Variazioni dolomitiche. Caterina Rossato e l'arte del possibile
"Place Holder" è la nuova collaborazione di BBDB Editions: un palcoscenico dell'immaginario, un segnaposto per l'infinito

Caterina Rossato, Dolomiti Place Holder
A Bassano del Grappa, dove la cultura fiorisce in un sottile equilibrio tra innovazione e tradizione, si inaugura oggi un nuovo capitolo di BBDB Editions, la piattaforma creativa di BBDB Studio. L'edizione numero 17 presenta "Place Holder", la nuova opera di Caterina Rossato: un viaggio visivo tra le Dolomiti che invita lo spettatore a riflettere sulla natura plurale dell'immagine e sulle infinite possibilità di percezione della realtà.
"La natura delle immagini è legata alla nostra necessità di catturare una delle possibili variazioni attraverso cui la realtà si manifesta. Ogni immagine funge da segnaposto temporaneo: molte combinazioni sono destinate a rimanere latenti e inesplorate." Così cita la presentazione dell'opera presentata nella serata di venerdì 4 aprile negli spazi di via Gamba 40, dove BBDB Studio – realtà indipendente fondata da Barbara Busatta e Dario Buzzini – accoglie regolarmente artisti e progetti che condividono la sua visione.
"Placeholder" rappresenta una ricerca artistica che trascende il tempo e lo spazio, proponendo un'esplorazione delle Dolomiti in cui le diverse realtà percepibili coesistono simultaneamente. Non una semplice rappresentazione geografica, ma un'indagine profonda sulla natura stessa dell'immagine e su come essa possa contenere infinite possibilità interpretative.
Le due opere presentate – "Dolomiti, variante n1" e "Dolomiti, variante n2" – si presentano come collage digitali trasformati in insegne retroilluminate, entrambe dalle dimensioni di 80x80x15 centimetri. Questi lavori, ancora in fase di sviluppo, rappresentano le prime di una serie di ricomposizioni possibili, frutto di un processo creativo che plasma il paesaggio dolomitico in configurazioni cromatiche e formali inedite. Nella prima variante l'artista sembra esplorare il concetto di frammentazione e ricomposizione del paesaggio montano, creando un'immagine che è simultaneamente familiare e straniante. La seconda variante prosegue questa indagine, offrendo una diversa prospettiva sulla stessa materia visiva. Entrambe le opere dialogano con l'idea di un paesaggio che, pur mantenendo la sua riconoscibilità, si apre a molteplici interpretazioni e configurazioni.
Nel testo critico che accompagna la mostra, Lisa Andreani costruisce un affascinante dialogo tra l'opera di Rossato e riferimenti letterari e artistici che ne amplificano il significato. Il rimando a Marguerite Duras e al suo concetto di "immagine non scattata" offre una chiave di lettura preziosa: "All'immagine non fatta deve la sua virtù, quella di rappresentare un assoluto, di esserne l'artefice". È proprio in questo spazio di possibilità, nell'immagine non ancora realizzata ma potenzialmente esistente, che si colloca il lavoro di Rossato. Andreani evoca anche la figura di Gino De Dominicis, artista che ha sempre rifiutato la documentazione fotografica delle sue opere, considerando l'immagine fotografica incapace di restituire l'esperienza dell'opera. Il parallelo è illuminante: nelle Dolomiti ricomposte di Rossato c'è un tentativo di bloccare il tempo, di creare un assoluto che non è né fotografia né semplice collage, ma una tecnica che sfida la categorizzazione.
Il riferimento a René Daumal e al suo "Monte Analogo" aggiunge un ulteriore strato di significato all'opera di Rossato. Come scrive Daumal: "Perché una montagna possa assumere il ruolo di Monte Analogo [...] è necessario che la sua cima sia inaccessibile, ma la sua base accessibile agli esseri umani quali la natura li ha fatti. [...] La porta dell'invisibile deve essere visibile". Le opere di Rossato sembrano incarnare questo paradosso: montagne che sono al contempo reali e impossibili, accessibili e inafferrabili.
Non è casuale la scelta delle Dolomiti come soggetto di questa esplorazione artistica. Il maestoso complesso montuoso, patrimonio mondiale dell'UNESCO, è da sempre fonte di ispirazione per artisti, scrittori e fotografi. La sua conformazione geologica unica, con le caratteristiche pareti verticali e i colori cangianti che si trasformano dall'alba al tramonto, offre un terreno fertile per riflessioni sulla mutevolezza della percezione. Nel lavoro di Rossato, le Dolomiti diventano un alfabeto visivo attraverso cui esplorare il concetto di variazione: l'artista sembra aver compiuto un censimento meticoloso dei 191 rifugi disseminati tra queste montagne – dal Rifugio Al Cacciatore in Val D'Ambiez al Rifugio Volpi al Mulaz – trasformando questa geografia puntuale in una geografia dell'immaginario.
"Placeholder" si inserisce perfettamente nella filosofia di BBDB Editions, descritto come "l'incursione di BBDB Studio nel settore delle opere d'arte splendidamente progettate e curate con attenzione". Più che una galleria tradizionale, BBDB si propone come una piattaforma per presentare creazioni proprie, commissionate o semplicemente amate, rendendo lo studio "più permeabile" e invitando persone con la stessa mentalità a costruire insieme progetti stimolanti.
Ciò che rende particolarmente significativo il lavoro di Rossato è la sua capacità di invitare lo spettatore a una riflessione attiva. Come sottolinea Andreani nelle sue conclusioni, queste immagini "appaiono entrambe come possibili Monti Analoghi. Sono la porta verso un processo di immersione nel sé, sono livelli stratificati di colore che ci invitano a dirigerci verso l'alto non dimenticando cosa abbiamo incontrato a partire dal basso, sono il luogo dei miracoli che ci stimola un senso di felicità e gioia, sono un invito allo sguardo". Proprio come nel film "Vermiglio" di Maura Delpero, vincitore del Leone d'argento alla Biennale cinema 2024, anche l'opera di Rossato ci coinvolge in un paesaggio montano che è al contempo geografico e mentale, dove la comunità che lo abita - sia essa reale o immaginaria - diventa parte integrante dell'esperienza estetica.
"Place Holder" rappresenta un'importante riflessione sulla natura dell'immagine nell'era digitale. Attraverso il suo lavoro, l'artista suggerisce che ogni rappresentazione è solo una delle infinite possibilità attraverso cui la realtà può manifestarsi. Il paesaggio dolomitico, scomposto e ricomposto attraverso la tecnica del collage digitale, diventa metafora di un mondo in cui le certezze visive sono costantemente messe in discussione.
La mostra, che si inaugura oggi presso BBDB Studio, è un'occasione imperdibile per tutti coloro che sono interessati all'arte contemporanea e alle sue intersezioni con il paesaggio, la fotografia e la filosofia dell'immagine. Come ci ricorda Andreani citando l'ultimo capitolo del "Monte Analogo" di Daumal: "E voi, che cosa cercate?" Un interrogativo che risuona potentemente di fronte alle montagne plurali di Rossato, invitandoci a riflettere su ciò che cerchiamo quando guardiamo un'immagine, e su quali possibilità rimangano ancora da esplorare nel nostro modo di vedere il mondo.