Sospiri di luce
L’anima dei monti nelle fotografie di Flavio Faganello

Flavio Faganello, Senza titolo, Löcherhof di Val Martello, 2003, fotografia, Archivio Flavio Faganello, Provincia Autonoma di Bolzano
Flavio Faganello, Senza titolo, Löcherhof di Val Martello, 2003, fotografia, Archivio Flavio Faganello, Provincia Autonoma di Bolzano
Nel cuore di un confine sospeso tra passato e presente, si apre la mostra “Feel”, un incontro intimo con l’anima visiva di Flavio Faganello, fotografo trentino capace di catturare l’essenza nascosta dei luoghi più remoti. Curata da Margherita Cestari, l’esposizione porta alla luce le storie silenziose dei masi di montagna, simboli di una solitudine che si intreccia con il respiro del paesaggio. Ogni immagine sembra sussurrare memorie perdute, rievocando quell’attimo fragile in cui l’occhio del fotografo si è fatto custode del tempo. Con un allestimento che avvolge i sensi, “Feel” non è solo una mostra da osservare, ma un’esperienza da sentire, da vivere. Un invito a immergersi nelle percezioni che hanno toccato l’anima di Faganello, là dove la luce sfiora le vette e il silenzio racconta le storie più profonde. La mostra sarà visitabile fino al 26 ottobre 2024 presso La Seconda Luna a Laives. Da non perdere un appuntamento collaterale della mostra: giovedì 24 ottobre, alle ore 18:30, è previsto un incontro di yoga. Isabella Nardon, artista e insegnante di yoga, propone una pratica di sperimentazione corporea e visiva che promuove un approccio partecipativo all’arte. In questo incontro di yoga in galleria, le e i partecipanti avranno la possibilità di relazionarsi in modo interattivo con le opere di Flavio Faganello, instaurando così un nuovo dialogo con il proprio corpo e lo spazio.

Margherita, qual è l’importanza della raccolta “Gli eredi della solitudine” nel contesto del fotoreportage e come riflette le trasformazioni socio-culturali dei masi di montagna altoatesini?
“Gli eredi della solitudine”, pubblicato nel 1973, nasce da un lungo periodo di ricerca di circa due anni condotto da Flavio Faganello insieme al giornalista trentino Aldo Gorfer. I due hanno viaggiato attraverso i masi delle valli altoatesine per documentare una realtà rurale in rapida trasformazione. Questo volume segue Il vento bussa alla porta (1970), che esplora l’area trentina, e insieme formano un dittico che mette in dialogo le due regioni. L’intento era duplice: da un lato, mostrare le somiglianze tra le comunità trentina e altoatesina, entrambe legate a una tradizione rurale millenaria; dall’altro, evidenziare il crescente divario tra la vita in montagna e l’avanzare della modernità, che negli anni '70 si fa sempre più marcato. Il fotoreportage cattura non solo un mondo che sta scomparendo, ma anche il conflitto tra il vecchio e il nuovo, tra un’identità radicata nella terra e la spinta del progresso.

In che modo l’allestimento multisensoriale della mostra contribuisce a trasmettere le emozioni e le percezioni dell’autore durante il momento dello scatto?



Quali tecniche fotografiche e scelte stilistiche Flavio Faganello ha utilizzato per catturare la vita quotidiana nei masi, e come queste tecniche influenzano l’interpretazione delle sue opere oggi?
Aldo Gorfer e Flavio Faganello sono stati guidati nel loro viaggio tra i masi di montagna dai parroci delle comunità circostanti, che hanno facilitato il loro accesso e creato connessioni con gli abitanti locali. A differenza di quanto avvenuto in Solo il vento bussa alla porta, il risultato finale di questo progetto è molto più equilibrato. Le fotografie di Faganello trovano il loro giusto spazio e si intrecciano armoniosamente con il testo, creando una narrazione coesa. La tecnica fotografica di Faganello adotta vari approcci; uno di questi, presentato anche in mostra, è l’avvicinamento: l’autore inizia a fotografare da lontano e, con calma, si avvicina al soggetto. Questo metodo consente una introduzione graduale alla realtà che intende ritrarre, caratterizzata da uno sguardo attento e significativo. Grazie a questa modalità, riesce a catturare sfumature sottili e significati profondi, rendendo così un discorso più ampio e complesso. Inoltre, l’esposizione prevede un’audioguida pensata per rendere la fruizione della mostra più accessibile e coinvolgente. Questo elemento uditivo arricchisce l’esperienza, evocando il senso di viaggio e di esplorazione tra le valli. L’audioguida presenta una voce narrante che simboleggia il vento, quello stesso vento che un tempo accompagnava Faganello nei suoi spostamenti attraverso i masi, ora guida il visitatore nella scoperta di aspetti intimi della vita quotidiana. La narrazione si sofferma sia sugli spazi interni dei masi che sulle dinamiche della vita all’esterno, illuminando l’approccio etnografico e antropologico presente nelle opere di Faganello.


Come si collega il lavoro di Faganello con le tematiche della disantropizzazione e dei mutamenti del paesaggio, e quali messaggi si possono trarre dalla sua opera in relazione a questi fenomeni contemporanei? E in che modo l’opera di Faganello può essere vista come una testimonianza della memoria collettiva e dell’identità culturale trentina e sudtirolese?
Queste riflessioni sono pensate per coinvolgere il fruitore, stimolandolo su temi importanti, ma senza fornire risposte definitive alle domande sollevate. Rappresentano piuttosto delle metariflessioni sulla mostra e sull’approccio all’opera di Faganello. La questione della disantropizzazione emerge come una riflessione immediata: negli anni '70, questo tema iniziava a farsi sentire con sempre maggiore intensità, portando con sé un’ombra di minaccia sulle realtà locali. Oggi, questa percezione si manifesta in modi sia positivi che negativi, invitando anche a una riflessione approfondita sul turismo in Trentino-Alto Adige. In merito alla memoria collettiva trentina e sudtirolese, la narrazione fotografica di Faganello offre un linguaggio immediato e accessibile al pubblico contemporaneo. La sua poetica si concentra sull’individuo, sull’uomo e sulla donna, sulla vita quotidiana e sulle loro realtà. L’interesse per un approccio documentario, etnoantropologico ed etnografico costituisce il nucleo centrale della sua opera, veicolando identità culturali e memorie che si rivelano come elementi distintivi e caratterizzanti.

La mostra si può visitare dal martedì al sabato dalle ore 16:00 alle 19:00. Il venerdì e il sabato rimarrà aperta anche di mattina dalle ore 10:00 alle 12:00.