Cristiana Collu a Sanremo: quando parole potenti sono più forti delle canzonette

20.02.2014
Cristiana Collu a Sanremo: quando parole potenti sono più forti delle canzonette

Quando sul mastodontico (e orrendo, a parer mio) palcoscenico dell’Ariston è arrivata Cristiana Collu, qualcosa nell’atmosfera è cambiato.
Con la sua algida bellezza, un abito elegante ma discreto che non nascondeva i tatuaggi sulle braccia, e un viso pulito da orpelli e sovrastrutture, la direttrice del Mart di Rovereto ha portato al Festival di Sanremo un piccolo momento di grazie, un momento di verità. Quella verità dell’esserci, che se ne frega dello star system, dei lustrini del prime time e delle facce con sorriso falso stampato perché usa così.

Perché è vero che Collu non ha quella presenza e quella spigliatezza televisiva alla quale la televisione ci ha abituato. Vero che non è animale da palcoscenico, di quelli che con facilità e sorrisi riescono ad avviluppare lo spettatore. Eppure la semplice presenza, la timidezza non celata, la voce lieve di chi è emozionato e un po’ spaesato, è quello che ho apprezzato di più del brevissimo attimo sanremese di Cristiana Collu. Come a dire “io sono qui e sono questa. Nulla di più nulla di meno”. Quanti avrebbero il coraggio di farlo, stando davanti alle telecamere del festival, sapendo di avere milioni di persone spalmate sul divano a guardare?

Collu a Sanremo si è fatta portavoce del mondo culturale italiano, ed è salita su quel palco difficile per parlare a nome nostro, noi che in quel mondo ci lavoriamo ogni giorno e che per una volta eravamo spalmati sul divano insieme alla casalinga di Bordighera a guardare Sanremo.

Al di là della presenza, poi ci sono state le parole. Quasi sussurrate, a differenziarsi dall’urlare tipico delle voci televisive. Ma sono state parole potenti, per chi ha avuto l’orecchio aperto per ascoltare. Magari la casalinga di Bordighera ha pensato: “Eh??”. Noialtri invece abbiamo pensato “Evviva!”.

Perché parlare di bellezza (alla quale tutto il festival 2014 è dedicato) citando Vladimir Jankélévitch – la bellezza? je ne sais quoi, presque rien – non è cosa da tutti. Infilare banalità da grande pubblico – tipo le solite battute a rimbalzo Fazio-Littizetto “bello è portare a pisciare il cane”, ah, si bello infatti, definerei proprio così la bellezza, bravi – è molto più semplice e di sicuro effetto. Permettere alla casalinga di Bordighera di ritrovarsi nelle cose scontate che dico è il grande trucco della tv. Ma a Collu non importa. Lei non è questo, nel suo quotidiano, allora perché fingere solo perché su quel palco e non tra le pareti sicure del suo museo? Ecco, appunto, la verità di cui sopra.

E poi ancora, Collu parla di futuro e di visioni, temi spinosi, di questi tempi. “L’importante è non perdere la passione, il desiderio, la voglia di crederci…”. Parole questa volta molto semplici, dirette al cuore e alla testa, ma parole importanti, se dette da una che è diventata quella che è perché ha una visione e lavora ogni giorno per essa. Con risultati visibili a occhio nudo.

Infine, “avere un progetto e credere che dove si è sia il centro del mondo”. Un altro messaggio che va dritto all’obiettivo e che per un momento ci fa pensare a Rovereto, che per Collu ora è centro da cui far partire una spirale di bellezza e intelligenza che si diffonda in modo centripeto verso il resto del mondo. E che fa pensare sopratutto al proprio centro, di cui prendersi cura, con passione, amore, dedizione, coraggio.

A me Collu a Sanremo è piaciuta tanto, e le sue parole sfiorate e potenti, mi hanno dato un attimo di respiro tra una canzonetta (brutta) e l’altra. Se tutti, compresa la nostra amata casalinga di Bordighera, l’avessero ascoltata con attenzione, forse l’idea condivisa di bellezza potrebbe cambiare, per guardare al di là dell’uscire a pisciare il cane.

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