“Scrivere di montagna mi consola”
Daniele Zovi e il suo “viaggio sentimentale” sulle Alpi

Le illustrazioni del libro "Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale" © Piero Macola
La montagna è l'unico posto in cui trovi ancora un grandissimo tasso di naturalità. Qui puoi uscire di casa e in cinque minuti trovarti in un ambiente uguale a quello di mille anni fa.
Martedì 18 marzo, alle 17.30, la Nuova Libreria Cappelli di Bolzano ospiterà un incontro speciale: Daniele Zovi, scrittore e divulgatore, presenterà il suo libro "Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale" (Raffaello Cortina Editore), illustrato da Piero Macola. A dialogare con lui sarà Anna Quinz, direttrice creativa di FranzMagazine.
Classe 1952, nato a Roana e cresciuto a Vicenza, Zovi si è laureato in Scienze forestali a Padova e ha prestato servizio per quarant'anni nel Corpo forestale dello Stato. In "Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale", traccia un itinerario che è anche interiore, alla scoperta di un mondo vicino e lontano al tempo stesso.

Daniele, si riconosce nel termine "divulgatore"?
Mi piace molto: inquadra il mio tentativo di tradurre il difficile linguaggio della scienza in parole accessibili a tutti. Diamo per scontate molte cose che invece non lo sono.
Cosa diamo per scontato, ad esempio?
Durante alcuni incontri con alcune classi elementari, ho scoperto che più della metà dei bambini non sa cosa sia un bosco. Non parlo di bambini di Manhattan, ma di Vicenza, dove il bosco lo vedi dalla finestra.
Come spiega cos'è un bosco a questi bambini?
Entro in classe con una foglia. Poi domando: chi ha mangiato pizza nell'ultimo mese? Tutti alzano le mani. Da lì scopriamo che la farina, il pomodoro e la mozzarella hanno un'unica origine: la foglia della pianta. Spiego l'importanza del mondo vegetale attraverso la pizza.
Lei si è occupato di tantissimi temi legati alla natura e recentemente è uscito "Voci dal bosco".
È un libro sui generis. Collaboro con "La Rivista" del CAI nazionale: hanno raccolto i miei articoli sugli alberi in un libro illustrato, pubblicato il 29 gennaio, in cui parlo degli alberi che ho visto in giro per l'Italia.
A Bolzano, invece, presenterà "Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale". Perché sentimentale?
Questo sottotitolo mi ha dato il coraggio di scrivere un libro sulle Alpi. "Viaggio sentimentale" significa parlare dei sentimenti che provo nel guardare una mappa, leggere i nomi dei monti, delle valli, dei ghiacciai. Nella mia lunga vita sono riuscito a farmi una percezione delle Alpi nel loro complesso.
Che idea si è fatto delle Alpi?
Sono la barriera protettiva dell'Italia: per millenni ci hanno protetto dai venti del nord. Sono anche state percepite come difficilmente valicabili, ma la mia percezione è che siano una grande cerniera che unisce i popoli montani. Tutti noi montanari siamo uniti da un rapporto costante con le difficoltà che creano una dipendenza affettiva: non andiamo via da questi posti e, se andiamo via, torniamo.
Lei ha detto: "Scrivere di montagna mi consola".
È un atto di gratitudine verso tanta bellezza. La montagna è l'unico posto con un grandissimo tasso di naturalità: qui puoi trovarti in un ambiente uguale a quello di mille anni fa. L'isolamento ci ha fatto funzionare come isole, dove si sono conservate cose che altrimenti si sarebbero perse. I montanari hanno saputo conservare tradizioni, lingue, toponomastica, usi e costumi. Per questo la montagna mi consola.
Quali aspetti la commuovono di più della montagna?
A mano a mano che si sale, il mondo si semplifica e rimane l'essenziale. Nel riempire lo zaino impari a tenere solo l'indispensabile. Andare in montagna insegna che tornare alla semplicità è possibile e appagante. Da giovane mi scocciava andare da solo, poi ho imparato ad abbracciare la solitudine. Adesso trovo sempre compagnia: me la fanno le piante, i sassi, i segni dell'uomo e le tracce degli animali.


Cita luoghi incontaminati. Quali sono quelli che ama di più?
Ci sono montagne senza piste da sci, tralicci o impianti turistici. Se risalgo la valle di Lutago sento il rumore del torrente, vedo il bosco e poi le praterie alpine. Sono luoghi di cui non ci si stanca mai. Io sono affezionato all'Altopiano di Asiago, la mia patria, con boschi sopravvissuti alla prima guerra mondiale e piante di 300-500 anni, ma in Piemonte ho scoperto un bosco plurisecolare di pino cembro alle pendici del Monviso, citato anche da Virgilio. Lo chiamava "Mons Vesulus Pinifer, portatore di pini che ci sono ancora. Ho visto i discendenti dei pini visti da Virgilio e mi sono sentito a mia volta pro-pro-pronipote di Virgilio.
Le Alpi sono anche legate a fattori meno edificanti.
Stiamo assistendo al cambiamento climatico, che fa scomparire i ghiacciai di cui la Marmolada è l'esempio più terrificante, e all'overtourism. Se vengo in Alto Adige ho a disposizione una montagna più bella dell'altra ma devo informarmi, per non mettermi in fila e pagare un biglietto per le Tre Cime di Lavaredo. L'eccesso di persone cambia la natura dei luoghi, ne toglie il fascino.
Tra i tanti fenomeni attuali, anche il turismo "cafone" che porta il lusso estremo in quota tra eliski e caviale e ostriche in rifugio...
Queste abitudini nuove vanno regolate per legge. Non è possibile ritenere legittimo usare l'elicottero per portare gente a mangiare e bere. Il silenzio della montagna è un elemento ecologico fondamentale: se lo violo, ho rovinato un ecosistema. Trovo ridicolo voler portare la discoteca in quota.
I cambiamenti della montagna hanno modificato il suo modo di fruirla?
Sì: io non andrò più sulle Tre Cime di Lavaredo, preferisco ricordarle com'erano. Sono talmente iconiche che tutti le vogliono vedere, ma dovremmo autocensurarci. In montagna i miei passi, il mio respiro, si mettono in sintonia con i battiti del cuore, con il cammino, con i pensieri. Quello mi è sempre piaciuto e continua a piacermi. Mi guardo intorno e leggo il grande libro che la natura continua a scrivere.

Nei suoi libri c'è qualcosa che aveva previsto ed è accaduto?
In "Autobiografia della neve" avevo scritto: temo che in futuro la nostalgia della neve che in primavera si scioglie mi verrà sempre prima. E sta succedendo, soprattutto negli ultimi anni vedo sciare su neve artificiale con piste inserite in boschi verdi. In "Lupi e uomini" avevo indicato che il lupo sarebbe tornato oltre gli Appennini fino alle Alpi, cosa poi successa.
Tornando a "Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale", c'è un messaggio tra le pagine?
Andate tutti a camminare in montagna: fermatevi sotto un albero, sentite l'umido del muschio, chiudete gli occhi. Restando lì, con il cellulare spento, ci accorgiamo che facciamo parte di quel mondo. L'ambiente è la nostra casa, ma non siamo noi i proprietari. Conviviamo con animali e piante. Ognuno deve vivere queste esperienze a modo suo. Non c'è una regola vera per riscoprire la natura, ma riscoprirla è una grande avventura del fisico ma anche dello spirito e vale la pena viverla, perché ti rende più felice.