Cronache da un concorso #2. Diario giornaliero di uno studente di pianoforte dal Concorso Pianistico Busoni
Prosegue il Concorso Pianistico Busoni, che come ogni due anni, porta il meglio del pianoforte a Bolzano. Il giovanissimo Alessandro, ancora una volta si infila alle audizioni, alle prove, ai concerti, segue da vicino ogni fase, butta l’occhio dietro le quinte, bevendo birra con i concertisti. Un diario giornaliero, dalla prestigiosissima competizione che infiamma il fine agosto bolzanino.

Sono esausto. E sono stato seduto tutto il giorno. E no, non ho scartabellato, non ho scritto importanti relazioni, non ho steso un trattato che cambierà il pensiero dell’umanità. Ho assistito a semifinali del Busoni fino a mezzanotte. Un tempo mi solleticava l’idea di fare un giorno il giurato, visto che ancora posso permettermi di sperare cose che non si realizzeranno mai, ma come terapia d’urto direi che sta funzionando assai bene.
Sto infatti scrivendo questo articolo a mezzanotte e un quarto, non molto sicuro di cosa ne verrà fuori, ma pieno di roba da dire. Anziché partire dalla mattinata partiremo dal pomeriggio. Le esibizioni si sono susseguite infatti dalle 15 alle 19.20 e poi dalle 20.30 alle 24 circa. La mattinata è stata lasciata libera per la conferenza stampa, di cui vi parlerò per l’appunto più tardi.
Le prove di pomeriggio sono state di livello medio, con una punta nel russo Sergey Redkin, il quale ha dato dimostrazione di grande eleganza di tocco in Mozart e grande profondità di interpretazione in alcuni Lieder di Schubert trascritti per pianoforte da Liszt e un’elegia di Busoni. Peccato per la scelta dell’ultimo brano, il più importante per lunghezza e difficoltà tecnica, Petrouchka di Stravinsky. Si tratta di un brano decisamente poco adatto per un artista così elegante e dolce che ha comunque saputo valorizzare alcuni passaggi, ma non è riuscito a rendere tutto il brano a dovere, con tante scivolate. Spero che la giuria apprezzi di più gli altri successi di questo insuccesso, che non è stato comunque una disfatta. Notevole anche la sudcorean Yedam Kim, che c’ha donato momenti di grande seduzione in un notevole la Valse di Ravel e ottimi effetti nella nona sonata di Skrjabin. Peccato forse per alcuni momenti di virtuosismo mal riusciti o un po’ soffocati, ma la sua esibizione è stata per me molto convincente. Se poi questi miei tentativi di pronostici coincidano anche con la visione della giuria non mi è affatto dato saperlo, ma lo scopriremo insieme domani sera (per voi lettore questa sera), in cui dopo l’ultima esibizione e la dovuta pausa di riflessione annunceranno i finalisti. Quelli sì che sono momenti di grande tensione, anche per ragazzi più che abituati ai concorsi. Oxana mi raccontava di quanto sia fastidioso suonare sapendo di non poter fare un solo errore e che sapere di dover essere perfetti ti fa sbagliare, mentre in concerto la tranquillità di poter sbagliare senza problemi aiuta a mantenersi concentrati e dunque a non sbagliare. Sicuramente questo è uno dei moltissimi problemi che un pianista si trova ad affrontare ad un concorso, ma la gestione della propria ansia è anche una delle capacità richieste per chi deve costantemente sottoporsi alla prova di pubblico e critica. Una giuria di alto livello deve tenere conto sia della difficoltà che della necessità e forse dare la sicurezza di non valutare i pianisti in base a quanti errori fanno, a patto che non rovinino l’esibizione ovviamente, quanto in base al valore musicale che fanno emergere, ed anche alla loro personalità e particolarità. A questo proposito ritengo più che interessante il tentativo di rinnovamento dei canoni della giuria operato nel Busoni, grazie anche e soprattutto al direttore artistico Peter Paul Keinrath.
Proprio a lui si deve un’introduzione scritta su ogni programma del Bolzano Festival Bozen che offre una riflessione estremamente interessante sul ruolo dei concorsi e sul loro senso, motivando di conseguenza la scelta della giuria. Il suo concetto è di ampliare il senso di concorso, offrendo il Busoni come occasione per i ragazzi di esibirsi, di farsi notare, una piattaforma, come da lui definita, per presentare la propria arte e di conseguenza poter esprimere l’unicità del proprio pianismo. Insomma, un’occasione per mostrare al mondo intero (che tra l’altro può assistere in streaming alle diverse esibizione sul sito del concorso) la propria arte, potendo farsi ascoltare da una giuria composta sì da importanti pianisti, come ogni sana giuria, ma anche da esperti del mondo musicale di altro tipo, come organizzatori di eventi, produttori, curatori delle incisioni di grandi pianisti e così via. Già gli anni scorsi personaggi simili erano presenti in giuria, ma mai in maniera così rilevante. Ciò che si vuole dare è dunque un nuovo taglio, che possa guardare a un giovane pianista emergente non solo da un punto di vista, che corre spesso il rischio nei concorsi di trasformarsi in accademico (e dunque promuovere chi più si attiene alla norma o dà sfoggio di qualità virtuosistiche), ma anche dal punto di vista della sua potenzialità sul mercato concertistico, che ponga la sua attenzione anche sul successo che potrebbe suscitare e sul futuro che un premio di prestigio come il Busoni potrebbe donargli.
Questo era il tipo di discorsi che mi aspettavo più presente nella conferenza stampa. Per quanto l’argomento sia stato trattato, la conferenza è comunque stata più neutra, preferendo concentrarsi sul dovuto ringraziamento agli sponsor che rendono possibile il concorso, sugli infiniti complimenti che piovono in crapa a Keinrath amorevolmente definito una “war machine” (ho già deciso che gli dedicherò un articolo così intitolato) e sulla presentazione della giuria. Momenti interessanti ci sono comunque stati, come la spiegazione dell’artista Julia Bornefeld del perché quest’anno ci troviamo un pianoforte bruciato nel chiostro, il commento del capo della giuria Peter Donohoe o la conferma che anche quest’anno la finale sarà in diretta! Eh sì infatti, come due anni fa la finale verrà trasmessa su Rai Tre regionale (sì quella che molti di noi hanno relegato da qualche parte oltre il canale 20 per non vedere il telegiornale ladino ogni volta a interromperci i programmi interessanti), ad alta qualità tra l’altro, con numerose angolazioni di ripresa e ottima qualità audio. In differita il concerto avrà poi diffusione nazionale via Rai Tre e Radio Tre, confermandoci ogni anno di più la notorietà del concorso a livello nazionale, oltre che internazionale.
La conferenza stampa è poi proseguita come più desideravo, ossia con una buona dose di tartine, grissini e prosciutto e prosecco. Amo le conferenze stampa.
Questo secondo giorno si chiude dunque con grande soddisfazione per il numero di pianisti notevoli che si presentano e un livello medio decisamente più alto del normale, il numero di ore trascorse sulla poltroncina del conservatorio e il numero di deliziose tartine a formaggio e pomodorini trangugiate.
Amo le conferenze stampa, dovrebbero essercene di più.
Vi aspetto dunque in conservatorio anche oggi (cortesia per voi lettori) alle 15 e poi alle 20.30 per poter sentire anche il verdetto della giuria. Ah già e la “mia” pianista, Oxana, suona stasera!
Forse portare striscioni e cartelloni non è adatto, ma magari chissà, potrebbe essere un’altra svolta!