The Wedding Enterprise. Part X. The Location

24.04.2014
The Wedding Enterprise. Part X. The Location

Amore, abbiamo deciso la data, abbiamo fatto la lista degli invitati (e siamo sopravvissuti), abbiamo (tu hai) definito il tema portante, hai un vestito in cantiere e io ce l’ho già nell’armadio, i testimoni ci stanno (solo perché non abbiamo dato il lilla spinto come dress code), e – al di là di tutto – siamo ancora decisamente convinti di farlo, il grande passo. Però, così, ci pensavo oggi, tanto per dire… DOVE lo facciamo questo matrimonio?”

Ah.
Ecco perché a sposarsi si è in due. Perché mentre tu pensi ai fiori di lillà e ai tovaglioli di lino bianco grezzo, il promesso sposo mette in campo lo spirito pratico che lo contraddistingue. E ti salva il matrimonio. A meno che l’idea non sia di portare fiori di lillà e i tovaglioli di lino bianco grezzo al bar Sport in piazzetta, per un matrimonio last minute e low profile.

Io che non voglio – costo la vita – sposarmi in versione last o low, né tantomeno al bar Sport (c’è a Bolzano un bar Sport? Beh, lo cercherò in caso per la festa di pensionamento, a tempo debito), alzo le braccia al cielo e ringrazio tutti i santi per avermi dato un compagno dotato del senso pratico che io, evidentemente, ho dimenticato altrove.

Parte così una nuova puntata dell’impresa, che a voi – spose predatrici della location perduta – vi fa un baffo. Che sarà mai trovare un posto adeguato per l’occasione?

Pronti, partenza, via.

Ci sono 2 strade per portare a casa la missione (a meno che non vi siate già sposati più volte e sappiate tutto delle location matrimoniali in zona, o che siate invitati seriali ai matrimoni dell’immensa famiglia stile gipsy o della cerchia allargata di amici e concittadini).
La prima è il passaparola (reale, tra esseri umani parenti amici conoscenti, o virtuale, in rete).
La seconda è “sali in macchina e batti ogni cm della tua terra. Finché non trovi quel che cerchi (o finché finisci la benzina, o finché muori)”.

Noi abbiamo optato per una strategia mista. Il passaparola reale è servito soprattutto per escludere: “ah ti sei sposato lì? Bello [e depennato]!”. Quello virtuale perché non si sa mai, la rete è sempre la rete. E poi, soprattutto, ci siamo messi in macchina, in viaggio verso la destinazione “kennst du deine Heimat?” [risposta: no, mannaggia a me che la domenica dormo invece che fare gite fuori porta].

Una cosa abbiamo capito subito. Il tempismo, in questa cosa della location, è cruciale. Dunque, spose in itinere, se vagamente avete in testa che prima o poi forse vi sposerete e siete in attesa del fatidico anello, portatevi avanti: “Amore, mi porti a fare un giro nel castel xy? Ho sentito che è molto carino il sabato pomeriggio”; “Amore, facciamo una gita nel paese di zk? Mi ha detto la mia amica che c’è un ristorante che fa dei canederli che spaccano”.

E così, pian piano vi fate una vostra lista segreta, vi guardate intorno, avete tempo di valutare pro e contro, di capire per tempo cosa va e cosa no. Mica come noi, che con zero idee in testa, a 6 mesi dal grande giorno (che sono niente, se non avete già una location definita, fissata, prenotata), ancora scorrazzavamo – google maps alla mano, che se si scarica l’iphone, come di solito fa, siete fregati –  per valli, valline e vallette. Proprio a caso (o a caz*°#*, che forse ci sta meglio, per rendere l’idea): “laggiù, amore, laggiù c’è un castellotto. Andiamo”. Per poi scoprire che non è un castelletto, ma una casa privata, dove la signora gentile alla quale avete rotto le balle di sabato mattina, vi ha educatamente allontanato ribadendo che no, non potete sposarvi lì, quella è casa sua. Grazie e arrivederci.

Dunque ci mettete una quantità indicibile di sabati e di domeniche, di litri di benzina e di maledizioni per trovare un posto almeno carino, che probabilmente scegliete per sfinimento. A questo punto, sappiate che non è finita qui. Le location non sono tutte uguali, né tutte a misura delle vostre esigenze.

Prima di tutto, non è detto che il posto che avete scelto, il giorno che avete scelto, sia libero. Guaio. Grosso. O spostate tutto di una settimana o ringraziate, depennate e passate oltre (e una maledizione parte spontanea).

Poi c’è il problema dello spazio. Ce n’è abbastanza per tutti i vostri 10.000 invitati? Sia all’aperto in caso di caldo (aperto, ma coperto o copribile, in caso di troppo caldo) sia al chiuso in caso di (posso morire) pioggia? Di solito no, o dentro o fuori, piano A e piano B insieme, sono difficilmente contemplati. La ricerca continua.

La questione spinosissima della musica. Fino a che ora potete avere della musica (a volumi da festa, non un vago sottofondo che la zia appena un po’ debole d’orecchio non sente manco se sta in braccio al batterista)? Che musica potete fare? Il jazz si l’hard rock no, e se il vostro sposo è il batterista di una band di metallo pesante e i suoi colleghi gli regalano 4 ore di performance gratuita? Siete fregati. Per non parlare del vicinato, che si sa, dalle nostre parti, non è sempre gentile e conciliante. E se non volete ritrovarvi la polizia (no, sposa, non sono i Village People, in un’esibizione speciale omaggio del cugino gay) alle 8 di sera al banco dei dolci, meglio cambiare. E andare avanti nella ricerca.

Altro problema (quello che più a mandato fuori di testa me), la libertà creativa. Volete 12 ballerine brasiliane e un pellicano su ogni tavolo? Scordatevelo, il big boss delle cerimonie, padrone di casa e grande esperto in materia, vi dirà che lui di matrimoni ne ha fatti tanti, lui si che sa come si fa, dunque a queste cose ci pensa lui (tassativamente!). E vi proporrà le solite cose matrimoniali trite e ritrite che a voi fanno venire il mal di mare (candele manco il cimitero di Parigi, fiori rosa ovunque, candelabri, sedie con i maledetti “fantasmini” bianchi, roba così…) “è tutto molto elegante – vi dirà – si fidi”. No, mi fa schifo, non mi fido, non mi frega un tubo della tua eleganza, è da mesi che penso e progetto, io voglio il pellicano! E passate oltre, questo proprio non è il posto per voi.

Se poi – come me – non amate i castelli, non vi piace il matrimonio al ristorante, non volete sposarvi dove si sono già sposati almeno 5 amici vostri e volete stare mediamente vicino casa (no all’hotel newyorkese, al casinò a Las Vegas, alla spiaggia alle Bahamas, alle pendici del monte Fuji) beh, armatevi di santa pazienza nuziale, sarà una cosa lunga (come la vita matrimoniale che state per intraprendere, quindi, un po’ di esercizio zen, non vi farà certo male).

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