Contemporary Culture in the Alps
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Verknüpfungszwang #03: Il gioco del granchio

15.11.2018
Allegra Baggio Corradi
Verknüpfungszwang 03 franzmagazine

Arrivò a Bressanone il 14 marzo 1450 in qualità di vescovo. La cittadina che contava allora circa 2000 abitanti, versava in uno stato di notevole arretratezza sociale e politica. Decise di intervenire riducendo i giorni di festa; impedendo ai contadini di ubriacarsi; combattendo contro la superstizione, ma sostenendo che le streghe, non potendo nulla contro Dio, non costituivano una minaccia per la fede; assicurandosi che i canonici capitolari si recassero a messa in orario; cavalcando fino a Predoi per consacrare una cappella; calmando i bollenti spiriti della proto-suffragetta Verena von Stuben, la badessa di Castel Badia che si opponeva ferocemente alle sue riforme; e tentando di ripristinare tutti i diritti secolari dei vescovi di Bressanone, estinti ormai da secoli. La sua radicale umanità portò alla rottura definitiva con Sigismondo d’Austria e la popolazione locale. Gli venne tesa un’imboscata e sopravvisse all’avvelenamento. Dunque emigrò e per non lasciare che la sua energia si spegnesse, “oppressa dalla neve e dall’oscurità delle vallate”, si rifugiò prima nel castello di Andraz poi a Brunico e a Orvieto, per morire, infine, a Todi nel 1464.

Mentre era vescovo a Bressanone, redasse tre testi di teologia e ne concepì nella sua mente chissà quanti altri, mai scritti. Trovò, però, anche il tempo di giocare. Oggi parleremo di un gioco inventato e praticato da questo personaggio: il gioco del globo. Per imparare a giocare andiamo al primo piano della biblioteca Warburg, dove troviamo “1500 circa”, il catalogo sommativo di una serie di mostre tenutesi nel 2000 a Linz, Bressanone e Besenello per riflettere sulla storia del Tirolo intorno all’anno 1500. Diamo un nome al nostro personaggio: Nikolaus Krebs von Kues von Brixen, il granchio teologo. Andiamo, poi, al terzo piano della biblioteca nella sezione teologica, dove troviamo il testo originale, “De ludo globi”, stampato a Parigi nel 1514. Leggiamo.

“Era mia intenzione illustrare questo gioco di nuova invenzione, che tutti comprendono e giocano allegramente a causa dell’imprevedibile traiettoria della palla. Ho fatto un segno per terra nel punto da cui noi lanciamo la palla; e in mezzo al terreno di gioco c’è il trono di un re, il cui regno è un regno di vita, racchiuso da un cerchio. E all’interno del cerchio più grande ho tracciato nove altri cerchi. Le regole del gioco richiedono che la palla si arresti in uno di questi cerchi, e una palla che arriva più vicina al centro fa più punti, secondo il numero indicato sul cerchio in cui la palla si arresta. E colui che arriva per primo a trentaquattro punti è il vincitore.”

Accogliete l’invito al gioco. Calcolate la traiettoia della vostra esistenza umana. Il granchio sosteneva che il suo gioco comunicasse “significati filosofici non da poco.” Modesto. Onesto. Chissà se mentre era a Andraz, nella torre del castello in cui faceva misurazioni astronomiche aspettando che il sole illuminasse la stanza, inventava anche il gioco del globo? Continuando a immaginare cosa facesse il granchio, se volete unirvi a me, sono al quarto piano della biblioteca a giocare con i cerchi magici. Sì, c’è una sezione dedicata anche a quelli…

Alle prossima connessione! Alla prossima compulsione! La conclusione.

Immagine: Allegra Baggio Corradi/franzmagazine

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