The Mountain Touch: un viaggio nella natura che cura

The Mountain touch, Archivio MUSE – Museo delle Scienze, foto Matteo De Stefano

In un mondo frenetico e sempre più urbanizzato la Natura emerge come un rifugio silenzioso, una guaritrice antica e saggia che si prende cura degli esseri umani con una delicatezza quasi magica. Gli alberi, custodi silenziosi delle foreste, rilasciano terpeni, quei composti volatili che, inalati, potenziano il nostro sistema immunitario, fortificando le cellule natural killer, pronte a difenderci da infezioni e malattie. Il concetto giapponese del “shinrin-yoku”, o “bagno di foresta”, ci invita a immergerci nei boschi, dove ogni respiro è intriso di fitoncidi, gli oli essenziali che le piante rilasciano per comunicare e proteggersi. Questi invisibili elisir sono in grado di ridurre il cortisolo, l’ormone dello stress, permettendoci di ritrovare calma e serenità. Studi scientifici hanno dimostrato che trascorrere del tempo tra gli alberi non solo migliora l’umore, ma incrementa anche la vitalità e riduce la depressione, quasi come se le foreste fossero in grado di assorbire le nostre preoccupazioni. Respirare l’aria pura dei boschi, ricca di ossigeno e ioni negativi, ha effetti benefici sul nostro sistema nervoso. Quegli ioni negativi, abbondanti nelle foreste, migliorano la qualità del sonno e riducono l’ansia, facendoci sentire più energici e rilassati. Ogni inalazione diventa una danza invisibile tra l’essere umano e la Natura, un respiro di vita che rinvigorisce l’anima. Anche la semplice visione del verde ha un potere terapeutico. Guardare un paesaggio naturale, con la sua sinfonia di colori e forme, riduce l’ansia e migliora la capacità di attenzione, come se la Natura ci offrisse una tregua dai pensieri frenetici. Le aree verdi nelle città, con la loro calma rassicurante, sono oasi di benessere che migliorano la qualità della vita degli abitanti.

In un’epoca in cui l’ecoansia, l’angoscia per la crisi ambientale, affligge sempre più persone, il rapporto con la Natura diventa ancora più cruciale. Questo contatto non solo allevia le preoccupazioni, ma ci riconnette con la Terra, ricordandoci l’importanza di proteggerla. In questo abbraccio costante, la Natura si rivela una potente guaritrice, capace di ristorare il corpo e l’anima. E così, tra alberi che sussurrano segreti e cieli che respirano insieme a noi, scopriamo che è lei, la Madre Terra, la nostra più grande alleata nel cammino verso il benessere.

È a partire da queste premesse che nasce la mostra “The Mountain Touch. Un viaggio della natura che cura” inaugurata sabato scorso al Muse di Trento. Un’esposizione che nasce grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna di Torino e che è curata da Andrea Lerda

The Mountain touch, Archivio MUSE – Museo delle Scienze, foto Matteo De Stefano
About the authorStefania Santoni Sono nata nel cuore di una fredda notte di gennaio, tra il bagliore della luna piena e il [...] More
“Come è nata l’idea di questa mostra? Era il 2021, quando come Museo della Montagna avevamo presentato la mostra ‘Ecophilia’. Era un periodo difficile, segnato dalla pandemia. In quella situazione, in cui si parlava di malattia e morte, ho notato che durante le aperture delle restrizioni le persone si dirigevano in massa verso la montagna, il mare e i parchi: questi luoghi naturali erano affollati. Era un’immagine sorprendente. Noi esseri umani non cercavamo di uscire di casa solo per lo stress, ma per un richiamo biologico verso l’ambiente naturale. Mi viene in mente una lettura che feci proprio nel 2021, di Edward Wilson. Nel 1984, il biologo statunitense introdusse il termine ‘biofilia’ per descrivere la ‘tendenza innata a concentrare il [nostro] interesse sulla vita e sui processi vitali’. La biofilia è un sentimento di affiliazione emotiva che possediamo ma che abbiamo smarrito nel corso della nostra evoluzione. Da qui nasce l’idea di sviluppare una mostra volta a esplorare il tema dell’emergenza climatica da una prospettiva diversa: come l’esposizione agli elementi naturali può giovarci biologicamente e psicologicamente? In che modo la trasformazione e la degradazione degli ecosistemi naturali e la perdita della biodiversità impatteranno negativamente su di noi, sia a livello biologico che psicologico? Pur consapevoli che il contesto espositivo non può in alcun modo sostituire la presenza fisica in montagna e nella natura, le opere in mostra permettono di creare un collegamento diretto con l’esterno, attivando ‘stati di benessere’ in grado di agire sulla coscienza e la consapevolezza delle persone” mi racconta Andrea Lerda. 

Le opere incluse nel progetto possiedono un forte carattere esperienziale, e la scelta curatoriale punta a offrire ai visitatori un viaggio installativo capace di attivare una partecipazione multisensoriale ed emozionale. Attraverso video, installazioni sonore, interventi site-specific, ma anche fotografia e opere su carta, la materia naturale diventa protagonista, presente fisicamente ed evocata dai linguaggi della creatività contemporanea. In “The Mountain Touch”, arte e scienza si intrecciano per permettere di vivere e osservare la relazione con il mondo naturale attraverso uno sguardo inedito. Ogni opera è accompagnata da una narrazione scientifica, che fornisce contenuti tecnici mantenendo un linguaggio accessibile e divulgativo. La scienza, nel dialogo con la creatività contemporanea, trova un alleato per svelare le dinamiche nascoste nei meccanismi biologici della natura. Il percorso espositivo mira a rendere più consapevoli le persone del profondo legame con l’organismo natura in cui siamo immersi, identificando l’esperienza dello “stare” in montagna e nella natura come momenti in cui ogni essere umano può sviluppare e nutrire il proprio senso di empatia e di ecologia verso il mondo. Questo viaggio poetico attraverso le installazioni non solo stimola i sensi, ma risveglia anche la nostra connessione innata con la terra, ricordandoci che siamo parte di un tutto più grande, un organismo vivente che chiamiamo Natura.

The Mountain touch, Archivio MUSE – Museo delle Scienze, foto Matteo De Stefano

Chi sono le artiste e gli artisti che troviamo nel percorso espositivo? Paola Anziché, Zheng Bo, Ruben Brulat, Alberto Di Fabio, Michael Fliri, Christian Fogarolli, Lucas Foglia, Fernando García-Dory, Nona Inescu, Zora Kreuzer, Bianca Lee Vasquez, Marzia Migliora, Caterina Morigi, Andrea Nacciarriti, Vera Portatadino, George Steinmann, Peter Stridsberg. Assieme a loro hanno dialogato Federica Zabini e Francesco Meneguzzo – Ricercatori presso l’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale per le Ricerche, che da anni sta conducendo la più ampia campagna sperimentale mai effettuata sugli effetti della terapia forestale e delle immersioni negli ambienti verdi insieme al Club Alpino Italiano e al Centro di Riferimento per la Fitoterapia della Aou Careggi a Firenze.

Scopriamo più da vicino qualche lavoro della mostra. 

Partiamo da Alberto Di Fabio e dalla sua “Materia Invisibile”. L’artista trova ispirazione nel mondo delle scienze naturali, come la biologia, la chimica e l’astronomia. La montagna, descritta come una “rampa di lancio verso quel gigantesco mantello blu”, è un tema centrale nella sua opera. Nel grande wallpainting intitolato appunto “Materia invisibile”, l’artista cattura tutte le sensazioni vissute durante uno dei suoi primi incontri con la montagna: l’energia radiante della luce, l’odore della pioggia che cade, la seduzione del paesaggio circostante e del cielo, nelle sue sfumature di blu, azzurro, grigio e bianco, sopra di lui. Con una pittura gestuale e performativa, Alberto Di Fabio ci guida nel suo viaggio attraverso il mistero della materia, esplorando le forme e le consistenze della struttura eterogenea, molecolare e subatomica della natura.

Le fotografie della serie “My Private Fog” rivelano un’azione performativa di Michael Fliri, in cui l’artista indossa una serie di maschere trasparenti, create dai calchi di pietre e minerali raccolti durante le sue camminate in alta montagna. I due corpi, inizialmente entità separate, si fondono gradualmente come abitanti dello stesso spazio atmosferico. Rendendo visibile ciò che normalmente sfugge al nostro sguardo, Michael Fliri apre un varco di riflessione sui concetti di interazione e metamorfosi.

The Mountain touch, Archivio MUSE – Museo delle Scienze, foto Matteo De Stefano

Paola Anziché crea sculture morbide e tattili, frutto di una ricerca in cui l’arte intreccia relazioni con l’antropologia, gli antichi rituali, la bioarchitettura e la scienza. Attraverso un processo paziente, che include l’immersione di tessuti naturali colorati nella cera liquida, l’asciugatura e poi ‘’intreccio, Paola Anziché ha dato vita a “La terra suona”, una scultura che richiama la forma di un grande alveare. Uno spazio accogliente, dove la giustapposizione di colori in cromie delicate ricorda un prato fiorito in primavera, il cui profumo avvolge lo spettatore, agendo su corpo e mente.

L’opera di Caterina Morigi esplora l’universo minerale su scala micro e macroscopica, rivelandone la connessione profonda tra il mondo naturale e il corpo umano. Riflettendo sul fatto che le ossa umane sono la parte dei corpi che resiste più a lungo nel tempo, conservando sia la componente organica che quella minerale, alcuni studiosi hanno esaminato il loro funzionamento a livello microbiologico. Hanno osservato caratteristiche che possono ispirare l’innovazione del marmo, rendendolo più resistente agli agenti atmosferici, o sviluppare nuove ricerche in direzioni opposte. Per questa mostra, l’artista amplia le sue ricerche in dialogo con scienziati, aprendo un nuovo filone di indagine focalizzato specificamente sull’universo montano. L’opera si manifesterà in una grande gigantografia adesiva a parete, riproducendo un dettaglio del progetto arte-scienza su cui sta lavorando, fungendo da tela su cui sarà allestita l’opera stessa.

La mostra ospita anche un interessante raccolta di eventi collaterali sotto il titolo “Feel the Mountain Touch. Attività in natura e visita alla mostra”, offrendo quattro giornate dedicate a esplorare i temi espositivi e a riconnettersi con la natura. Ogni mattina prevede un’attività sul campo con esperti, seguita da una visita guidata alla mostra nel primo pomeriggio. Il 28 luglio 2024, Marzia Migliora e Luca Stefenelli guideranno un’escursione sul monte Calisio, dove esploreranno il territorio attraverso racconti tematici. Il 3 agosto, MUSE presenterà “Officina verde”, una passeggiata nel Giardino Botanico Alpino Viote per scoprire le piante officinali montane e le loro applicazioni. L’11 agosto, Simone Salvagnin e Davide Ferro offriranno un’esperienza meditativa in natura, aiutando i partecipanti a entrare in sintonia con le loro percezioni. Infine, il 17 agosto, Anna Molinari di Eco Selvatica condurrà un “Bagno di Foresta”, integrando pratiche di rilassamento come la Mindfulness, lo Yoga e il Qi Gong, per favorire un contatto profondo con la natura e con gli altri partecipanti.

Avete tempo fino al 17 novembre per visitare questa chicca: tornerete a casa nutriti e con domande feconde rispetto alla relazione con la Natura e la sua capacità di prendersi cura di noi in maniera così generosa e nutriente.  

The Mountain touch, Archivio MUSE – Museo delle Scienze, foto Matteo De Stefano

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