Greetings from FranZine
Tra alberi, montagne e fantastici mondi di carta: intervista a Francesca Habe

FranZine mini-me A6 n°1, Francesca Habe Lärchenberge (c) Francesca Habe
Ho conosciuto Francesca Habe a the Art Chapter a Milano, evento coloratissimo dedicato all’editoria indipendente e sperimentale. Francesca era lì assieme a molti altri espositori per mostrare e vendere i suoi lavori. Da subito Francesca ha attirato la mia attenzione per l’immediata impressione di familiarità che ho percepito avvicinandomi a lei e al suo banco, a partire dal suo abbigliamento, ma non solo. Indossava una camicia scozzese, un caldo maglione di lana e un foulard con le stelle alpine, se non ricordo male. I suoi occhi erano sorridenti. Davanti a lei, sul banco, si dispiegavano una varietà di immagini e soggetti a me familiari anche se nuovi e intriganti: raffigurazioni di montagne e alberi su cartoline e libretti dalle raffinate carte e stampe e delle misteriose scatole con all’interno piccoli pezzi di bosco. Anche una scritta sui alcuni fascicoli ha attirato la mia attenzione: “FranZine”. Non poteva non saltarmi all’occhio la similarità con franzmagazine. La mia curiosità a questo punto è ulteriormente lievitata…
Contrariamente a quanto avevo pensato il primo momento, Francesca Habe non è originaria delle nostre montagne ma è una grande estimatrice dell’Alto Adige, dove ama tornare appena può per immergersi nella natura, allontanandosi dalla metropoli. Francesca vive a Milano ed è grafica e giornalista. Dopo gli studi in grafica e illustrazione, ha lavorato per diversi anni nell’art direction di riviste come Vogue Italia, Uomo e Bambino e Vanity Fair e si è poi specializzata nella progettazione grafica di libri d’arte e cataloghi per case editrici come Electa, Skira, Silvana Editore e per gallerie d’arte come la Galleria Antonia Jannone e la Galleria Salamon Fine Art di Milano. Francesca svolge tutt’ora quest’attività a cui ha affiancato dal 2019 il bellissimo progetto personale “FranZine”, autoproduzione di fanzine – che avremo modo di scoprire in quest’intervista.

Le fanzine (da fan + magazine) per chi non lo sapesse, sono riviste indipendenti a tiratura limitata, nate (letteralmente) dalle mani di creativi o appassionati di determinati fenomeni culturali, realizzate sotto l’imperativo del “diy” (fai da te) e quindi artigianalmente. Sono magazine democratici, potenzialmente alla portata di tutti e quindi pop, ma anche punk, poiché indipendenti ed espressione di particolari subculture. Le zine sono nate intorno agli anni ‘20 e ‘30 e sono state spesso strumenti di contestazione politica. In tempi più recenti, negli anni ‘70 e ’80 hanno visto larga diffusione come espressioni di realtà giovanili controcorrente. Per esempio venivano create, distribuite o vendute nei “posti giusti” dai fan dei gruppi musicali più seguiti. Oggi le fanzine sono manufatti editoriali sempre più raffinati esteticamente e culturalmente: produzioni di nicchia, ma mai marginali, anzi dotate di uno “statement” sempre più cool, seppur ancora manifesto di un mondo alternativo o di controtendenza.
Francesca, ci racconti come nasce il tuo progetto FranZine?
Il nome FranZine nasce dall’unione di Franzi, il mio soprannome, con zine. L’idea del progetto ha preso forma nell’estate del 2019, quando mi sono ritrovata ad avere un po’ più di tempo libero dal lavoro e mi sono lasciata conquistare da una serie di manufatti in carta che ho visto esposti nella Libreria BK di Milano, come i fantastici libricini e leporelli realizzati dal collettivo “Schiene Pelose” e da “Libri Finti Clandestini”. Avevo assistito anche a una conferenza del bravissimo illustratore Guido Scarabottolo, in cui concludeva dicendo che il futuro è nell’autoproduzione e così mi sono detta che volevo provare a fare anche io qualcosa di mio, mettendomi alla prova nel mondo creativo della carta che mi ha sempre entusiasmato.
Ho realizzato quindi la prima fanzine proprio in collaborazione con Roberta di Tonno e Sara Giani Tagliabue di “Schiene Pelose” che ho conosciuto da Libreria BK. Ho creato velocemente altri tre numeri, coinvolgendo amici e conoscenti, tutti artisti e illustratori che stimavo. Poi in seguito sono stata anche contattata dagli stessi creativi che hanno apprezzato il mio progetto. Con queste zine ho voluto dare vita a una sorta di “palestra creativa“ dove gli autori coinvolti potessero sentirsi liberi di esprimersi e sperimentare. Io mi occupo di tutto il resto: la parte grafica, la stampa e il confezionamento.

Quanto lavoro c’è nella realizzazione delle FranZine?
Moltissimo. Le persone spesso non si rendono conto di quanto lavoro ci sia dietro. Alcuni numeri sono stati più semplici da fare, altri sono stati complessi e faticosi, a seconda delle idee a cui volevamo dare forma con gli autori. In alcuni numeri ciò ha comportato anche l’inserimento di carte diverse, di ritagli, fastellature e pop up. A volte abbiamo inserito anche sovracopertine/poster in formato A3. Non ci siamo fatti mancare niente! In alcuni casi ho utilizzato anche timbri e francobolli antichi e rari, bustine ed elementi di cartoleria che non si trovano più e che amo scovare in vecchi negozi. Ho anche battuto a macchina delle parti di testo, cosa che implicava il dover rifare tutto da capo se ci scappava l’errore…
Francesca, dai delle limitazioni o linee guide agli autori?
Gli autori delle fanzine possono esprimersi in piena libertà, anche se inizialmente concordiamo il numero insieme. Fornisco alcune minime limitazioni di natura editoriale, come la richiesta di sottolineare graficamente la F e la Z. Poi c’è un formato prestabilito, che è l’A5. Le stampe sono in xerografia in nero o a colori o in Risograph, quasi esclusivamente su carte Favini, confezionate con punto metallico o cuciture a mano o con filo di cotone colorato. Le pagine sono perlopiù 16, anche con ritagli manuali e le copie numerate sono 99. C’è un ulteriore elemento distintivo: attacco un bollino adesivo colorato di 8 mm su ogni fanzine. Pensa che trovo i bollini di questa misura così piccola solo a Bolzano, nella Cartoleria Amonn. Non poche volte mi sono fermata da voi in città per fare una bella scorta di bollini!
Esiste qualche elemento/tema continuativo che fa da sotto traccia alle FranZine?


Come dicevo non ci sono imposizioni tematiche da parte mia. Forse all’inizio c’era un certo focus sulla natura e gli animali che si è andato via via ampliando e diversificando. A volte, se gli autori me lo chiedono, fornisco io qualche traccia, ma sempre sulla base del loro lavoro e delle loro attitudini. Se proprio devo trovare un comune denominatore tra i diversi numeri direi che è l’ironia. Assieme allo spirito giocoso. Ma magari è più interessante chiederlo a un osservatore esterno come te…

Personalmente ho notato che in più di un numero ritornano gli alberi. E poi ci sono anche gli abitanti del sottobosco, come i funghi…

Qual è il tuo legame con Il Trentino Alto Adige e le Alpi in particolare?
La montagna è un luogo d’elezione per me. Da piccola l’ho frequentato spesso con la famiglia, soprattutto in Valtellina. Poi crescendo ho visitato altre valli e ho scoperto i miei luoghi del cuore. Sicuramente uno di questo è la Val d’Ultimo dove amo tornare appena posso, soprattuto ad inizio estate ed in autunno. Soggiorno a Santa Gertrude sempre nella stessa pensione familiare che ha il suo maso con l’orto, i fiori e le mucche. Lì sono tutti molto accoglienti con me. In queste stagioni non invase dal turismo mi piace passeggiare, osservare e sentire la presenza della natura con le sue mille sfumature e profumi. E poi amo tutto l’immaginario legato alla montagna, dalle stelle alpine alle baite dalle camice in tartan agli scarponi, dai pini secolari agli animali di grande e piccola taglia che popolano i boschi, reali e fantastici…
Alle montagne sono dedicate le “FranZine Mini – me”, realizzate interamente da te: la n. 1° “Lärchenberge” e la n. 4° “Greetings from Lärchenberge”. Di cosa si tratta?
Sono dei lavori che realizzo in autonomia e che mi danno una sensazione di grande libertà. Mi mettono in contatto con la natura e mi fanno sentire in sintonia con la montagna. Ad ogni nuovo incontro è una nuova meraviglia e io non posso che esserne grata. Il primo è un piccolo “Baedeker” per appassionati di panorami alpini; il secondo, un leporello composta da otto cartoline da appendere o sfogliare. Rappresentano delle montagne immaginarie, che realizzo con la tecnica del frottage, appoggiando dei foglietti bianchi sulla superficie irregolare dei larici millenari (sulla parte alla base del tronco, quella priva di corteccia) che incontro nelle passeggiate e su cui faccio pressione con un pastello a cera nero. Ogni volta il risultato che ottengo è diverso, spesso sorprendente nel modo in cui i segni si giustappongono al bianco della carta, suggerendo la presenza di nevai e ghiacciai, ma anche di luci e ombre. Il leporello l’ho voluto inserire in un astuccio che ricorda le custodie delle cartoline in voga negli anni ‘60 e ‘70 e che spesso ritraevano vedute di montagna; non a caso ho scelto di chiamare questa raccolta “Greetings from Lärchenberge”. Le FranZine n 1°, invece, sono rilegate con laccetti verdi chiaro e scuro che ricordano gli aghi dei laricii. Quando vado in montagna, oltre a realizzare nuove vedute, mi porto dietro questi lavori per ambientarli nelle foto. In Val d’Ultimo, fuori da un sentiero, ho trovato una roccia meravigliosa, un posto magico, dove ho scattato diverse fotografie.

C’è anche un altro lavoro extra FranZine, che hai sviluppato dall’osservazione della natura: Lichenopedìa…
I licheni sono la mia nuova passione. Contrariamente a quanto venga spontaneo pensare, non sono parassiti. Vivono su alberi e rocce ma senza togliere nulla a chi li ospita. La franzine n 14° Micorri–Zine – Appunti visive di simbiosi mutualistica è dedicata ai licheni e ai muschi e l’ha realizzata il giovane e bravo Federico Fusetti, in arte Federico Blu di Prussia, che guida il lettore in questo fantastico mondo attraverso immagini suggestive e testi teorici. Il mio progetto Lichenopedìa è un lavoro diverso rispetto alle zine. Creo delle scatoline, dei piccoli “cabinets de curiosité” dove inserisco dei licheni che ho raccolto nelle mie passeggiate in montagna. Li scelgo in base a colori e forme, che sono spesso incredibili. Sono elementi vivi, che forse sbiadiscono leggermente, ma si conservano bene nella carta. Fisso i licheni allo sfondo su una carta verde che ho scelto all’inizio, per la prima scatolina (e che guarda caso si chiamava Moss, muschio!). Li cucio a mano e aggiungo delle didascalie scritte a macchina. Questo lavoro dei licheni è un po’ un mio ringraziamento alla natura. In tanti anni di passeggiate nei boschi non mi ero mai soffermata ad osservarli. Circa un anno fa, invece, mi trovavo in Val d’Ultimo e ho visto una luce particolare illuminare nel sottobosco dei rametti scuri con sfumature gialle quasi fluorescenti. Li ho raccolti senza sapere cosa ne avrei fatto e dopo non molto l’idea è venuta fuori. Di recente, trovandomi a Venezia, ho scoperto che i licheni vivono anche lì nei giardini, sugli steccati, sulle pietre d’Istria e non li avevo mai notati. Venezia è l’altra mia meta prediletta, quindi non potevo non avviare una nuova raccolta e una nuova serie di “Lichenopedìe” con i licheni della laguna.
Francesca, quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?
Come nuovi lavori di grafica di recente ho realizzato l’immagine coordinata del Festival SacreSelve e ora sto preparando due cataloghi per la galleria Salamon Fine Art (uno è sulle incisioni tahitiane di Gauguin). Ho poi in programma di realizzare una FranZine di Santi illustrati da Asami Tagahashi con cui avevo già pubblicato il n°12 e che vorrei presentare al prossimo Art Chapter di gennaio 2025. Il bello delle FranZine è che sono potenzialmente infinite ed ogni volta sono una bellissima avventura. Quindi direi che ne vedrete delle altre!


È possibile contattare Francesca Habe, visionare e acquistare le FranZine scrivendo a Francesca sui profili Instagram @franzine_milano e @franzigram18.