The Wedding Enterprise. Part VI. The Theme

18.03.2014
the wedding enterprise #6

Una delle prime cose fondamentali da fare quando si decide di imbarcarsi nell’impresa di organizzare il proprio matrimonio è quella di decidere il tema.

Perché il tema “matrimonio” – ve lo garantisco – per un matrimonio non basta.

Ve lo chiederanno tutti (dopo avervi chiesto “dove andate in viaggio di nozze?” che curiosamente è la cosa statisticamente che più interessa a chiunque, vai a sapere perché), dunque, meglio essere preparati, anche perché, inutile dirlo, potrà essere piuttosto utile per procedere nelle varie questioni organizzative.

I temi matrimoniali possibili sono tanti. Troppi se non avete le idee chiare. E anche se le avete, troverete così tanti input, che cambierete il vostro tema più o meno 30 volte, prima di arrivare a quello definitivo (fate che sia almeno un mese prima del grande giorno, altrimenti è un casino).

Per decidere, un buon punto di partenza – l’ho sperimentato, funziona – è chiudersi un attimo in un luogo riservato e solitario – io consiglio la toilette – dove farsi una domanda e darsi una risposta. Che sposa sono? Dunque, che matrimonio voglio (non sogno, desidero, mi piacerebbe… proprio voglio è il verbo da usare, sennò poi è un guaio. Qui non c’è spazio per conciliazioni o compromessi. Voglio disperatamente voglio, è il punto di partenza)?

Nelle risposte che il nostro cervello ci da a queste domande, le principali tendenze da sempre e per sempre, sono due.

Magari viene fuori che siete una principessa. Un grande classico. Anzi, IL grande classico. E allora il vostro tema sarà “matrimonio regale”. Dunque: castello oro candelabri scritte finto antico svolazzi vari opulenza fois gras abito meringa nei toni dello champagne pizzi diadema diamanti e via andare.  

[Io a dire il vero, ma l’ho già detto, alla storia della principessa credo poco e non mi convince. Perché sognare di essere Sissi? Le fiabe ci hanno fregato tutte, perché si sà oggi come oggi essere una pop star è molto meglio che essere una principessa. Vuoi mettere Lady Gaga con la regina Elisabetta? Non c’è storia, è evidente, ecchecavolo.]

Altra ipotesi piuttosto comune. Il “matrimonio rustico”. O come si dice oggi, per fare tutto un po’ più fico: “shabby chic”. Che sta per un po’ rustico, ma mica troppo, quanto basta, comunque molto raffinato, che vi credete, sono una principessa io. Ah no, scusate…
Le regole del matrimonio shabby, prevedono cassette di mele roba vecchia colori tenui pastello ma non troppo abito leggero nei toni del latte margherite quel certo non so che che fa tanto “non ci ho pensato troppo, ho fatto tutto velocemente, a modo mio” (ma se non è tutto perfettamente casuale e volutamente disordinato, mi ammazzo).

Poi naturalmente ci sono i temi – che già precedentemente ho così definito – “famolo strano”. Di base, tutto parte sempre lì, in toilette, sedute sulla tazza del cesso a farvi una domanda e darvi una risposta. È un profondo momento di autocoscienza, di autoanalisi, di “conosci te stessa”. E ahimè, questo procedimento psicoanalitico, può spesso portare a risposte furiosamente sbagliate.

Perché va bene cercare di fare un matrimonio che ci rappresenti e ci racconti per quel che siamo. E va bene impuntarsi che il nostro deve essere un matrimonio unico nel suo genere (altra maledizione per ogni sposa). Tuttapposto. Ma non è che se una volta siamo andate a cavallo, per raccontarvi dovete fare un matrimonio cowboy, indossando texani e invadendo lo spazio con balle di fieno e puzza di sterco. Non è elegante, suvvia.

O se la vostra fiaba preferita era la sirenetta, allora portate tutti in un mondo sottomarino con cozze e gamberi ovunque, lo sposo vestito da tritone e voi inguaiate in un abito a sirena che tende all’azzurro luccicante effetto squame, ma più chic. È crudele. Soprattutto per lo sposo. Soprattutto in Alto Adige.

O magari vi piacciono gli anni ’20 e costringete tutti a piume, bocchini, frange e pailettes, che poi cadono, la nonna si inciampa e scatta la tragedia. E poi diciamocelo, chi sa ballare il charleston decentemente, oggi come oggi?

O il vostro sposo amava le tartarughe ninja, e voi per fargli una sorpresa rivestite tutto di verde, mettete tartarughe vere come centri tavola e spade ninja come bomboniere e la suocera pensa che siete completamente fuori di testa e ve la inimicate da qui all’eternità.

Insomma, va bene cercare qualcosa di unico e personale, ma a tutto c’è un limite (tranne che al cattivo gusto, lo so, e questo nel “wedding planet” è un problema grosso, che dico grosso, enorme).

Di base, per semplificare il tutto, vi consiglio una cosa. Scegliete un tema semplice semplice: il colore. Tipo “giallo” che è il vostro colore preferito. O “verde menta” che è quello delle pareti di casa vostra. Così non dovete fare altro che sintonizzare quante più cose possibile su questa linea, senza però doverci per forza strizzare dentro pure le vostre mutande, l’abito di vostra madre o la prima portata del menù.

Io, naturalmente, non sono una che ama semplificarsi la vita e dunque ho scelto tutta un’altra strada. Non sono una principessa, né una tartaruga ninja, ma per ora i miei segreti me li tengo ben stretti. Sono una sposa, mica una santa. 

SHARE
//