Accadde a Cortina

Una caccia al tesoro letteraria nel museo diffuso delle storie delle Dolomiti

Cortina, Archivio Storico Zardini

Cortina mi piace molto, è grandiosamente cinta di montagne, è magnificamente verde. Ma chissà quando potrò percorrere quei prati che ora mi fanno tanta gola!
Alberto Moravia, Se questa è la giovinezza vorrei che passasse presto. Lettere (1926-1940), Bompiani, 2015

La letteratura si lascia avvolgere dal paesaggio e le parole degli autori riecheggiano nella valle, parte inscindibile di un percorso storico e geografico, in “Accadde a Cortina”: il primo museo diffuso della letteratura delle Dolomiti. Un progetto curato da Francesco Chiamulera, già ideatore del festival “Una montagna di libri”, che trasforma la Conca Ampezzana in un archivio vibrante, un racconto corale che si snoda tra 18 pannelli in corten posizionati dal centro storico ai sentieri più impervi.

Volevamo creare qualcosa che accogliesse il visitatore e andasse oltre la semplice commemorazione – ammette Chiamulera –. Immaginate di camminare per i boschi e di imbattervi naturalmente nelle storie che hanno attraversato questi luoghi. Scovarle tutte è un po' come una caccia al tesoro letteraria, dove ogni cartello è una porta che spalanca mondi sconosciuti o dimenticati”. Corso Italia, la ciclabile delle Dolomiti, le piste delle Tofane e i rifugi di montagna diventano palcoscenico di una narrazione collettiva che vede il patrimonio Unesco puntellato dai discreti pannelli realizzati da MosaicoGroup. Un qrcode su ogni installazione rimanda all'archivio digitale multilingue, con brani di autori noti legati a Cortina letti da grandi attori, grazie alla collaborazione con Emons Audiolibri, in una formula pensata per rendere l'esperienza immersiva per tutti e accessibile a persone con disabilità visive. Contenuti ora raccolti sul portale accaddeacortina.it.

La Cortina degli scrittori aggiunge nuove sfumature alla patinata Regina delle Dolomiti, destinazione mondana degli inverni turistici. Qui Hemingway affinava la sua tecnica narrativa sperimentando, nel 1923, il suo racconto “Fuori stagione”, pietra miliare della sua poetica del sommesso e del non detto. “Nei primi anni Venti Cortina è stata per lui una vera palestra di scrittura – ricorda Chiamulera –. Un laboratorio dove sviluppare quella celebre tecnica dell'iceberg, dove ciò che non si dice è altrettanto importante di ciò che si racconta”.

Le storie si stratificano come i calcari delle Dolomiti. Eugenio Montale dedica versi al Lago del Sorapis, Dino Buzzati accarezza con lo sguardo la Croda da Lago, Edward Morgan Forster costruisce racconti sotto mentite spoglie. Ma a esplorare questa valle, per prime, furono le scrittrici: Amelia Edwards ed Elizabeth Tuckett, anticipatrici di una tradizione che poi avrebbe attirato Saul Bellow, Vladimir Nabokov, Alberto Moravia, Giovanni Comisso. "Volevamo un museo diffuso che avvolgesse il visitatore mentre cammina – rivela il curatore -. Qui le conoscenze nascono interagendo con i luoghi, quasi naturalmente. Per questo abbiamo scelto l'acciaio corten, un materiale che sviluppa naturalmente la ruggine, esaltando il valore e la bellezza del tempo che scorre”.

Un progetto che guarda al futuro, accompagnando Cortina verso le Olimpiadi del 2026, ma con la consapevolezza profonda che la vera eredità sono i racconti che attraversano il territorio. Ogni pannello è così un capitolo di un libro collettivo, ogni sentiero una pagina ancora tutta da leggere per esplorare brani di Alberto Arbasino, Giovanni Comisso, Guido Piovene e Indro Montanelli, e ancora Andrea Zanzotto, Rachele Padovan, Milena Milani e Linuccia Saba. La piattaforma digitale raccoglie i testi in italiano e inglese, con una sezione dedicata alla lingua ladina, preservando i dialetti e le voci del territorio in un archivio che è memoria e dialogo continuo tra letteratura, storia e paesaggio, tra parole e montagne. Un invito a riscoprire Cortina come un'antologia di volti, storie, sentieri, rifugi, boschi e crode.

 

"Qui tutti possono essere influencer nel senso più profondo – conclude Chiamulera con un sorriso –. Nella loro contemplazione quotidiana della montagna, le persone si imbattono naturalmente in queste brevi note di storie così importanti da raccontare”. Nel solco di questa narrazione corale, due pannelli aprono e chiudono il percorso come affreschi letterari emblematici che raccontano parabole di scrittura e di montagna. Ad avviare il museo diffuso è il totem dedicato a Ernest Hemingway e “Fuori stagione”, un racconto scritto proprio a Cortina nei primi anni Venti, tra l'Hotel Bellevue e l'Hotel Concordia. Un estratto del romanzo dipinge, a un tratto, “un giorno di vento, col sole che sbucava da dietro le nuvole e poi spariva tra spruzzi di pioggia”. Il racconto è un esperimento narrativo in l'autore sperimenta la sua celebre tecnica che fa del celato la struttura portante della narrazione. Una storia enigmatica di pesca mancata, di tensioni non dette, di silenzi che pesano più delle parole, affidata nell'audiofile alla voce carismatica di Paolo Pierobon.

About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
A chiudere il percorso, il “pannello 18” dedicato a Mario Rigoni Stern e Giovanni Cenacchi e posizionato a Ra Stua, davanti alle Crepe de Socroda e alla Croda d'Ancona. Qui Rigoni Stern tenne il suo ultimo intervento pubblico fuori dall'altopiano di Asiago, nell'agosto 2007, raccontando storie di montagne, boschi e pascoli. Il suo albero preferito era il larice, simbolo di resistenza e radicamento, che in autunno indora i declivi, ancorato alla terra con radici profonde, come la sua stessa esistenza: attraversata da tre fronti di guerra, dai campi di prigionia, ma sempre capace di rinascere e raccontare. Giovanni Cenacchi, alpinista e scrittore, vedeva negli altipiani di Ra Stua e Sennes l'emblema di una montagna vissuta senza i rischi delle grandi altezze, camminando tra prati e pini cembri, tra vento e silenzi, con una “disperata voglia di vivere”. Anche Cenacchi avrebbe apprezzato un'ultima scommessa esplorativa: quella cercare le storie di “Accadde a Cortina”, al centro di “un’isola di montagne che noi chiamiamo Alpi, solcata per ogni versante da valli profonde lungo cui scende quasi tutta la nostra acqua. Questo è il centro, questo il posto giusto da cui cominciare a fuggire”.
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