Cronache da un concorso #6. Diario giornaliero di uno studente di pianoforte dal Concorso Pianistico Busoni

Iniziato il Concorso Pianistico Busoni, che come ogni due anni, porta il meglio del pianoforte a Bolzano. Il giovanissimo Alessandro, ancora una volta si infila alle audizioni, alle prove, ai concerti, segue da vicino ogni fase, butta l’occhio dietro le quinte, bevendo birra con i concertisti. Un diario giornaliero, dalla prestigiosissima competizione che infiamma il fine agosto bolzanino.

Cronache da un concorso #6. Diario giornaliero di uno studente di pianoforte dal Concorso Pianistico Busoni

Quando alla conferenza stampa di apertura per il Busoni mi hanno consigliato di intervistare il giurato Martha de Francisco perchè era una donna eccezionale, sono stato preso un po’ in contropiede. La mia specialità sono i pianisti, con un po’ di sforzo anche i direttori d’orchestra oppure orchestrali, meglio se giovani. Ma una Tonmeister, che si occupa di registrazioni e editing in post produzione?
L’occasione era comunque troppo ghiotta. Un giurato così aperto e disponibile non è comune e la particolarità del suo ruolo all’interno di una giuria di concorso come il Busoni ha reso estremamente allettante poter capire quale sia la sua visione della musica, del concorso e della sua professione.

Ho dovuto ricredermi sulle registrazioni. Sono sempre stato un po’ spaventato dal fatto che ascoltando un cd, così perfetto e pulito grazie anche all’arte del taglia e incolla, la gente si aspettasse lo stesso da un concerto, la stessa perfezione e pulizia. Ovviamente è vero che ci sono pianisti tendenzialmente impeccabili in ogni esibizione pubblica, ma questo ha effettivamente creato un’ossessione per la perfezione che mi ha sempre profondamente contrariato. Ma fra intervista e chiacchierata fuori onda con Martha de Francisco ho cambiato idea, mi è stata presentata tutta un’altra idea della registrazione. Ma tutto a suo tempo.

Nella serata dopo i risultati delle finali solistiche ero riuscito a chiedere al nostro giurato di poter fare una breve intervista il giorno dopo. Così l’altro ieri ci siamo trovati al Laurin e, con enorme gentilezza e disponibilità del personale, ci è stata data un’intera saletta a nostra disposizione, dove poter fare l’intervista senza rumori di fondo e poter chiacchierare amabilmente davanti ad un caffè.
Niente discorsi da giuria, lamentele sui risultati che non avevo trovato soddisfacenti o simile. Ovviamente ne ho approfittato per carpire un po’ di visione interna della giuria, per cercare di capire come questa valuti, e ciò che ne ho tratto non mi ha sorpreso più di tanto. Una giuria estremamente divisa, ognuno con un’idea profondamente diversa e candidati che passano per scarti di voti minimi. Le idee diverse in realtà non è detto che siano un male, anzi. E’ normale e giusto che ogni giurato, in quanto personalità esperta e assolutamente devota alla musica, abbia la sua idea, maturata in anni di studi, professione e esperienze musicali e non. Certo questo creerà delle situazioni molto conflittuali quando, da queste finali con concerti di Mozart in poi, si troveranno a dover anche discutere e non solo dare voti a titolo personale, ma comunque non è necessariamente un male, almeno c’è varietà.
Così nell’intervista ho ritenuto giusto chiedere anche, sempre in questa indagine sulla giuria, quale sia il ruolo che un Tonmeister come la de Francisco può avere in una giuria di un concorso pianistico internazionale, quale possa essere il punto di vista qualificato che può offrire al concorso. Dopotutto una giuria composta di personaggi così diversi, vecchi e giovani pianisti ma anche personalità con studi musicali e una grande esperienza nel sondare i gusti del pubblico, è stata argomento delle mie riflessioni fin dall’inizio e ne ho esposto una parte anche qui, parlando della conferenza stampa!

Nei fuori onda finali poi, sono riuscito a cogliere anche il senso di quello che è il suo mestiere e il diverso approccio che lei assume in un concorso. Pur essendo addetta alle registrazioni, a seguire passo per passo l’artista anche controllando sulla parte, dopo tutto come spiega anche nell’intervista, i suoi studi coincidono con quelli di un direttore d’orchestra fatta eccezione per la direzione – dicevo, pur essendo abituata a cercare la perfezione da un’incisione, ben diverso è ciò che cerca in un’esecuzione dal vivo. Gli errori non importano, ciò che conta davvero è il suono che un pianista riesce a tirare fuori dal vivo. Ci sono molte cose che in registrazione non possono esistere: l’emozione dell’essere davvero parte dello spettacolo, il non sapere come andrà avanti, se il musicista farà errori, che idea musicale ci esporrà questa volta, se riuscirà ad ottenere gli effetti desiderati, se il suono sarà particolare o sorprendente, la sensazione stupende dell’essere lì con centinaia di altre persone e per dei magici istanti poter respirare insieme. La registrazione questo non lo può dare, ma l’editing mi si è presentato davanti come un’arte, diversa dalla performance dal vivo. Nella registrazione e nella elaborazione successiva ciò che conta è riuscire a trarre il meglio. Tutto ciò che c’è di meglio da una o più esecuzioni di un musicista, riuscire a far sì che l’incisione rappresenti esattamente ciò che lui aveva in mente, o che sia esattamente ciò che il compositore aveva in mente (cose che non sempre coincidono e non mi dilungherò ora sulla questione). L’arte dell’editing è un’arte che mira a creare qualcosa più vicino possibile alla perfezione, nel senso di raggiungere alla completezza un’idea musicale, senza avere errori, sporcizie o risultati insoddisfacenti. Nei concerti registrati dal vivo poi c’è chi preferisce tenere anche errori nelle registrazioni, uno su tutti Sviatoslav Richter, e in tal caso quella è la sua idea ed è dovere di chi cura la sua registrazione comprenderla e renderla al massimo grado. Ben diverso da un mero lavoro di collezione di note con correzione di quelle sbagliate, come ho sempre erroneamente pensato che fosse!

Comunque potete godervi tutte le risposte di Martha de Francisco, in quella che credo essere stata l’intervista più bella che abbia fatto, fra tentativi di far funzionare un microfono con l’ipad, saletta privata e risposte estremamente complete ed esaustive, che partono a volte un po’ da lontano per spiegare la situazione, ma poi arrivano sempre a rispondere precisamente a ciò che volevo sapere, con tanto di contorno generale sempre ben curato. Tra l’altro, dopo avermi fatto i complimenti per le domande (a onor del vero due mie e due suggerite dal mio solito amico Nino e poi rielaborate per farle funzionare bene in un’intervista), mi ha anche dato il suo biglietto da visita. Non si sa mai che mi salti in mente di andare a studiare alla McGill University a Montreal!

Per quanto riguarda ieri sera poi, sono contento che sia passata la prima delle due prove con Mozart. In realtà sono stato parecchio sorpreso. Certo è stata una serata molto noiosa in quanto in compagnia di tre fra i pianisti più monotoni e esageratamente omogenei del concorso (tra l’altro proprio quelli che non avrei fatto passare), però niente pestamenti (beh su Mozart sarebbe stato davvero troppo!) e in genere molto sorprendenti le performance di Maria Mazo e Rodolfo Leone, i quali ci hanno comunque offerto dei concerti piacevoli, per quanto non proprio sprizzanti di energia, anzi. Per la prima volta mi sono trovato in disaccordo col mio collega Nino, che ha preferito Leone alla Mazo, io invece ho apprezzato la presenza scenica della seconda (uno dei pochi lati positivi che davvero mi piacciono) rispetto alla scarsa comunicatività del primo, che spesso mi sembrava svogliato. Tuttavia l’estrema delicatezza e l’ottimo pianissimo del pianista italiano, a mio avviso anche troppo spento e trattenuto, è stata molto apprezzata da pubblico e amici musicisti (e non) in sala, dunque per questa volta si tratta semplicemente della mia opinione, a titolo puramente personale.

Oggi invece sono molto più curioso in quanto la giornata prevede i tre candidati su cui ho più speranze. Se la mia classifica ideale fino alle finali solistiche era Shevchenko, Ghazi, Müller, Giacopuzzi (molto insicuro se lei o Müller al terzo posto), Shishkin e Sakiya, l’eliminazione di tre dei miei nomi mi fa sperare che almeno Müller si faccia valere e riesca a conquistare una buona posizione fra i primi tre. Tuttavia considerando le voci che girano, non sempre fondate, ma comunque interessanti, sembra che si punti molto sulla Mazo e che una classifica finale potrebbe assomigliare a un Mazo, Müller, Shishkin per desiderio di avere almeno due russi. Queste sono tuttavia solo voci di corridoio, per quanto arrivino da buone fonti, e non ci darei troppo peso. I risultati sono ancora tutti da decidere e ancora devono suonare tre candidati. Personalmente in base a come suoneranno oggi cercherò di capire se darei o meno il primo premio. Infatti se all’inizio delle prove ero sicurissimo di un premio Busoni quest’edizione, vedendo come è stato dimezzato e oltre il livello dei candidati e quanto è divisa la giuria, sarà difficile che si trovino convinti da un candidato a tal punto da poter dare il primo premio.
Ma, come ho detto, è ancora tutto da decidere, Mozart ancora non ha finito di mettere in crisi candidati e la finalissima li attende al varco.

Ah, altra nota dolente: l’Orchestra Haydn è stata davvero terribile ieri sera, da vergognarsi, soprattutto al pensiero di quanta gente segue in streaming il concorso. Avere persone da tutto il mondo che osservano le prove con orchestra e vedono un’orchestra distratta, con attacchi non puliti, spesso fuori di intonazione e incapace di suonare piano o di supportare il pianista e cercare di non coprirlo mi fa davvero vergognare della mia orchestra cittadina, che di solito mi convince molto nelle sue performance, ma, come spesso accade, al Busoni dà il peggio di sé. Forse ancora non si è resa conto di quanto sia importante e seguito questo concorso?
Speriamo solo che quest’anno non si ripetano le dure critiche sulle riviste di musica. Insomma, un’altra incognita che fra oggi e il 30 verrà svelata. Speriamo in bene!

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