Culture + Arts > Performing Arts
June 24, 2014
Accademia Arte della Diversità,
a Bolzano una novità assoluta
nel panorama culturale italiano
Marco Bassetti
D’accordo, il problema dei costi – anche nel mondo culturale – è oggi molto sentito e dibattuto, ed è certamente doveroso affrontarlo in maniera scrupolosa, soprattutto se è in gioco del denaro pubblico: quando la coperta diventa corta, è fondamentale capire chi ha reali bisogni di copertura, chi è capace di mettere in campo qualità e visione progettuale e chi, invece, vive al caldo a scrocco. Ecco allora che nella valutazione di un progetto culturale risulta oggi più necessario che mai andare oltre alla semplice contabilità (finanziaria ed elettorale) per comprendere a cosa corrispondano determinati costi e quale sia il valore effettivo di un progetto per la collettività. Altrimenti si rischia di rimanere invischiati nella semplice ragioneria: morbosamente attaccati al dito, si perde di vista la luna.
Il progetto Accademia Arte della Diversità, nato dalla decennale esperienza sul campo dell’attore e regista Antonio Viganò e dalla consolidata collaborazione tra Teatro La Ribalta e l’Associazione Lebenshilfe, rappresenta effettivamente la luna della produzione artistica regionale: una piattaforma di ricerca e sperimentazione sui linguaggi del corpo, all’incrocio tra teatro, danza e performing arts, che, intrecciando in maniera innovativa creazione culturale e inclusione sociale, è tra le pochissime realtà locali capaci di bucare i confini regionali con produzioni artistiche originali. Cerchiamo allora di capire meglio che tipo di lavoro e di progettualità si muovono all’interno di questo contenitore creativo, così da fornire al semplice fatto economico (309mila euro l’anno) un contesto, un significato, un ruolo all’interno del panorama culturale locale e non.
Accademia Arte della Diversità. Gli attori impegnati nell’ambito della collaborazione tra il Teatro La Ribalta (compagnia attiva da più di trent’anni nel campo del teatro per l’infanzia e la gioventù, premiata con ben cinque riconoscimenti dall’Ente Teatrale Italiano) e l’Associazione Lebenshilfe (associazione senza fini di lucro che opera sul territorio provinciale per offrire servizi, rappresentanza e tutela a persone con handicap), dopo 8 anni di attività di creazione, formazione, spettacoli e tournée in giro per l’Italia e l’Europa, a novembre 2013 hanno costituito la compagnia teatrale professionale “Accademia Arte della Diversità”. Attraverso un contratto come “lavoratori dello spettacolo”, viene riconosciuto agli attori un lavoro, un salario, delle tutele: da persone a rischio di esclusione sociale, diventano lavoratori a pieno titolo, attori nel senso più pieno del termine; non più solo persone da assistere, da accudire e proteggere, ma professionisti nel campo dell’arte del teatro che chiedono di essere giudicati solo ed esclusivamente per la qualità del loro lavoro, per la loro capacità di comunicare e raccontare storie attraverso il linguaggio delle parole e del corpo.
Novità assoluta in Italia. Oltre a costituire una novità importante nel panorama culturale della regione, l’Accademia Arte della Diversità rappresenta una realtà unica in Italia. Al di là di laboratori ed tentativi sparsi sul territorio nazionale (Padova, Bari), l’Accademia rappresenta a tutti gli effetti la prima compagnia teatrale professionale in Italia costituita da attori in situazione di handicap: una strada percorsa in Europa da due eminenti istituzioni come la Compagnie de l’Oiseau-Mouche in Francia e il Teatro RambaZamba in Germania.
Verso un’effettiva inclusione sociale. Il progetto Accademia Arte della Diversità interpreta in maniera forte e innovativa il tema dell’inclusione sociale. Allontanandosi dal concetto dei laboratori protetti, “recinti di protezione” che tengono i disabili separati dalla vita della comunità, l’Accademia si costituisce come vera e propria struttura professionale, composta da sei persone in situazione di handicap, due operatori socio culturali, alcuni assistenti per le persone in carrozzina, un direttore artistico e una segreteria, e interconnessa con la realtà sociale e culturale della città: un luogo di ricerca, di sperimentazione e incontro dove interrogarsi e confrontarsi sul mistero della diversità in quanto tema che attraversa la ricerca artistica contemporanea. In questa cornice il teatro non rimuove la diversità delle persone in situazione di handicap e nemmeno la esibisce, ma trasfigura la loro realtà in qualcosa di molto più potente: il teatro le emancipa dalla loro condizione, promuovendone la dignità in quanto portatrici di una propria autenticità. Sfuggendo alla logica consolatoria che vede il teatro come socializzazione, attività ricreativa, passatempo, l’Accademia Arte della Diversità offre alle persone in situazione di handicap una reale occasione di lavoro e una concreta opportunità di riscatto sociale.
Laboratorio professionalizzante finanziato dal Fse. Un passo decisivo verso la costituzione di un ente teatrale professionale composto da attori in situazione di handicap è stato il “Laboratorio per le arti e i mestieri della scena”, organizzato nel 2013 e finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Da questo percorso professionalizzante, che ha trasformato i 12 utenti provenienti da diverse città della Provincia in “attori-danzatori”, è nato lo spettacolo “Il suono della Caduta”, prodotto da Teatro La Ribalta e Lebenshilfe in collaborazione con Bolzano Danza.
Successo a livello italiano ed europeo. Dall’attività creativa della compagnia (prima e dopo la sua costituzione formale come ente teatrale professionale) sono stati prodotti finora quattro spettacoli di riconosciuto spessore culturale e pedagogico, capaci di presentare la diversità non più come una mancanza, un ostacolo, uno svantaggio, ma come una ricchezza di emozioni e di modi di interpretare il mondo: “Come farfalle nella pancia” (2008), “Impronte dell’Anima” (2011) , “Minotauro” (2011) e “Personaggi” (2014), lavoro ispirato a “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello presentato in forma di studio il 31 maggio al Teatro Gries di Bolzano. Tra repliche e tournée, gli spettacoli sono stati portati in varie città d’Italia e hanno raccolto l’apprezzamento di pubblico e critica. La crescita artistica della compagnia, del resto, è dimostrata dal grande successo raccolto dallo spettacolo “Minotauro”: 143 repliche effettuate in Italia (Trento, Napoli, Torino…) e all’estero (Berlino, Nizza, Zurigo, Ginevra…), vincitore del prestigioso premio My Dream, ideato dalla Fondazione CRT di Torino.
La collaborazione con Julie Stanzak. I diversi spettacoli nati dalla collaborazione tra il Teatro La Ribalta e l’Associazione Lebenshilfe, come anche i laboratori preparatori che vanno a costruire un vocabolario coreografico a partire dalla gestualità degli attori, sono stati creati con il contributo di Julie Stanzak: collaboratrice di Antonio Viganò fin dal 1991, è una danzatrice storica del Tanztheater di Pina Baush a Wuppertal, uno dei centri di sperimentazione all’incrocio tra teatro e danza più importanti al mondo. Per la stagione 2014, inoltre, Julie Stanzak è entrara a far parte a tutti gli effetti della Compagnia: oltre a firmare le coreografie, danzerà nella nuova creazione dal titolo “Nessuno sa di noi” che sarà presentata a Bolzano Danza il 24 luglio.
La questione “Teatro Gries”. Dopo la costituzione formale, la compagnia Accademia Arte della Diversità è andata in cerca di una casa, di uno spazio in città dove insediare la propria attività di ricerca e produzione artistica, proprio come il Tanztheater a Wuppertal e la Compagnie de l’Oiseau-Mouche a Roubaix. Il Teatro Gries, istituzione che lavora 120 giornate all’anno, è utilizzato da enti e associazioni esterne (quindi non ha un pubblico proprio) e possiede un personale stabile di 5 persone, è parsa subito una buona soluzione: dato in gestione all’Accademia Arte della Diversità sarebbe potuto diventare un centro dedicato al “teatro dell’educazione”; un teatro gestito da persone in situazione di handicap, aperto alle associazioni e alle istanze della città, con una compagnia residente specializzata sul tema della “diversità”, con un proprio pubblico di riferimento e una vocazione ben definita. Un progetto ampio e ambizioso, capace potenzialmente di guadagnarsi una posizione di primo piano nel panorama nazionale delle arti performative, che ha incontrato però fin da subito la ferma opposizione da parte della Commissione cultura. Conclusione: l’Accademia Arte della Diversità, in quando compagnia ospite, paga l’affitto del Teatro Gries al Comune (circa 20milla euro all’anno).
I costi. Il budget preventivato per il 2014 è di 309mila euro. Questa cifra va a coprire la retribuzione di dipendenti e collaboratori, 250 ore di laboratorio sotto la supervisione di figure professionali qualificate, 2 produzioni teatrali all’anno, il pagamento al Comune dell’affitto del Teatro Gries, le spese di gestione e comunicazione. La voce più importante nel bilancio complessivo è quella relativa al personale: 220mila euro vanno a pagare gli stipendi di 9 persone con contratto Enpals, 26mila euro servono per pagare i contratti a chiamata per attori, tecnici e personale amministrativo esterni alla struttura. Se queste cifre appaiono alte, basti pensare che una sola creazione in un teatro stabile costa in media più del budget complessivo necessario a sostenere l’attività annuale dell’intera struttura Accademia Arte della Diversità.
I contributi pubblici. I contributi erogati dal Comune di Bolzano, andando anche a confermare il forte interessamento verso il progetto dimostrato in questi anni da parte dell’Assessora alla cultura Patrizia Trincanato, ammontano a 120mila euro. Non poco se si pensa che il budget previsto per i finanziamenti alle associazioni non supera gli 800mila euro complessivi: al di là della “vicenda Teatro Gries”, da parte del Comune l’appoggio al progetto appare evidente. Se al finanziamento comunale si aggiungono, poi, i 63mila euro erogati dalla Provincia attraverso la Consulta culturale mista, emerge che i contributi pubblici vanno a coprire complessivamente il 60% del budget. Ciò significa che per coprire il restante 40% e chiudere il bilancio in pari, la Compagnia dovrà provare ad arrangiarsi con risorse proprie derivanti da vendita spettacoli, laboratori, sponsor, collaborazioni con altri enti.
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