al passato, un rito ancestrale che si rinnova ad ogni edizione, quando l’inverno è quasi giunto al termine e la primavera si prepara a risvegliare la terra. Un ultimo canto alla carne, un saluto che sa di paganesimo e di montagna, una tradizione che si intreccia con il ciclo della natura. Ogni anno il carnevale si fa spazio nella stagione fredda, come un respiro che prepara la terra a fiorire di nuovo. Poi, come giunge, scompare, lasciando solo il ricordo di una festa che si ritira nell’ombra della montagna, mentre il cielo si fa più chiaro e il freddo si fa meno pungente.
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Axamer Wampelerreiten, Tirol Werbung, © Bernhard Aichner
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Addentriamoci ora nel cuore del carnevale, quello del Tirolo che ci invita a un viaggio immersivo nella tradizione, dove ogni maschera racconta una storia e ogni gesto si fa rito. Ad Axams, il Giovedì Grasso ci accoglie con il fragore dei passi cadenzati e la forza dei Tuxer, maschere enigmatiche che, brandendo fruste al vento, dividono la folla con un battito di luce. La paura e il rispetto si mescolano nell’aria, mentre le ombre delle tradizioni antiche si fanno più vive, più tangibili. Poco più avanti, i Wampeler fanno capolino, buffi e goffi, ma pieni di energia. Si muovono come un turbine, tra risate e sfide fisiche, mescolando la competizione con la gioia di una comunità che si ritrova, che celebra la propria forza collettiva. La sfilata diventa un ballo primordiale, in cui i corpi si intrecciano e si flettono, dove ognuno è parte di un tutto, in un rito che sa di sacrificio e rinascita.
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Zussl, Prato allo Stelvio, IDM Südtirol-Alto Adige, © Frieder Blickle
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Spostiamoci verso Prato allo Stelvio, dove la corsa degli Zussl è un’onda sonora che attraversa l’aria gelida. Gli Zussl, vestiti di bianco e adornati di fiori di carta e nastri colorati, portano con sé campane che pesano come il peso dell’inverno, legate attorno alla vita. Ogni loro passo è un suono che scuote la quiete, un rombo che attraversa il paese. A guidarli, il carrettiere che, con un gesto deciso, fa scattare la frusta nell’aria, creando uno schiocco secco, come un lampo che squarcia il silenzio. Dietro di lui, il seminatore sparge segatura, come un alito di vento che accarezza l’aria, un segno che la terra sta per risvegliarsi. Il corteo si snoda come una sinfonia che si svela gradualmente, tra il fragore delle campane degli Zussl e il ritmo incessante dei cavalli bianchi che trascinano l’aratro, solcando le strade del paese. I contadini, le coppie burlesche, il carrettiere con la Goaßl (cioè la frusta), tutti contribuiscono al crescendo di suoni che, come un incantesimo, scacciano il freddo e preparano la terra ad accogliere la vita nuova.
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Maschera del Rollate, Sappada, © WLPT Studio
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E ora, seguiamo i nostri passi verso Sappada, dove il carnevale è un rito che fonde sacralità e burla. La domenica dei “signori” porta il Rollate, maschera potente con campane legate alla schiena, il cui suono profondo risuona tra le montagne. Accanto a lui, il Pajaz l’Arlechino bianco, silenzioso e androgino, bilancia la sua intensità. Cuochi, vegliardi e una puerpera danno vita a scene burlesche e simboliche. Tra il suono del complessino tirolese e il dolce degli strauben, il carnevale di Sappada è un incontro di tradizione e modernità. È un rito che non smette di affascinare, che non smette di evocare il mistero della montagna, il battito vitale che la attraversa, come un respiro che ci invita a vivere e a celebrare insieme la rinascita. Così, attraverso le valli e le vette delle Alpi, il carnevale ci parla. La sua ritualità risveglia i sensi e il cuore. È un incontro che ci lega alla terra, alla montagna, alla vita stessa. E mentre il carnevale si ritira, lasciandoci con la promessa di un ritorno, la montagna rimane, eterna e silenziosa, testimone di riti che non cessano mai di vivere.
Stefania Santoni
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Storie di Dolomiti, storie di genti di montagna, storie d'inverno, storie di riti, maschere e tradizioni, scolpite nel legno... Il legno è una risorsa fondamentale per l’economia e la creatività delle Dolomiti, e il legno è al centro del terzo volume della trilogia MORENESS – A monograph on the state of being more. Dall’artigianato all’arte contemporanea, dall’architettura al design, gli autori di MORENESS – From Woods to Wood si interrogano sull’impatto di questo materiale sulla vita e sulla costruzione estetica del mondo montano. Raccontano esperienze produttive di successo, interpretazioni e posizioni artistiche che evolvono i saperi tradizionali, innovazioni tecnologiche applicate all’uso del legno e le potenzialità sociali ed economiche legate alla sua diffusione. Dall’ambiente forestale dolomitico al resto del mondo.
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Immagine tratta dall'articolo Le busiamënt tl lëgn di Katharina Moling e Ruth Videsott, da Moreness 03. From Woods to Wood © Vera Comploj
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Since 2010, the online magazine on contemporary culture in South Tyrol and beyond in the Alpine environment. |
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