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August 13, 2020

Guida per otto passeggiate nel bosco #07:
il sentiero radicale

Anna Quinz
“unlearning categories” è la mostra curata da BAU attualmente in corso a Museion che presenta alcuni dei lavori di artisti altoatesini acquistati dall’Assessorato alla Cultura Tedesca della Provincia di Bolzano. Queste ed altre opere si trovano nel volume “Arbeiten - Lavori in corso II”. Per muoverti in questa selva complessa di posizioni artistiche, visioni ed estetiche, JOSEF ti guida lungo 8 passeggiate metaforiche – tra bosco, spazi museali e carta stampata.

Aspirante esploratore e cercatore di funghi, bentornato. Oggi vorremmo condurti con noi lungo un percorso non troppo battuto, che ti richiederà un po’ di allenamento e molta attenzione. Ti chiediamo di fare uno sforzo, alzarti all’alba prima che la luce del sole riempia le fronde degli alberi e di addentrarti nel bosco quando è ancora quasi notte e non ancora giorno. In questo tempo liminale, di bui e luci, di brina e silenzi, iniziamo la nostra passeggiata, seguendo, questa volta, un sentiero radicale.passeggiata 7

Aspetta che la nebbia si diradi e si alzi lenta dal suolo. È reale o artificiale ciò che vedi attraverso la bruma? Scorgi il paesaggio che rivela al suo interno e senza timore, avanza.
[Benjamin Tomasi, Skafbylur]

OSSERVAZIONI

scarponi WanderschuheCamminando nel bosco, con i tuoi scarponi grossi addosso, ti sei mai fermato veramente ad osservare le radici che ti corrono sotto i piedi? Lo sguardo è normalmente attirato in alto, sulle cortecce degli alberi o lungo gli arbusti, eppure, senza l’intrico fitto delle radici, visibili o nascoste, tutto quel che si dirama in alto, non potrebbe nascere, vivere, crescere. 

“È attraverso l’apparato radicale, in effetti, che la pianta acquisisce la maggior parte delle informazioni sul proprio stato e su quello dell’ambiente nel quale è immersa; e, ancora, attraverso le radici che essa entra in contatto con individui limitrofi e gestisce collettivamente i rischi e le difficoltà della vita sotterranea. Le radici fanno del suolo e del mondo sotterraneo uno spazio di comunicazione spirituale. La parte più solida della terra si trasforma allora, grazie a esse, in un immenso cervello planetario, dove circolano non solo le materie ma anche le informazioni sull’identità e sul lo stato degli organismi che popolano l’ambiente circostante[1].

Ecco quel che ti proponiamo di fare oggi: abbassare gli occhi e perderti – senza perderti – all’inseguimento di ciò che, immobile, corre là sotto dove puoi o non puoi vederlo. bussola Kompass

Lo vedi quell’albero immenso e maestoso che ti dà il benvenuto? Ai suoi piedi, nelle viscere della terra, succedono cose incredibili, anche se tu puoi osservare, ad occhio nudo, solo qualche frammento di questa frenetica attività sotterranea…

Come una sorta di città meccanica, il bosco ospita apparati tecnologici che interagiscono tra loro, industrializzazioni naturali, azioni e apparati silvestri. Cerca di scorgere le parti e il tutto di questi meccanismi, oscuri e affascinanti.
[Hans Glauber, Bild Nr.90 Palast auf Schwarz]

Un po’ più in là invece, la vedi quello strapiombo, che pare precipitare dritto nel vuoto? Lì appesa c’è una straordinaria, intricata radice, che proprio per questa posizione da equilibrista che il suo albero mantiene da secoli, si si mostra nuda e scoperta ai nostri occhi, in tutta la sua complessità. 

Arrampicati su questa immensa radice, come fosse un attrezzo per esercitare il tuo corpo a movimenti inediti. Aggrappati, sollevati, penzola, volteggia, allungati. Fa della foresta la tua palestra, solitaria o collettiva.  
[Ingrid Hora, Gerät 2]

bastone WanderstockGià che sei allenato da questi ultimi sforzi, fermati un momento e poggiati a testa in giù lungo i confini di questo grandioso pino che ti si è parato davanti. Tieniti al bastone, se può aiutarti a mantenere la posizione. Ora che sei sottosopra, forse puoi capire meglio come funzionano le radici, i cervelli delle piante ben infilzati nel sottosuolo, intelligenze primigenie invertite e invisibili. 

“L’alto e il basso non sono infatti gli stessi per ciascuna cosa come per l’universo, ma ciò che ha la testa per gli animali sono le radici per le piante, se attraverso le funzioni che si devono distinguere e identificare gli organi[2].

Gli intrichi delle radici, come tubi immersi fuori e dentro terreno creano disegni e trame che ricordano quelle dei tessuti. Prova a seguirne le tracce e a immaginare di tessere insieme ad esse un ordito preciso e lineare. 
[Monika Fioreschy, Baum]

binocolo FernglasRitorna alla tua posizione bipede e riporta la testa in altro, dove è bene che stia. Ma ora che hai provato per un attimo questo flusso verticale e discendente, che hai sentito scorrere la vita e il sangue da su a giù e che hai sentito come sia lì sotto che nel mondo naturale succedono alcune delle cose più incredibili, prova a seguire con il tuo binocolo e con il nudo lo sguardo – fino dove arriva – le strade e i percorsi che quella radice costruisce nel sottobosco. Poi come un urbanista occulto, immagina il proseguire di queste ramificazioni giù giù in fondo, nel ventre della selvatica città sotterranea. 

“È per l’uomo come per l’albero. Quanto più egli vuole elevarsi in alto e verso la luce, con tanto più forza le sue radici tendono verso terra, in basso, verso le tenebre, l’abisso[3]”.

Immagina gli apparati radicali come fossero una struttura miniaturizzata, creata dal collage e dall’assemblaggio di parti e pezzi differenti, che prendono la forma di una sorta di abitazione per e della natura, che si mimetizza nello spazio boschivo, per custodire al suo interno, la vita. 
[Michele Bernardi, Haus]

coltellino TaschenmesserLa vita: è proprio questo il grandioso, epico racconto muto che le radici ci regalano. E non ci parlano solo di sé e dell’essere pianta, albero o terra. È anche di noi che quella radice laggiù, così ruvida e nodosa, ci sta parlando. Prendi il tuo coltellino e incidi, senza infliggere una ferita profonda, un piccolo segno sulla sua superficie scoscesa un segno del tuo passaggio. Lo senti, come questo scalfire, scalfisce anche te?

“La radice è come un secondo corpo, segreto, esoterico, latente: un anticorpo, un antimateria anatomica, che rovescia in modo speculare, punto per punto tutto ciò che l’altro corpo fa, e che sospinge la pianta nella direzione esattamente opposta a quella verso cui vanno tutti i suoi sforzi in superficie[4]”.

Pensa alle radici come immense madri che abbracciano le loro creature. Percepisci il legame vitale radicato in questo contatto materno, la linfa che scorre dalla genitrice al generato, la vita che passa di creatura in creatura.  
[Karin Schmuck, Mothers II, III, XIV] 

Ora spostati un po’ oltre quella radura e avvicinati a quella grandissima radice sventrata e vomitata dalla terra. Abbattuta da una tempesta, ormai privata da tempo dei suoi arti e della sua carne esteriori è rimasta così, svuotata ed esposta al nostro sguardo indiscreto. È una buona occasione per noi per guardarle dentro, scorgendo i punti in cui si è spezzata, quelli in cui si lasciava andare verso la luce quassù o quelli in cui era un tempo ferocemente attaccata alla terra madre. 

Osserva come la radice si svolge e si ri-accartoccia su sé stessa, come avvolge ciò che la circonda e come definisce linee apparentemente spontanee ma che forse invece, non lo sono affatto…
[Esther Stocker, senza titolo]

cestino KorbOra stacca con delicatezza qualche pezzo di terriccio penzolante da una radice a testa in su e riponilo nel tuo cestino, come testimonianza di un momento di vita e di morte a cui hai assistito.

Il nostro sentiero radicale finisce qui. Arrivederci, aspirante esploratore e cercatore di funghi. Ci rivedremo presto, tra queste immense radici che tanto ci hanno svelato della vita nascosta, sotterranea e criptica degli alberi, dentro e fuori, sotto e sopra, in alto e in basso.

Abbandona il bosco, lanciando un ultimo sguardo sul suo insieme, disegnato dall’alto e dal basso, dalle vite aeree e sotterranee, dalle verticalità e dalle orizzontalità.
[Gino Alberti, ich wollte immer schon nach Berlin]

 

 Graphic design by Claudia Gelati 


[1] Emanuele Coccia, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, il Mulino, Bologna, 2018
[2] Aristotele, L’anima, Bompiani, Milano, 2001
[3] Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Feltrinelli, Milano, 2017
[4] Emanuele Coccia, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, il Mulino, Bologna, 2018

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