Kainrath War Machine

L’ho detto e l’ho fatto.
Avevo promesso che avrei fatto un articolo su Peter Paul Kainrath intitolato “Kainrath War Machine”, come è stato definito durante la conferenza stampa del Bolzano Festival Bozen dall’Assessora Patrizia Trincanato.
E dunque eccolo!
Con questo articolo termina il ciclo di franzmagazine riguardante il Concorso Busoni. Nonostante le pagine di Cronache da un Concorso siano ovviamente terminate con l’ultimo giorno di competizione, è quanto meno doveroso occuparsi anche di chi questo concorso l’ha reso possibile. PPK (nome troppo lungo, acronimo necessario) ha saputo dare un altro volto al Concorso Busoni, dimostrandosi un ottimo osservatore, capace di sperimentare e poi di imparare dalle esperienze passate per creare nuove prospettive in futuro. I suoi intrallazzi in giro per il mondo e le sue capacità organizzative (e anche di affascinare e di convincere [o non avremmo avuto Martha Argerich due anni fa]) sono ormai noti, così come la sua poliedricità, che gli permette di occuparsi di svariati progetti, fra cui appunto il Busoni. Il nostro caro direttore artistico è un ottimo esempio di efficienza, ma anche di innovazione e scelte che possono essere controverse, per quanto la maggior parte delle volte molto efficaci. Si può discutere quanto si vuole, ma la fama del Concorso Busoni negli ultimi anni sta crescendo a dismisura e ne sono prova gli iscritti al concorso in costante aumento, il pubblico che popola le sale anche nelle prove più scomode (non che ci sia la sala piena da sold out alle dieci di mattina, ma trovarsi in cento persone anziché in dieci è un traguardo non da poco) e la gente che segue il concorso in streaming. Anche il livello dei concorrenti si è alzato, grazie ad un programma selezionato con cura, delle giurie di alto livello (per quanto la giuria sia sempre argomento di discussione) e una buona gestione delle prove. Mi sembrava dunque doveroso intervistarlo, non per rendergli un tributo, che pure si merita, ma piuttosto per conoscere meglio questa personalità e, perchè no, anche porre qualche domanda un po’ scomoda a cui fin dall’inizio del concorso volevo trovare risposta.
Per intervistarlo sono dunque andato a trovarlo nell’ufficio di via Dante, dove hanno sede Mediaart e Transart, e dopo che Anna Bernard mi ha aperto la porta (la trovo ovunque quella ragazza ultimamente!) ho atteso nella cucina dell’ufficio. Che è più un appartamento.
Anch’io voglio un appartamento come ufficio, con tanto di cucina.
Ma forse intanto dovrei trovare un valido motivo per cui io debba effettivamente possedere un ufficio. Fatta eccezione per la soddisfazione che deve dare sonnecchiare con le gambe sulla propria scrivania! Si sa, i sonnellini senza vergogna sono i più belli, dunque più ignori le mille cose che dovresti fare (senza sentirti minimamente in colpa) più è bello il riposino.
Deliri di uffici e pigrizia a parte, l’intervista si è svolta normalmente, come sempre non sono in grado di usare un microfono (mai una volta che mi ricordi che la mia voce satura il microfono anche al livello minimo e dunque devo tenerlo lontanissimo), ma l’ambiente mi è parso suggestivo. Insomma, una bella intervista con tubi e boiler in sfondo è cosa buona, rara e giusta. Nelle conversazioni off interview si è parlato di pareri sul concorso e quant’altro. Così ho potuto anche scoprire l’idea di tornare a usare due orchestre diverse per le prove (cosa non confermata). Già due Busoni fa infatti l’orchestra Haydn si occupava solo della Finalissima e l’Accademia d’Archi di Bolzano dei concerti di Mozart. In questo modo la mole di lavoro per le orchestre diminuiva di molto e il livello delle esibizioni aumentava. Tornare ad operare questa divisione potrebbe essere proficuo, in teoria. Comunque si spera anche che l’assenza di un direttore stabile alla Haydn (ancora insicuro il successore di Herr Kuhn) trovi in fretta una soluzione in modo che avvenimenti come l’assenza di serietà durante le prove e l’indisciplinatezza generale non si ripetano più. Comunque ho fiducia nell’orchestra e sono convinto che le costanti critiche (e le figuracce in mondovisione) aiuteranno a capire l’urgenza di un ritorno alla serietà e all’alto livello che l’orchestra è capace di offrire.
In ogni caso eccovi qua l’intervista e con essa l’ultimo sguardo al Concorso Pianistico Busoni.
Ma il Festival Bolzano Bozen non è ancora finito, anzi! Tutte le attività di settembre ci aspettano, come ad esempio il 7 settembre il concerto per i 200 anni dalla nascita di Wagner e Verdi con trascrizioni al pianoforte dei due compositori e Enrico Pompili allo strumento, oppure tutte le date dell’Accademia Gustav Mahler, come i concerti itineranti o all’ospedale o il concerto conclusivo in auditorium. Insomma, finisce l’estate, ma non finisce la grande musica, che ci accompagnerà praticamente fino all’inizio delle stagioni concertistiche dell’orchestra Haydn e della Società dei Concerti! Non sia mai che Bolzano venga lasciata senza musica!