Contemporary Culture in the Alps
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Visual Arts

Konglomerat. Là dove le streghe si siedono ancora

09.12.2025
Stefania Santoni
Konglomerat. Là dove le streghe si siedono ancora

Konglomerat, Raika Castelrotto, behind the scenes, @ Jasmine Deporta

Konglomerat, Raika Castelrotto, behind the scenes, @ Jasmine Deporta

Il paesaggio che avvolge Castelrotto è una costellazione di presenze. Non solo rocce e strati di sedimenti, ma forme che da secoli vengono abitate dall’immaginazione. Sulle superfici dello Sciliar si depositano racconti antichi: storie di streghe che cavalcano il vento, di sedute di pietra che conservano il calore delle loro soste notturne, di spuntoni che vibrano come aghi rituali puntati verso il cielo. Qui la montagna è un archivio di leggende femminili, un altipiano sospeso dove la materia diventa mito.

È in questo territorio -geologico, simbolico, immaginario- che affonda le radici Konglomerat, la nuova installazione di Jasmine Deporta e Silvio Rebholz realizzata per la Raiffeisen Castelrotto-Ortisei. Il titolo rimanda a una roccia fatta di elementi eterogenei tenuti insieme da una matrice comune: una metafora perfetta per ciò che l’opera compie nello spazio. Unisce geologia e arte, memoria e rito, tradizione orale e pratica contemporanea. E al centro di questo intreccio, come filo dominante, scorre la figura delle streghe dello Sciliar, presenza antica e potentissima.

 
 
 
Il cuore dell’installazione è una panca composta da sei pietre naturali locali. Non è una semplice seduta: è un richiamo diretto agli

Il cuore dell’installazione è una panca composta da sei pietre naturali locali. Non è una semplice seduta: è un richiamo diretto agli Hexenstühle di Tiosels e agli Hexensessel sul Bullaccia, le sedute delle streghe. Luoghi fisici in cui la tradizione racconta che le donne selvatiche della montagna -custodi del clima, dei venti, dei misteri notturni- si fermassero a conversare, a osservare le vallate, a prendere decisioni sui destini degli uomini.

Le pietre della panca, accostate come un corpo unico, evocano questa memoria. Formano un volume compatto, arcaico, che porta nello spazio un’energia antica: quella della sosta, del raduno, del cerchio femminile. Nel movimento dell’atrio, la panca diventa un punto di quiete, un ancoraggio che trattiene un’eco dei sabba di un tempo, come se da un momento all’altro potesse risuonare un passo leggero o un sussurro portato dal vento.

Sulle sedute, i cuscini in feltro di lana aggiungono un livello di lettura più intimo. I ricami riproducono le stratificazioni geologiche del territorio tratte dal libro del Comune di Castelrotto. Linee, fratture, slittamenti diventano segni tessili: il sapere scientifico tradotto in gesto materico.
Questi motivi ricordano che la montagna non è solo luogo di leggenda, ma anche libro di pietra, scritto lentamente, in ere. Le streghe, nella tradizione, erano proprio coloro che sapevano “leggere” la roccia, il cielo, il mutamento del tempo. I ricami le reintroducono come interpreti di un linguaggio antico.

Konglomerat, Raika Castelrotto, behind the scenes, @ Jasmine Deporta

Due sculture fuse in argento — l’Armeria alpina e la Pulsatilla vulgaris — completano l’installazione. Sono piante che, nel folklore locale, vengono chiamate “streghe dello Sciliar” per i loro capolini arruffati che il vento agita come chiome scomposte. In argento diventano reliquie luminose: due presenze delicate e al tempo stesso potenti, che condensano l’essenza delle figure femminili legate alla montagna. Non sono decorazioni, ma amuleti. Custodiscono la memoria di una relazione antichissima tra donne, piante e vento: un’alleanza che sfugge al controllo razionale e vive nei dettagli, nel movimento minimo di un fiore che vibra come un presagio.

Sulle pareti le fotografie di Jasmine Deporta conducono lo sguardo verso i luoghi più enigmatici dello Sciliar: il Tschonstoan, gli Hexennägel, le cime e gli spigoli dove la leggenda si annida da secoli.
Queste immagini non documentano soltanto: aprono varchi. Nel dialogo con la panca, le sculture e i ricami, creano una rete narrativa che trasforma la sala in un paesaggio interiore. Le fotografie diventano finestre verso il luogo originario dove tutto ha inizio: la montagna come madre, come soglia, come spazio in cui il reale e il magico si toccano.

Konglomerat, Raika Castelrotto, behind the scenes, @ Jasmine Deporta
 
 

Con Konglomerat, Jasmine Deporta e Silvio Rebholz restituiscono allo spazio un respiro antico.
La loro installazione non si limita a arredare: ricrea un luogo di raduno, un ambiente in cui sedersi significa entrare in relazione con un patrimonio invisibile fatto di rocce, vento, piante e storie.

È un’opera che, come le streghe dello Sciliar, vive tra due mondi: quello misurabile della geologia e quello poetico della leggenda. E in questa soglia, lo spazio quotidiano diventa nuovamente rituale.

Konglomerat, References

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alpi, jasmine deporta, Silvio Rebholz, Castelrotto
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