A Nomadic Book
La Scuola Nomadica di OHT (Office for a Human Theatre) diventa libro: cinque anni di sperimentazione tra arte e paesaggio

Book mock up, © OHT
Come si racconta un progetto che nasce ogni anno, in un altrove alpino che muta con le stagioni, con le nuvole, con le domande? Come si fissa sulla carta ciò che per sua natura è mobile, flessibile, in ascolto del contesto? A Nomadic Book, realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council, edito da bruno e curato da Filippo Andreatta e Sarah Messerschmidt, è una possibile risposta. Un archivio vivo, una mappa teorico-pratica che raccoglie i primi cinque anni di vita della Scuola Nomadica, il progetto di pedagogia sperimentale performativa ideato da OHT (Office for a Human Theatre), che ogni estate prende forma tra le montagne del Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Nata attorno alla roulotte di Little Fun Palace, architettura nomade ispirata al progetto utopico di Cedric Price e Joan Littlewood, la Scuola Nomadica è diventata nel tempo una piattaforma sperimentale che intreccia discipline – dall’architettura alla glaciologia, dalla cura del suono alla coreografia – e genera nuove forme di scambio e apprendimento. Lontano dai dogmi accademici e dalle strutture gerarchiche, il progetto propone una pedagogia errante e orizzontale, capace di interrogare le pratiche artistiche attraverso l’esperienza diretta del paesaggio, il corpo in movimento, la coabitazione.

Ogni estate, a circa 2000 metri di altezza, un gruppo eterogeneo di mentor e partecipanti – provenienti da ambiti diversi come architettura, coreografia, botanica, glaciologia, cura del suono, antropologia, arti visive e letterarie – si ritrova per abitare insieme il paesaggio, trasformandolo in scena, rifugio, lente e specchio. Le pratiche performative diventano strumento per interrogare lo spazio e il tempo, per sciogliere i confini tra disciplina e vita, per cercare forme altre di coesistenza. Il paesaggio alpino non è solo sfondo, ma soggetto. Non solo ambiente, ma partner pedagogico. Non solo luogo, ma domanda.
Il volume A Nomadic Book non è una semplice raccolta di testi che raccontano l’esperienza di mentor e partecipanti all’interno della scuola: è un organismo complesso che riflette il metodo della scuola. Al suo interno convivono riflessioni, immagini, esperienze, tracce di dialoghi, interventi teorici e poetici firmati da autrici e autori come Lucia Pietroiusti, Annibale Salsa, Rosario Talevi, Enrico Malatesta, Dehlia Hannah, Victoria Bjork, Annamaria Ajmone, tra gli altri. Le voci si moltiplicano e si sovrappongono in un coro polifonico che restituisce la ricchezza di un’esperienza fondata sull’intersezione e sulla contaminazione.



I primi lanci del libro si sono tenuti in luoghi diversi e significativi per la riflessione critica e la sperimentazione editoriale: ISAC di Bruxelles, Floating University di Berlino, Print Room di Rotterdam e bruno a Venezia. Tra settembre e ottobre, Nomadic School farà tappa presso nuove istituzioni e spazi di ricerca: Design Academy di Eindhoven, Università di Copenaghen, University of Saskatchewan in Canada, e molti altri luoghi.
Accanto al libro, OHT sta sviluppando una piattaforma digitale insieme a Studio Folder, che raccoglierà i materiali prodotti nelle diverse edizioni, trasformando l’archivio della scuola in un organismo vivo, accessibile, in costante evoluzione. Un’estensione naturale del libro, per continuare a condividere pratiche e pensieri con una comunità ampia e transnazionale.
A Nomadic Book è più di una pubblicazione: è un invito a ripensare l’arte, l’insegnamento, la ricerca e il modo in cui stiamo insieme. Un invito a mettersi in cammino, senza traccia prestabilita, ma con la disponibilità a lasciarsi attraversare dai luoghi e dalle domande. Una scuola che è anche uno spazio scenico, un gesto performativo, un tempo sospeso in cui si può ancora apprendere per contatto, per vicinanza, per meraviglia.

In questi giorni (fino al 20 giugno) la scuola nomadica è di nuovo in cammino, immersa nella Val d’Agola, ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Qui - come avrete inteso - prende forma un’educazione che non passa dalle lezioni frontali, ma dalla prossimità. Non si misura in titoli né in crediti formativi, ma in notti condivise sotto le stelle, dialoghi improvvisi attorno al fuoco, camminate silenziose tra i sentieri d’alta quota. Una pedagogia del corpo e dello stare insieme, che nasce dall’ascolto, dall’apertura reciproca, dall’incontro con il paesaggio letto come una pagina viva, da attraversare con tutti i sensi.
Anche quest’anno sarà questa forma di apprendimento situato a tessere legami e saperi, grazie alla presenza di artist*, ricercator*, curatrici, cuochi, designer, meteorologhe e attivist* che accompagneranno le pratiche e le riflessioni. Tra loro: Lina Lapelytè, che attraverso la musica e il canto collettivo indaga la vulnerabilità e la censura; Sarah Johanna Theurer, che esplora le forme viventi della tecnologia e la dimensione del liveness; Filippo Andreatta, che intreccia teatro, paesaggio e pratiche femministe; Giacomo Lorandi, che fa della fermentazione un gesto ecologico e poetico; Giulia Crispiani, che porta scrittura, traduzione e arte visiva in luoghi straordinari; Maria Isidora Vincentelli, danzatrice che coltiva un’intelligenza intuitiva del corpo; Kris Krois, designer che pratica la trasformazione socio-ecologica attraverso l’azione collettiva; Erica Cova, meteorologa che osserva le montagne con occhi attenti e cura condivisa; Beatrice Citterio, che attraverso mappe, archivi e paesaggi decostruisce la retorica olimpica e interroga il futuro dei territori.
Sarà con loro – e con chi parteciperà – che, ancora una volta, impareremo insieme a leggere le montagne, e forse anche noi stessi, con uno sguardo nuovo.

