The Wedding Enterprise. Part II.The Wedding Planet

- Le spose sono una categoria sociale a se stante.
- Il mondo del “wedding” è un mondo infame.
Potete essere ingegneri in procinto di costruire una diga gigante; pizzaiole; ricercatrici a un passo per il nobel; cassiere del despar; insegnanti di liceo scientifico; giornaliste della Gazzetta dello sport; medici sulla via della scoperta della cura per l’acne giovanile; bariste del bar della stazione. Qualunque sia la vostra professione, la vostra storia, le vostre origini, quando avete un brillante al dito, subite una mutazione social-genetica inevitabile e diventate
spose.
E le spose sono tutte uguali (o almeno la stragrandissima maggioranza, secondo le stime e le osservazioni fatte): rompiballe, precisine, facili a isterismi o lacrime (da alternare con strategia); maniaco-ossessive, soggetti in avanzato stato di privazione da sonno, principesse potenziali (anche chi ha 20 tatoo di spade e teschi ed è campionessa mondiale di lotta grecoromana), signorine “o così, o ti mollo all’altare” o “questa roba fa schifo, glielo dico io come si deve fare” o ancora “lo voglio così, altrimenti lei con i suoi fiori, le sue tartine e i suoi confetti se ne può tranquillamente andare a fanc**#&%**”.
Chiarito questo, parliamo dell’infame mondo del wedding (che sarebbe un po’ meno infame se le spose non fossero la categoria sociale di cui sopra).
Ma infame perché? Se è tutto fiori colorati, rasi e pizzi candidi, sorrisi spalancati, colombe volanti, promesse, torte alte come palazzi, tramonti mozzafiato, walzer romantici, castelli e tanto amore, amore, amore?
Appunto. Perché se non siete nella piena metamorfosi donna –> sposa e rileggete questo elenco, probabilmente vi verrà un leggero senso di nausea o di vertigine, tirerete fuori la lingua e un sonoro “bleahhh” vi uscirà spontaneo.
A me almeno succede esattamente questo, appena smetto di essere posseduta dalla sposa, e torno in me.
Fate una prova. Sfogliate (dopo aver investito ben 5€) Vogue Sposa. Prima di tutto liberate la mente e se siete abituali lettrici di Vogue Vogue, dimenticatevelo. Vogue Sposa è un altro mondo. Infame, appunto.
Cattivo gusto, bruttezza, sdolcinerie, kitsch, che chi più ne ha più ne metta.
Voi davvero volete un uomo che vi aspetta all’altare con panciotto e cravatta gigante di broccato argentato? [Io no.] Davvero volete un abito da sposa rosa pallido grosso come una mongolfiera con strass fino alla punta dei piedi? [Io no.] Davvero volete le bomboniere con gli angioletti della Thun? [Io no.]. Ma Vogue Sposa ti dice [tu si].
Poi fate un’altra prova. Accendete la tv. Sparatevi in fila:
“Quattro matrimoni” (prima USA, poi Italia);
“Non ditelo alla sposa” (prima UK poi Italia);
“Abito da sposa cercasi”;
“Abito da sposa cercasi, outlet”;
“Il boss delle cerimonie”;
“Wedding Planner” con Enzo Miccio;
Se siete sopravvissute (lo sposo è svenuto già dopo il primo dei Quattro matrimoni), vi renderete conto prima di tutto di 2 cose:
- Che gli USA e Napoli sono un mondo alieno.
- Che probabilmente con il budget che avete – se vi fidate di Real Time – probabilmente riuscirete a organizzare una pizzata di gruppo, forse un karaoke e come bomboniera un confetto a invitato.
Però, se anche riuscite a guardare tutto questo con il giusto spirito critico (lasciando gli USA agli americani e Napoli ai napoletani), un po’ di certo vi farete influenzare, perché anche voi – sotto sotto – sognate per il vostro matrimonio di essere la favolosa principessa del castello.
Questa è la chiave di tutto, la fregatura, l’infamia tacitamente accettata anche dalle donne (e coppie) più fiche.
È un po’ come il “vissero felici e contenti”. La fiaba ci ha fregato e ci fregherà sempre. E così, bando alle ciance, è ora di aprire il portafoglio e lanciarsi a capofitto nella creazione della propria magica, fantastica, fiaba matrimoniale.
E il bello è che questa infamia riconosciuta, desiderata e accettata di buon grado praticamente da tutte, ci viene venduta come “tradizione”. Tradizione de che??? Mi chiedo?? Boh. Mi rispondo.
C’è però anche un’alternativa, proposta dal wedding planet: o la principessa del castello, oppure il matrimonio “famolo strano”. In stile cowboy tutti col texano, su un ring, con Harley Davidson, a cavallo, con spogliarello finale, con cibo messicano, in discoteca, coi ballerini di salsa, con sbandieratori, a tema anni ’20, in stile Moulin Rouge…
Io non mi capacito. Anche se sono una sposa. E rompipalle, e isterica e maniaco ossessiva e sto per mandare tutti a fanc**#&%** se non mi assecondano come una bimba scema.
Dunque, ovviamente, confrontando quel che mi circonda e quel che voglio IO (voglio, fortissimamente voglio), o faccio un patto con il diavolo e accetto “la tradizione” (il “famolo strano” è un po’ troppo per me), oppure faccio di testa mia e combatto con tutto e tutti (spada laser, torna a me).
Ma ce la farò, come ogni sposa.
Nonostante il terrorismo psicologico dell’informazione mediatica (inizia a organizzare tutto almeno 18 mesi prima… per l’abito da sposa, 7 prove e 10 mesi di lavoro… senza 20 kg di confetti che matrimonio è… spalmati crema per le mani ogni sera per 5 mesi per essere perfetta nel tuo giorno più bello…).
Nonostante anche io sia entrata a far parte di una categoria sociale complessa dalla quale uscirò solo quando tutto questo sarà finito (e inizierà il matrimonio, quello vero).
Nonostante ci siano un sacco di cose poco romantiche alle quali nelle fantasticherie varie non avevi pensato (le partecipazioni queste sconosciute, la burocrazia varia, la baby sitter per i mille nipotini, i bus navetta per gli amici alcolizzati…).
Insomma, niente panico, questo è un periodo troppo fico della vita di una donna (anche di un uomo, ci mancherebbe) per farselo rovinare da Vogue Sposa, dal boss delle cerimonie e da Enzo Miccio. Un periodo che viene una volta sola. Almeno si spera. Perché una la reggi, ma alla seconda non sopravvivi di certo.