“Tecniche per non imparare a ferirsi” 

Intervista ad Anna Carol, in occasione dell'uscita del suo nuovo album, di un libro e di un intimo live il 5 giugno durante i festeggiamenti del secondo compleanno della Nuova Libreria Cappelli a Bolzano

Anna Carol, © Alecio Ferrari

Do I contradict myself?
Very well then I contradict myself, (I am large, I contain multitudes.)

Walter Whitman

About the authorFrancesca FattingerCon il cuore scalzo, alla continua ricerca del vuoto dentro di sé, quello che si insinua tra le [...] More
Piove fuori, piove incessantemente da un po’. Ho acceso una candela e alzato la tenda della finestra davanti a me. Per sprofondare, per affondare in me stessa, attraverso tutti i sensi. Nelle orecchie Principianti, l’ultimo album di Anna Carol, un album che da mesi torna e ritorna nella trama della mia vita, ricordandomi che siamo tutte e tutti principianti della vita, che siamo in eterna trasformazione, ancorati a un fluire incessante come la pioggia davanti a me, come la fiamma della candela che sembra danzare a ritmo con la musica. Tutto sembra dirmi di “imparare tecniche per non ferirmi”, di non avere paura di essere “tutto il contrario”, che siamo “edere” intrecciate le une con gli altri, con la voglia di “perderci nel buio della sala” delle nostre vite e di “fermarci (insieme fino) ai titoli di coda”.

Tra le mani ho appunto “Tecniche per non imparare a ferirsi”, un piccolo gioiello, una matrioska formato libro, “storie che generano altre storie”, dalle parole alle immagini, dalle canzoni ai personaggi dei racconti, e di nuovo dalle canzoni alle immagini e viceversa, in un incastro sempre nuovo che si riversa nei nostri occhi, in un fluire danzante. Racconti fatti di parole, vuoti, immagini che fanno emozionare, divertire, fermarsi e sostare nel tempo lento della narrazione. Un progetto artistico legato al disco Principianti e nato dall’incontro con Sonia Lisco, appassionata di letteratura americana e autrice di racconti brevi. Anna e Sonia si sono influenzate reciprocamente nel processo creativo: le canzoni di Anna hanno ispirato i racconti di Sonia e viceversa. Da questa sinergia è nata l’idea di un libro da portare in tour, un libro che è uno scrigno che raccoglie, oltre ai testi delle canzoni dell'album, undici racconti brevi, centrati sulla figura di Carla, il fil rouge del libro, un personaggio narrato da diverse prospettive, che scopriamo pagina dopo pagina, mentre assieme a lei, impariamo nuovi lati di noi.
Tecniche per non imparare a ferirsi, © franz

Il progetto si arricchisce anche con la fotografia, grazie al contributo di Alecio Ferrari, artista visivo con cui Anna ha condiviso tante collaborazioni e che si inserisce qui con le sue fotografie come pause silenziose tra un racconto e l’altro, un “a capo” che ci attende all’orlo di ogni racconto e congela un’emozione. Si tratta davvero di un’opera interdisciplinare, una “matrioska di ispirazione”, che unisce musica, narrativa e immagini.

Parlare con Anna Carol significa toccare un universo che non è solo musicale, ma che abbraccia tutti i tipi di narrazione, tutti i tipi di “contaminazione” tanto importanti nel suo lavoro. Le ho chiesto di raccontarci di come la musica è entrata nella sua vita e di come il suo approccio alla scrittura si sia evoluto nel tempo e infine abbiamo parlato lungamente del libro che verrà presentato il 5 giugno alle 20 negli spazi dell'ex libreria Cappelli di Bolzano, accompagnato da alcune canzoni cantate in acustico, in occasione del secondo compleanno della Nuova Libreria Cappelli. Sarà un momento magico, non mancate!

Quando è arrivata la musica nella tua vita?

La musica è sempre stata presente, in modo naturale. Fin da piccola, ero costantemente esposta alla musica, sia quella che ascoltavo in macchina con la mia famiglia che quella che sentivo mentre facevo teatro con Giuliana Lanzavecchia. Passavo ore a sentire musica che spaziava dalla classica al jazz, quindi posso dire che la musica ha sempre fatto parte del mio mondo. Da piccola, cantavo spesso, usavo la voce per esprimere la mia felicità. Col tempo, ho scoperto il jazz, un genere che mi ha portato a una lunga ricerca musicale. A un certo punto, però, ho capito che cantare canzoni di altri non mi bastava più. Ero annoiata, sentivo che mancava qualcosa, ed è lì che ho deciso di provare a scrivere le mie canzoni. A 22 anni, ho iniziato a scrivere per la prima volta. Non ero una ragazzina di 16 anni, ero un po' più grande e avevo già percorso un mio cammino musicale.

Anna Carol live, © Gabriella Vaghini

Cosa ha significato per te quindi la scrittura dei testi delle tue canzoni?
La scrittura è stata un processo di scoperta lento. Inizialmente scrivevo in inglese, ma era quasi un flusso di coscienza, più inconscio che consapevole. Poi ho imparato a usare la scrittura in modo più conscio, cercando di esprimere realmente come mi sentivo. Il testo è solo uno degli elementi di una canzone: c'è la musica, l'armonia, la melodia. Nel momento in cui ho deciso di scrivere in italiano, ho iniziato a dare molta più importanza alle parole. E questa consapevolezza ha influenzato anche la realizzazione di Principianti, che non è solo un disco, ma anche un libro, dove le canzoni sono accompagnate da racconti che vivono di vita propria, non sono semplicemente un’estensione didascalica della musica.

C’è un forte legame tra il libro e la musica: perché hai scelto di accompagnare l'album con un libro?
Volevo che il libro fosse qualcosa di più di un semplice prodotto correlato al disco. Volevo che i racconti prendessero vita da Principianti, ma che avessero una loro identità, una nuova forma. Il libro è stato quasi una restituzione di tutta l’ispirazione che ho ricevuto. Mi piace pensare che la narrazione possa essere uno strumento di contrasto all'informazione che ci sommerge. In un’epoca in cui siamo bombardati da dati, la narrazione ha ancora il potere di emozionare, di creare una comunità attorno a una storia.

Il titolo del libro, "Non imparare a ferirsi", che significato ha?
Il titolo è una contraddizione. Non è un manuale su come evitare il dolore, ma un invito a non imparare nemmeno a ferirsi. La vita ci porta inevitabilmente a fare esperienza del dolore, ma il punto è non imparare a farlo da principio, non volerlo nemmeno. Un po' come essere principianti nel ferirsi, in un mondo dove l’esperienza ci segna, ma non dobbiamo farla diventare un’abitudine.

Anna Carol live, © Gabriella Vaghini

Quanto conta la narrazione in questo momento storico?
Mi interessa molto il potere della narrazione come forma di resistenza. Viviamo in un mondo di informazioni, ma spesso queste non ci toccano veramente. La narrazione ha il potere di emozionare, di risvegliare un interesse che i dati non possono suscitare. E io trovo che sia sempre più necessario riscoprire questo tipo di lentezza, di ascolto. Non è facile in un'epoca in cui tutto corre velocemente, ma quando ci concediamo tempo per un libro, per un disco, ci accorgiamo che possiamo trovare qualcosa che ci arricchisce davvero.

Com’è nata l'idea di combinare diversi linguaggi: musica, racconto e fotografia?
Tutto è in dialogo con altri linguaggi. Come diceva Ghirri, ogni forma di espressione artistica è inevitabilmente influenzata da altre. Le canzoni sono sempre state influenzate dalle immagini, quindi il libro e il disco sono solo l’evoluzione di un dialogo che c'è sempre stato tra la musica, le parole e le immagini. È come una matrioska, ogni linguaggio entra in relazione con l'altro, aprendo nuove dimensioni e offrendo spunti di lettura sempre diversi.

E chi è Carla, il filo conduttore dei racconti?
Carla non è mai la protagonista, ma è il filo che lega i racconti. È una figura che attraversa diverse fasi della vita: dall'infanzia alla vecchiaia. Carla rappresenta l'idea di essere sempre principianti nelle diverse fasi della vita, in continua evoluzione, in continua ricerca. Ogni racconto, pur trattando momenti diversi, trova in lei un punto di connessione. Carla è un po’ tutti noi, che ci troviamo ogni volta a fare i conti con l’essere principianti in nuove esperienze.

Ricordi il momento in cui è nata l’idea del progetto del libro?
Ricordo che un giorno, mentre ero in macchina con un caro amico, Moreno, stavo parlando con lui del tour e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di diverso per il merchandising, qualcosa che avesse un valore culturale. Non volevo fare semplicemente le solite magliette o spille, ma qualcosa che avesse un senso profondo. E così è nata l'idea di fare un libro. Moreno, appassionato di letteratura, è stato fondamentale nell'ispirarmi. Non era solo un prodotto da vendere, ma un vero e proprio progetto artistico.

Anna Carol, © Alecio Ferrari

La lentezza dell'ascolto e della lettura: è ancora possibile in un mondo che va troppo veloce?
In questo periodo, dove siamo sommersi da stimoli immediati, è sempre più difficile trovare spazio per la lentezza. Ma sono convinta che sia proprio in questi momenti lenti che si possano fare le scoperte più profonde. Quando ascolto un disco che mi richiede tempo per essere compreso, è quel tempo che poi mi rimane dentro. Lo stesso vale per i libri. Oggi siamo abituati a un consumo rapido, ma è importante prendersi il tempo per immergersi in un racconto, in una canzone, per poter davvero assaporare la profondità delle emozioni che ci offrono.

Un'ultima curiosità: il 5 giugno presenterai il libro alla Nuova Libreria Cappelli di Bolzano. Cosa ti aspetti da questo incontro?
Sì, presenterò il libro insieme a Sonia Lisco, autrice dei racconti. Sarà un momento intimo, dove parleremo del progetto e delle storie che lo compongono. Suonerò anche qualche canzone in acustico, un modo per condividere il lavoro con chi ci ascolterà.

 

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