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February 17, 2017
Berlinale: More fun
Cristina Vezzaro
Il divertentissimo The Party, di Sally Potter, vanta innanzitutto un cast stellare: da Kirstin Scott Thomas a un’irresistibile Patricia Clarkson, da Bruno Ganz a Cherry Jones. Racconta poi una bella storia: Janet è la nuova ministra della Salute, e per festeggiare l’evento raccoglie nella sua casa londinese gli amici di una vita e i collaboratori più intimi. Ma il marito si comporta stranamente, l’amica di sempre maltratta il compagno alternativo, la coppia lesbica vacilla all’idea di aspettare tre gemelli, e la collaboratrice più stretta ritarda ad arrivare per impedimenti di vario genere. Girato in un efficace bianco e nero, vagamente woodyalleniano, tra rivelazioni e una comicità a denti stretti, l’intrattenimento non manca.
Così come non manca in Mr. Long, il film nippo-taiwanese di Sabu che parte come un film d’azione dei più cruenti per stupire dopo poco con una storia intimista. L’effetto comico è garantito dall’andirivieni tra i due generi, e il film è perlopiù godibile salvo pochi scivoloni.
Tutt’altra è l’atmosfera di Helle Nächte, il film di Thomas Arslan con Georg Friedrich nella parte di un uomo che parte per la Norvegia per seppellire il padre. Insieme a lui va anche il figlio adolescente Luis (Tristan Göbel), più in ricordo del nonno che per stare vicino al padre, che conosce poco. La relazione tra i due sembra compromessa dall’assenza del padre, separato dalla madre da anni. Il paesaggio norvegese e una gita in macchina che intraprendono insieme fanno da perfetta cornice alla desolazione dei loro animi, presi tra la rabbia e la tristezza per il loro rapporto. Ed è proprio quando anche lo spettatore sta per abbandonarsi allo sconforto più totale, indeciso se uscire dalla sala o restare, è proprio allora che si ricuce il filo di una relazione troppo importante da ignorare. Quello è il momento per cui vale la pena restare in sala.
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