The Wedding Enterprise. Part XI. The Cake

Sembra una cosa da niente, ma ormai – che “niente è una cosa da niente” – è chiaro a ogni sposa o aspirante tale. Quindi, non è affatto una cosa da niente, è una cosa da fare, risolvere, gestire.
Una domanda, prima di partire con la risoluzione sistematica del problema: perché?
Perché la torta nuziale è così importante? Perché si discute e ci si scervella così tanto per la torta nuziale? Perché al posto della torta nuziale non si può fare – chessò – la pizza nuziale? Perché tutti gli sposi costo la vita vogliono la loro foto di rito con il coltello in mano mentre tagliano la prima fetta della torta nuziale?
Io, onestamente, la risposta a questi perché non la so.
So solo che alla torta ci tengono tutti un sacco (le mamme in particolare) e dunque – che io lo voglia o no, che io sia allergica o meno agli zuccheri, che io a tagliare torte non ci sia per nulla portata – so che dalla torta non potrò scappare, la torta ci dovrà essere, la torta s’ha da fare, dalla torta non si prescinde, la torta è indispensabile. E allora, se torta deve essere, che torta sia.
Le cose di cui occuparsi sono due.
La prima cosa è che la torta nuziale deve essere bella.
La seconda cosa è che la torta nuziale deve essere pure buona.
La prima senza la seconda, la seconda senza la prima e – trac – la frittata è fatta: insuccesso garantito dell’operazione. Quindi occhio a quel che fate. Anche perché, suvvia, noi siamo gente di sostanza, la forma conta certo, ma il contenuto ancora di più. O forse no, di certo se il contenuto fa schifo e pure la forma, siete fregati. È la legge della natura.
Partiamo dalla prima: la bellezza. Siamo gente di sostanza, ma molto chic noi. E l’estetica, sopratutto tra creme chantilly e pasta di zucchero, conta. Eccome se conta.
Oggi come oggi però la questione è annosa, e tutto per colpa del maledetto Cake Boss. Perché anche se siamo in Italia, terra di cannoli e bignè, ormai sappiamo tutti fino a dove può spingersi la meravigliosa (e perversa) arte della patisserie. Vuoi la torta a forma di scarpa? Di slittino? Di pista di atterraggio? Di Apollo 13? Di tavola da surf? Basta chiedere. Alla peggio il vostro pasticcere sotto casa avrà un infarto, ma un cake designer in grado di soddisfare i vostri folli bisogni tortiferi, sicuro lo trovate.
Dunque, spenta la tv, maledetto il cake boss e aperto il computer, scoprite quali sono le ultime tendenze (eh, si ci sono delle tendenze, qui mica si scherza, sono torte non bulloni) a tema torte nuziali. Partendo dal presupposto che dovrà essere alta almeno 2 metri (quella della sposa precedente era 1,50 vorrete mica fare meno) con più piani di un condominio di Shangai (le torte a spandimento orizzontale, un piano ma molto larghe, scordatevele, sono decisamente out), scoprite che: c’è il trionfo di pasta di zucchero, liscio come seta, candido come neve, infiocchettato e infiorellato come manco una drag queen; c’è la naked cake, per i radical chic che credono nel “less is more”; c’è l’effetto spatolato; ci sono i colori fluo, pastello o fosforescenti, da utilizzare senza lesinare (è un matrimonio mica una festa di pensionamento); c’è la torta ricoperta di macarons (ebbene sì, la nuova moda vuole macarons ovunque) e quella con le piccole adorabili mono porzioni in stile cupcake.
Deciso il fuori, passate al dentro. La panna no, è buona ma si scioglie facile. La chantilly è sempre molto chic, ma non piace ai bambini. La frutta funziona sempre, andate sul sicuro. La crema pasticcera è fuori moda. La cioccolata se vi piace, ma d’estate, non è fresca, si sa. La pasta sfoglia è buona, ma si taglia male. La frolla non è raffinata. Il pan di spagna, alla fin fine, va sempre bene. La crema al burro è una botta al colesterolo, ma se non vi importa di uccidere i vostri invitati, fate pure. E via dicendo. Poi ci sono le combinazioni innovative e inedite: crema di limone e basilico, fragola e peperoni, cose così, molto glamour, per la sposa davvero originale (che piaccia a tutti è altra questione).
Il segreto, è la prova d’assaggio. O meglio, le prove d’assaggio. Godetevi un pomeriggio diabetico, e chiedete di provare tanti, ma tanti gusti e combinazioni possibili. Giocate alle spose indecise “non è male, ma vorrei provare altro. Ci stiamo avvicinando ma non è ancora la cosa perfetta” e avanti, finché o vi esplode il fegato o trovate il gusto giusto.
E così, si passa alla seconda questione stringente: la torta deve essere anche buona.
Se non avete già un pasticcere di fiducia, quello dove ogni domenica andate a prendere il cabaret di cannoli e cestini di frutta, fatevi consigliare, fatevi un giro, cercate online. E partite per la spedizione della torta. Di pasticceria in pasticceria, di prova in prova, di gusto in gusto.
Una volta capito come sarà la vostra torta, sia per aspetto che per sapore (quello buono che avrete trovato da quel pasticcere che mai avreste detto, nel paesetto sulla montagna, un po’ sperduto, ma si deve provare tutto), dovete decidere per quanti palati farla.
100 invitati, torta da 100, facile no? Ennò, per niente.
Perché immaginatevi un po’. La torta arriva a fine giornata. Quando avrete metà del vostro pubblico così pieno di cibo che tra un attimo esplode e l’altra metà così piena di alcool che tra poco… quindi la torta, anche volendo non ci sta proprio più.
Però come già abbiamo chiarito, la torta c’è e ci sarà, qualunque cosa succeda negli stomaci e fegati dei vostri incauti invitati.
Però, se almeno un terzo degli invitati non la mangiano e avete previsto una fetta per tutti (pure per i bimbi che poi se la già prendono la torta più che mangiarla la spiaccicheranno ovunque, per la gioia di genitori e nonni), vi avanzerà una notevole quantità di pan di spagna e crema, che non riuscirete mai, manco con la forza a far portare via a qualcuno. E noi siamo gente che non butta via il cibo. Abbasso gli sprechi. Sposarsi sì, sprecare, no.
Allora, meglio fare la torta prevedendo un po’ meno fette rispetto agli invitati previsti. E lì, poi sarà tutta una questione di fette: più grandi se in pochi si presentano a reclamare la propria, più piccole se inaspettatamente tutti ma proprio tutti vogliono la loro (ma avete dato da mangiare ai vostri ospiti??). Matematica, analisi, calcolo. Sperate che il signore addetto al taglio (voi fate il primo sorridendo ai fotografi, poi non è più problema vostro) sia un nerd, scaltro come una faina e un po’ psicologo, capace di interpretare con prontezza i bisogni della folla.
Se così sarà, andrà tutto bene.
Voi avrete la vostra foto con coltello (la prima di una lunga serie, nel caso il matrimonio non dovesse funzionare), gli ospiti la loro fetta benaugurale, il pasticcere la sua gloria, i bambini la loro crema da spiaccicare. E vissero tutti sazi e contenti.