The Wedding Enterprise V. The Budget

Una delle questioni più spinose nell’organizzazione di un matrimonio (a meno che non siate Britney Spears o una rampolla reale) è la gestione del budget.
Chi – come me – guarda assiduamente “Quattro matrimoni. Italia” sa che un matrimonio può costare cifre con un sacco di zeri (o almeno più di quanti io abbia voglia di vederne senza farmi venire l’ansia).
Guardando questa interessante trasmissione di intrattenimento per signore, ho scoperto che ci sono sposi (e famiglie relative) che risparmiano una vita per poter invitare al matrimonio dell’amata figlia tutto il paese (ok, paesi di 5000 anime, ma 5000 anime hanno anche 5000 stomaci da riempire…). Altre che pagano fior di quattrini per avere al matrimonio sbandieratori, sputafuoco e perfino vip (giuro, c’è chi ha invitato tipo un tronista al matrimonio, a fare da vocalist – ok forse un tronista decaduto non costa così tanto, ma tant’è…). C’è chi fa pranzi a 48 portate per essere sicuri che il matrimonio venga ricordato in eterno (per via della lavanda gastrica indimenticabile seguita al lieto evento).
Insomma, per molti “opulenza” è la parola d’ordine. Se non è il vostro caso, e non è il mio caso, le cose si complicano.
Si parte già con un primo problema. Di punti di vista. Perché per la sposa è così: “ci si sposa una volta sola, non si bada a spese (e lo pensa pure la sposa non opulenta)”. Per lo sposo invece: “sì, ma non vale la pena spendere tutti questi soldi per un giorno solo”. E da qui parte la discussione, a volte i pianti, a volte un rapido occhio all’estratto conto per capire di che morte morire.
Poi c’è la questione della modernità. Una volta pagava tutto il padre della sposa. Oggi per fortuna le cose sono cambiate. Si divide. Mal comune mezzo gaudio. E dato che ci si sposa sempre più vecchi, alle spese contribuiscono anche gli sposi stessi, perché adulti, maturi e autoguadagnanti. Così tutto è più facile da un lato, più complesso dall’altro. Chi paga cosa? Per aiutarsi, basta darsi almeno una regola, tutto ciò che ha a che fare con la soddisfazione alcolica degli invitati, lo pagano gli sposi.
Certo è che, anche se tendente al matrimonio low budget, a meno che non vi sposiate in un totale di 10 partecipanti (2 sposi, 4 genitori, 4 testimoni), comunque un matrimonio costa, non si scampa. E il cibo, e le bevande, e gli abiti, e i fiori, e la musica, e le foto… le voci sono tante (più di quante pensavate nel momento in cui vi siete ritrovate con un anello al dito) e ogni voce costa (più di quanto pensavate eccetera eccetera), mannaggia.
Anche perché provate ad andare da un qualsiasi “fornitore” a chiedere un preventivo. Dite – compleanno – una cifra. Dite – matrimonio – il doppio. La gente si è fatta furba, e ha fatto bene, onestamente. Gli sposi sono una categoria sociale che paga e tace, e difficilmente legge i punti piccolini che stanno nascosti nell’ultima pagina di un preventivo (fatelo, il mio consiglio).
Di base, per aiutare (credono loro) le spose inesperte, tutti i famosi servizi di varia natura di wedding planning (di cui vi parlavo la settimana scorsa) danno una regola aurea di partenza: decidete un budget e attenetevi a questo.
La fanno facile, loro (che vogliono farci lavorare un anno – se va bene – per organizzare tutto). Un budget si può anche decidere, a spanne. Anzi, sono d’accordo, è un’ottima idea. Il problema è il seguito: attenersi.
Trovate una donna che sappia “attenersi” e io la assumo come assistente sposa. Subito. Il fatto è che le cose ti si rivoltano contro, mentre ti muovi per la prima volta nella tua impresa matrimoniale. È come cercare di far entrare in un sacchetto della spesa un letto a due piazze. Ovvio che non ci sta. Perché parti dalle basi, ma poi ci sono così tante cose che all’improvviso ti sembrano indispensabili (vuoi sposarti senza una postazione photoboot?? Il fatto è che mica ci avevi pensato, mentre scrivevi il budget, al photoboot…). E così tutto va a quel paese, i buoni propositi crollano, il budget si modifica (in eccesso) ogni giorno e l’ansia cresce.
E poi entrate in un loop infernale: papà mi dai qualche soldo in più? 300 € bastano? Facciamo 3000? Amore, quanti soldi hai in banca in quel conto segreto per emergenze di sopravvivenza? Scusi, ho una collanina d’oro della prozia, quanto me la valuta? Ciao, vendo la mia collezione di scarpe, astenersi perditempo…
Ecco perché io, a differenza dei sopracitati guru del wedding planning, ho deciso di istituire una nuova regola (ve la regalo, se credete): io spalmo.
Dimenticate il difficile momento in cui vi sedete lì un giovedì sera con il futuro sposo a fare il file excel iniziale con il budget voce per voce e il terrorifico totale finale. “Io spalmo” è la soluzione allo stress economico prematrimoniale. Io ve lo dico.
È semplicissimo. Si fa così. Man mano che le esigenze organizzative vi si presentano (burocrazie, idee per l’allestimento, decorazioni dei tavoli, menù, cantante per la chiesa, velo da sposa…), voi accoglietele con entusiasmo, trasformatele in realtà e sopratutto pagate subito.
Serve essere un po’ rigorose e incanalare la fantasia (strabordante tipica di ogni sposa) in un progetto ben strutturato (per non rischiare di trovarvi con 4 tipi di decorazioni tavoli diverse o 3000 bomboniere).
Poi è tutta discesa. Se tutte le varie spese accessorie (perché il grosso si sa è nel nutrimento: cibo e beveraggi) le spalmate nei mesi precedenti al matrimonio, arriverete al vostro giorno più bello leggere e serene, con un conto in banca mediamente in salute (lo dice ogni legge economica: pagare tutto insieme è peggio che pagare un po’ ora un po’ poi) , il papà che ancora vi vuol bene e il vostro sposo pronto a fare il grande passo invece che a partire per sempre per aprire un chiringuito in Jamaica.
Basta tabelle excel, basta calcolatrici sempre in mano, basta pallottoliere e salvadanaio pronto per essere sfracellato. Io spalmo, e sarò una sposa (economicamente) raggiante.