Music
August 22, 2013
Cronache da un concorso #1. Diario giornaliero di uno studente di pianoforte dal Concorso Pianistico Busoni
Alessandro Tommasi
My beloved readers…
(English mode off)
Sto bevendo birra con la pianista Oxana Shevchenko al mio fianco che cerca di connettersi alla rete di casa mia. Oltre all’imbarazzo di doverle dire che la nostra rete wifi si chiama “Max sei un figo” in onore di mio padre, c’è la stanchezza di una giornata piena e la stranezza del sapere di dover vivere con questa ragazza per altri dieci giorni. Fortuna che la conoscevo! Ma di Oxana vi parlerò in realtà un altro giorno, descrivendo la situazione dei candidati nelle famiglie e in special modo nella mia. Quando avrò anche qualcosa in più da raccontare.
Di oggi (21 agosto) ciò che ho da dire riguarda soprattutto il concorso! Oggi si è aperto infatti il Concorso Busoni, con due turni di semifinali mattina e pomeriggio. Si sono esibiti nove ragazzi mostrando ognuno ciò che aveva da offrire, come sempre chi più chi meno. Di questi nove soprattutto tre si sono distinti, Andrey Dubov, ragazzo di Mosca dal suono poderoso e pieno, ricco di colori scuri, ma molto lirico, uno dei miei favoriti, Mehdi Ghazi, ragazzo algerino che è stata la sorpresa del giorno perchè non lo avevo sentito alle selezioni l’anno scorso, ma si è dimostrato appassionato e con un suono curato e ben pensato e infine l’italiana Maddalena Giacopuzzi, che avevo già sentito suonare, ma che oggi ha dato prova di eccezionali capacità, ben superiori, mostrando una maturazione notevole. Tra l’altro considerando che la ragazza al momento studia con Cristiano Burato, docente al conservatorio Monteverdi qui a Bolzano, è anche un vanto cittadino vederla distinguersi così nettamente! Non sono gli unici ad aver attirato la mia attenzione, ma i tre che più mi hanno colpito sicuramente. Così fra corse per inventarsi una foto nel chiostro fra un’esibizione e l’altra (apprezzatela!), poco tempo per pranzare e una poltrona in conservatorio che a fine concorso recherà per sempre il segno del mio fondo schiena, sono passati i primi due turni di semifinali, mostrando un livello nei concorrenti più alto di quanto non mi aspettassi, e la mia vena critica non mi fa affermare cose di questo genere facilmente. Guardo con grande speranza alle prossime giornate, sperando che come oggi quasi 8 ore di prove non siano affatto noiose o pesanti, ma offrano costantemente nuovi spunti di riflessione. E’ davvero importante per un giovane studente di pianoforte ascoltare un’intera giornata, o diverse prove. Spesso alcuni pezzi sono in comune e affina l’orecchio come poco altro ascoltare lo stesso pezzo suonato da due diversi interpreti dal vivo a pochi minuti di distanza magari, ognuno con le sue capacità, chi magari più versato sul lato virtuosistico, chi invece sull’interpretazione particolare, chi sul suono emesso, chi su tutti questi lati, insomma, diversi punti di vista dello stesso pezzo! E come ogni anno rimango un po’ deluso a vedere così pochi ragazzi frequentare le sale delle semifinali, anche se il pubblico quest’anno è più di quanto ne abbia visto gli scorsi, in barba alla crisi economica!
Ma le semifinali non sono tutto ciò di cui voglio parlare. C’è un’altra cosa che merita la nostra attenzione ed è passato ancora poco da quando ho potuto assistervi. Se questo articolo uscirà domani mattina, come potete intuire dal mio uso del futuro lo sto scrivendo la sera stessa del giorno, dunque è passata poco più di un’ora dal concerto di Radu Lupu, il grande pianista rumeno, interamente dedicato a Schubert.
Concerto stupendo, intenso e mistico come pochi. Radu Lupu, perfettamente a suo agio nel repertorio schubertiano di cui è uno dei massimi esecutori nella storia del pianoforte, ci ha regalato due sonate di Schubert di fattezza squisita, curate nei più piccoli dettagli e ricche di tutto il mistero e il fascino che il compositore viennese ha saputo donarci. Radu Lupu è sintetico, non eccede, non si abbandona ai virtuosismi, non si antepone alla volontà del compositore. Lui è un interprete, come ha anche affermato il direttore d’orchestra Schellenberger nell’intervsta che gli ho fatto qualche giorno fa. Lui è un ambasciatore del compositore, ma con questo non si abbandona alle interpretazioni scolastiche e accademiche, bensì riesce a trovare quel complesso equilibrio per cui l’idea musicale di Radu Lupu permette allo spirito della composizione di manifestarsi nella sua interezza, per quanto si tratti come sempre solo di una versione. I concerti di Radu Lupu sono un’esperienza che ha pochi confronti, che mostrano lati ombrosi tali che la definizione di un mio amico di Radu Lupu come un pianista dallo stile crepuscolare è assolutamente adatta.
Con quest’esperienza si è conclusa la mia prima giornata di Busoni, ora sarà il caso che vada a dormire, visto che domani, mentre voi magari leggerete questa pagina di diario, io sarò a correre con Oxana la quale è sfortunatamente riuscita a convincermi.
(English mode on)
See ya!
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