Il respiro antico delle Maschere Arcaiche delle Dolomiti

Il Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco a Belluno custodisce una tradizione antica, presidio culturale delle comunità di montagna

Il respiro antico delle Maschere Arcaiche delle Dolomiti

© Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco

C’è un tempo nelle montagne in cui la realtà si piega alla metamorfosi, in cui il volto umano si fa altro e il confine tra il visibile e l’invisibile si assottiglia. È il tempo delle mascherate arcaiche, rituali antichissimi che sopravvivono nelle valli dolomitiche come tracce di un passato ancestrale, dove la comunità si raccoglie attorno alla danza, alla maschera, al racconto. Questi cortei mascherati non sono solo espressione di festa, ma strumenti di trasformazione: il caos si fa ordine, il vecchio lascia spazio al nuovo, l’inverno cede il passo alla primavera. È un rito di passaggio, un gioco solenne in cui persone (parola che etimologicamente parlando indica proprio le maschere) e spiriti si mescolano, in cui il volto umano si nasconde per rivelare qualcosa di più profondo. Le mascherate arcaiche dolomitiche sono quindi un’eredità vivente legata a culti che segnavano il passaggio dal silenzio al canto della vita che ritorna. Oggi, questi rituali resistono nelle comunità di montagna e trovano casa nel Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco, un presidio di cultura che custodisce e tramanda la storia di queste straordinarie tradizioni.

© Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco
About the authorStefania Santoni Sono nata nel cuore di una fredda notte di gennaio, tra il bagliore della luna piena e il [...] More
La sede del Museo Maschere Dolomitiche si trova nel quattrocentesco Palazzo Secco, a Borgo Piave di Belluno. Questo edificio, uno dei pochi ancora affrescati esternamente, conserva lo stile tipico dei palazzi veneziani, sebbene con dimensioni più raccolte, adattate al clima alpino. Curiosamente, la collezione di Gianluigi Secco ha trovato dimora in un palazzo che porta il suo stesso cognome, quasi fosse un destino scritto nelle pieghe del tempo.

Il museo offre un viaggio immersivo nel mondo delle mascherate dolomitiche attraverso una collezione unica di manichini, realizzati a mano per rappresentare con straordinaria fedeltà i cortei rituali delle vallate. Tra i personaggi esposti si trovano i Matazin, la Matazera, i Paiazi e i Musicanti del Comelico, il Serafich, il Roncel e il Ber della Valle del Biois, il Matacinch, il Laché e il Matazin di Rocca Pietore, la Gnaga di Fornesighe in Val di Zoldo, il Rollatedi Sappada e il mitico Om Selvarech di Rivamonte Agordino.

Un’altra sala del museo accoglie una collezione di circa 30 volti lignei, scolpiti da artisti locali come Beppino Lorenzet e Pietro De Martin, che testimoniano la straordinaria maestria artigianale della zona. A completare l’esperienza vi sono dipinti e tavole di artisti come Franco Fiabane, Claudio Nevyjel, Olga Riva Piller e Vico Calabrò, che attraverso la loro arte hanno saputo interpretare la potenza simbolica delle maschere e dei miti dolomitici.

Le mascherate arcaiche dolomitiche non sono semplici manifestazioni folcloristiche, ma rituali profondamente radicati nella vita comunitaria. Ogni elemento della mascherata è carico di simbolismo: il contrasto tra figure belle e brutte rappresenta l’eterna lotta tra bene e male, tra il vecchio e il nuovo, tra il passato e il futuro. Il loro scopo originario era quello di proteggere la comunità e garantire fertilità ai campi e prosperità alle famiglie.

Proprio per il loro valore storico, antropologico e culturale, le mascherate dolomitiche sono state candidate a diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO il mese scorso, in occasione del “Forum delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche”, primo evento pubblico della rete delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche della Provincia di Belluno, della Val di Fassa e della Carnia. Tale riconoscimento contribuirebbe a preservare e valorizzare queste tradizioni, evitando che vengano travolte da dinamiche di spettacolarizzazione turistica o commercializzazione.

© Museo Maschere Dolomitiche di Gianluigi Secco

Le mascherate non sono concepite per essere meri spettacoli da osservare, ma momenti comunitari da vivere. Ecco perché la recente creazione della Rete delle Mascherate Arcaiche Dolomitiche rappresenta un passo fondamentale per la tutela e la trasmissione di questi saperi. Il museo stesso non è solo un luogo di esposizione, ma un centro attivo di ricerca, formazione e divulgazione, che offre visite guidate, laboratori artigianali e momenti di incontro con le comunità locali.

In questi giorni di Carnevale, in cui la maschera diventa simbolo di gioco e rovesciamento, le mascherate dolomitiche ci ricordano che il travestimento non è solo finzione, ma un atto rituale che attraversa il tempo. Indossare una maschera significa immergersi in una tradizione millenaria, in cui il volto umano si confonde con l’arcano, il quotidiano sfiora il mitico e l’ordine si rigenera attraverso il caos. La montagna così concepita si trasforma in un universo di storie, credenze e pratiche rituali che ancora oggi scandiscono il tempo della comunità. Le maschere dolomitiche sono il volto di questo mondo, il ponte tra passato e presente, il respiro arcaico di un’identità che continua a rinnovarsi.

SHARE
//