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July 10, 2014

The Wedding Enterprise. Part XIX. The Final Countdown

Anna Quinz

Piove. Panico. Si intravede un raggio di sole. Miracolo. Si alza il vento. Panico. C’è il nuvolone minaccioso. Panico. Altro raggio di sole. Miracolo.

Mancano 2 giorni, ed è tutto un po’ così. Attacchi di panico e terrore versus sorrisi di speranza. Che poi il meteo è quell’unica maledetta cosa, per la quale proprio non puoi prendertela con nessuno. Non c’è l’ufficio “solepioggiavento” dove andare a fare una scenata con la povera funzionaria malcapitata, sfoderando il classico “lei non sa chi sono io”, con gli occhi iniettati di sangue e un “mi faccia parlare col direttore” pronto sulle labbra.

Dunque, l’unica cosa che puoi fare – quando stai per sposarti ed è luglio, sogni una calda serata estiva e mentre ci pensi sei lì seduta a contemplare le bomboniere con una felpetta i calzini e la la tazza di the caldo – è resistere alla tentazione di guardare il meteo ogni 30 secondi (se prevede bello ti galvanizzi, ma poi se piove ci resti male; se prevede brutto vorresti annegarti nella vasca da bagno), fare esercizi di training autogeno (sposabagnatasposafortunatasposabagnatasposafortunata), tirare fuori tutta la calma zen di cui sei dotata (poca, in una sposa, di solito), fingete di non essere affatto un fascio di nervi, e tenere botta. Fingendo con sorrisi forzati che non te ne importa nulla, che sei talmente organizzata che il piano B “operazionemaltempo” è quasi meglio del piano A “giornatadisolechespacca” e dunque, tuttoapposto.

Tu ovviamente sai che è tutto apposto un bel niente. E pensi che se ti sposavi a dicembre era tutto più facile, il freddo era certezza, il matrimonio al chiuso pure e ora non ti trovavi qui a fare le macumbe, la danza della pioggia e ad accendere ceri in parrocchia pensando che forse tutto dipende dal fatto che non sei una buona cristiana, non ti sei confessata, non vai abbastanza a messa, che se le facevi ‘ste cose Dio era felice e ti mandava un bel sole da cartolina.

Ma poi, non vuoi nemmeno perdere la speranza, in 2 giorni tutto può cambiare (anche in peggio, ma non ci pensi, se ci avessi pensato due mesi fa, ti organizzavi per il rischio neve, con scarponcini bianchi e pelliccia di ermellino). E allora, basta occuparsi alle questioni metereologiche, meglio pensare ad altro.

Tipo, alle 12/13 liste ancora aperte piene di “to do”. Oppure, ancora meglio, a tutto quello che questi mesi sono stati e a come tutto questo tra poco sarà di dominio pubblico e a come potrai essere orgogliosa e fiera della tua avventura.

Perché sposarsi è una figata, organizzare il matrimonio è una figata, i mesi prima sono una figata, inventare, costruire (sisi, costruire, con le proprie manine sante, che noi crediamo nel buon vecchio bricolage), è una figata, essere quasi sposa con tutti che ti chiedono come procede (e un po’ ti invidiano) è una figata. Passare giornate a scegliere cose belle è una figata.

Ma la miglior figata è – ora – pensare a cosa sta per succedere. Sta per succedere che avrai un giorno tutto per te. Un giorno dove tutti ti diranno quanto sei bella e quanto sei “raggiante”. Un giorno dove appena avrai un anche minimo cedimento, troverai la mano di tuo marito a dirti che è tutto favoloso. Un giorno, peraltro, dove inizierai ad avere un marito, non più un ragazzomorosofidanzatocompagno, nono proprio un marito. Un giorno dove con questo marito ti sentirai meglio che in un film con Julia Roberts, con un bell’happy end proprio dietro l’angolo. Un giorno in cui tutte (o quasi, qualche defezione – ahimè – va messa in conto, anche a mezz’ora dall’inizio della cerimonia) le persone che ami e ti amano saranno lì per te e tuo marito, con sorrisi a tutta arcata dentale, felici qualunque cosa succeda (anche la neve) perché tanto, comunque vada, non hanno pagato per la festa, niente “soddisfatti o rimborsati”, avranno da bere a volontà e saranno al loro meglio, a prescindere (questa strana magia dei matrimoni, chi organizza eventi dovrebbe studiarla e sistematizzarla, un consiglio). Un giorno in cui vivere la più grande festa che tu possa immaginare (mai più avrai per le mani budget simili per una singola giornata). E per di più, una festa tutta tua, una festa nella quale sei autorizzata a fare il capo, la reginetta, la star indiscussa (con lo sposo ovvio, ci mancherebbe). Un giorno in cui (così mi hanno detto) sei talmente in botta di adrenalina che qualunque cosa succeda, tu sei felice come una bambina che ha ricevuto la fornitura completa di casette, macchine e amenicoli vari della sua Barbie preferita.

Roba così capita una volta nella vita. Tendenzialmente (ma io in una bella wedding enterprise tra 5 anni mi ci rituffo, per rinnovo delle promesse, sempre con lo stesso marito).

Ormai, quel che è fatto è fatto, ultimi ritocchi, ultimi colpi di pettine, ultime raccomandazioni al catering, ultima occhiata alle bomboniere, ultimo check alla disposizione dei tavoli, poi andrà come deve andare. E sarà bellissimo.

[concedete, con generosità e clemenza, alla sposa l’ultima puntata un po’ sdolcinata prima del grande evento. L’emotività è al massimo, le lacrime sempre in agguato, e se fino ad ora ha sempre detto di non essere una da romanticismi, favole e confetti rosa, beh, è pur sempre una che si sta per sposare. Portate pazienza, lo apprezzerà]

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