Feste Imboscate X Boschi Infestati

Tradizioni in ascolto, rituali in divenire

© Elisa Vettori

Nel cuore del bosco, dove il silenzio si intreccia ai sussurri degli alberi e il respiro della terra si fa ascolto, sta per prendere vita un progetto che riscrive il senso delle stagioni, delle celebrazioni, della sacralità. Feste imboscate x Boschi Infestati non è solo un ciclo di eventi, ma un invito a rinarrare e risignificare le feste di quella che gli antichi chiamavano Ruota dell’Anno, a intrecciare il pensiero magico con il nostro presente, trovando nuove forme per antichi significati.

Curato da Elisa Vettori, Luca Vettori, Marti e Gaia Cigolla e Nadia Bortolotti di Mia Majon (luogo speciale che accoglierà gli incontri), il progetto si muove tra radici celtiche, echi della cultura ladina e il desiderio di partire da tradizioni diverse per farle risuonare in noi, qui e ora. Come possiamo farle nostre? Cosa fanno emergere? Quale esperienza ci suggeriscono? È un percorso che si muove tra il rituale collettivo e la dimensione intima, tra il gesto condiviso e il sentire individuale, tra la memoria e la trasformazione.

Dalla Candelora–Imbolc, che celebra il ritorno della luce e della fioritura interiore, all’Equinozio di Primavera, passaggio sospeso tra ombra e rinascita, fino a “La Schiusa”, momento di semina e fioritura collettiva, ogni tappa è un varco nel tempo, un atto di presenza, un dialogo con i cicli della natura. Sono momenti che ci chiedono di fermarci, di ascoltare, di lasciare che il bosco ci parli e ci guidi in nuove narrazioni.

Io stessa prenderò parte alla Candelora e all’Equinozio di Primavera, lasciandomi attraversare da queste esperienze, perché più che semplici feste, sono varchi di trasformazione. Un passo dopo l’altro, nella danza tra il visibile e l’invisibile, nel respiro del tempo che si rinnova.

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About the authorStefania Santoni Sono nata nel cuore di una fredda notte di gennaio, tra il bagliore della luna piena e il [...] More
Marti, quando ho letto del vostro progetto, il mio cuore si è tuffato nel pensiero magico creando un ponte tra il passato e l’oggi. Questo percorso intreccia tradizioni antiche con il presente. In che modo queste celebrazioni dialogano con il mondo contemporaneo, e quali nuove forme di sacralità emergono nei vostri incontri?
L’incontro del nostro progetto con la risignificazione delle celebrazioni stagionali nasce magicamente, senza fosse voluta dal principio. È proprio in fase di creazione del calendario degli eventi che notiamo che le date che avevamo scelto corrispondevano o cadevano vicine a giornate dai simboli e significati speciali. È grazie a questo incontro magico e non programmato che abbiamo deciso di abbracciare l’occasione di indagare curiosamente il rapporto e anche le credenze attorno a questi giorni e passaggi dell’anno, portando pratiche plurali e pezzetti di tradizioni festive specifiche (come per esempio il Carnevale Ladino). Il nostro desiderio è partire dai significati tradizionali, a prescindere da quale sia la tradizione di riferimento, e trovare un proprio respiro ed esperienza attuale. Cominciando da noi stessɜ, per poi condividere queste forme anche in collettività. Vedere cosa ci suggeriscono, come possiamo farle nostre, come le sentiamo e cosa fanno emergere. Nell’articolare il progetto ci siamo ispiriratɜ molto alla cultura celtica e in parte anche a quella ladina, per portare i significati da cui partire con la propria esplorazione, come punto di partenza.

Il titolo stesso del progetto, “Feste Imboscate X Boschi Infestati” suggerisce un rapporto profondo con il bosco, che diventa spazio di trasformazione e riscrittura simbolica. Come viene vissuto questo rapporto nei vostri incontri?
Il bosco, nello specifico un boschetto che ci ospiterà fisicamente durante le giornate, è il terreno da cui il progetto spunta, si radica ed esiste. È proprio dal legame profondissimo - sacro appunto - con questo specifico luogo fragile, esposto a una possibile e drastica trasformazione-distruzione, che il ciclo di incontri ha preso forma e consistenza. La sacralità nel progetto appare in principio proprio da questa relazione intimissima con questo pezzettino di bosco, che noi rinominiamo Boschetto Resistente. Una relazione e una modalità di connessione che è appunto celebrativa, profonda, colma di significati e di rituali. Le Feste sono perciò diventate Imboscate e i Boschi invece Infestati. Perché saranno con noi (in) festa, ma anche con il duplice significato e riferimento all’infestazione da bostrico, che non ha di certo risparmiato il boschetto che resiste.

Nei vostri eventi mi sembra di respirare un forte equilibrio tra ritualità collettiva e intimità individuale. Come riuscite a creare un senso di comunità senza perdere la dimensione personale?
Le giornate sono pensate per essere attraversate e conosciute insieme: tutte le esperienze che abbiamo proposto, dal brunch alla performance eco-emotiva o la creazione di un erbario invernale, sono tutte pensate per essere processi d’insieme. Di raccolta collettiva, di punti di incontro e condivisione. La dimensione personale verrà ospitata proprio in questa condivisione. Ogni persona sarà invitata a trovare il proprio linguaggio, il proprio modo per celebrare e abitare uno spazio, un bosco, in festa. L’invito sarà quello di portare la propria intimità interiore per farla comunicare con le altre, affinché si conoscano e mettano in relazione. Non con l’intento di trovare un’unica pratica comune, ma perché si incontrino tutte, in cerchio.

Mi parleresti di Imbolc, del primo appuntamento di domenica 2 febbraio?
Sia l’Imbolc celtico che la Candelora cristiana sono giorni di purificazione e festeggiamento per il ritorno della luce. Nell’Imbolc si accendono falò, nella Candelora una miriade di candele o ceri: il fuoco è l’elemento centrale di questa giornata.
La nostra avrà inizio con un brunch condiviso a Mia Majon, proseguirà poi con gli incontri ed esplorazioni boschive dove raccoglieremo suoni, elementi del bosco e storie. Al nostro rientro dal Boschetto, riscaldandoci con tanta tisana, trasformeremo le sensazioni e suggestioni trovate nel bosco in un laboratorio di collage poetry e rilegatura e poi creando anche un erbario cianotipico. Concluderemo con una passeggiata nella notte e un piccolo concerto acustico del cantautore Candirù pensato per questo evento. Tutto sempre in accompagnamento dei significati e simboli celebrativi che porteremo e accoglieremo lungo l’intero arco della giornata, che ci verranno ricordati e raccontati da Gaia di Studio ENERGEA. 

© Elisa Vettori

Il ritiro primaverile sembra un momento di particolare intensità, legato al concetto di fioritura e rinascita. Quali pratiche caratterizzeranno questa esperienza e cosa significa “schiudersi” in questo contesto?
“La Schiusa” è il gruppo di giornate che abbiamo organizzato in coincidenza con la Pasqua cristiana per evocare quel momento in cui un qualcosa si schiude. Dopo il lungo inverno di preparazioni e attese, che sia un uovo che si schiude, un seme che inizia a germogliare, un bocciolo che inizia a spuntare, abbiamo deciso di dedicare questo ritiro alla raccolta dei passaggi precedenti (le due domeniche del ciclo) e alla preparazione di semine - simboliche e interiori - condivise per fioriture e rinascite collettive. Le giornate saranno abitate da momenti di lettura, di ascolto collettivo e pratiche di espressione, pratiche somatiche e in contatto con il corpo e banchetti festivi condivisi. Ci saranno poi anche gli oggetti, elementi e produzioni provenute dai passaggi precedenti che verranno presentati, raccontati e celebrati.

© Elisa Vettori

Il cibo e le bevande calde accompagnano ogni fase del percorso. Qual è l’importanza di questi momenti conviviali nelle vostre celebrazioni?
Mia Majon, lo spazio-casa che ospiterà il ciclo di incontri, è un luogo di ospitalità dove il cibo è sempre legante di ogni esperienza. Solitamente per colazione, a volte anche per brunch e merende conviviali, l’elemento di condivisione di buon cibo sincero è al centro delle nostre occasioni di incontro e di Mia Majon come progetto residenziale. Nel ciclo di Feste Imboscate X Boschi Infestati, è stato per noi essenziale portare la dimensione del banchetto condiviso, anche in chiave fisica scegliendo di ospitarli attorno al nostro tavolone comunitario in legno. Un’esperienza che, appunto, portiamo spesso in casa (a prescindere dal motivo di ritrovo) ma che con questi incontri vuole essere dedicata alle celebrazioni che vogliamo condividere e risignificare insieme.

Un’ultima domanda. Il progetto evoca un bosco che si addensa, che bisbiglia, che si interroga. Se il bosco potesse parlare, cosa credete che direbbe oggi all’umanità?
Di andare a trovarlo, mettersi in ascolto tra le fronde dei suoi alberi. Di trovare spazi e modi per conoscerlo, imparare a comunicarci. Osservandolo lunghe ore, affidandosi al suo abbraccio sicuro anche quando severo. Di scoprire e scrivere le sue storie, di scriverle insieme e di non intendere la sua presenza come scontata. Di avvicinarsi e chiedersi più spesso: cosa mi sta raccontando oggi il bosco?

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