Contemporary Culture in the Alps
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Music

Omaggio a John Cage: concerto installazione per 10 e più pianoforti e buffet di funghi

03.09.2012
Luca Sticcotti
John Cage

Quella di John Cage è stata una figura assolutamente salutare nella storia della musica “colta”, peccato che a 100 dalla sua nascita siano davvero (troppo) pochi a ricordarlo.

Consoliamoci con il fatto che tra questi pochi vi è anche il Conservatorio di Bolzano che – sotto l’egida di Bolzano Festival Bozen – ha organizzato per giovedì 5 settembre (giorno della nascita di Cage) una sera molto particolare all’insegna del pianoforte e… dei funghi.
In effetti il secondo elemento del binomio citato è senz’altro quello più sorprendente, anche se il tutto diventa molto più comprensibile partendo dalla considerazione che Cage era un esperto micologo.
Anzi.
Al di là dei fan sono in pochi a sapere che Cage aveva una cultura enciclopedica e per lunghi periodi nella sua vita si guadagnò da vivere tenendo conferenze sugli argomenti più disparati. Tra questi naturalmente gli amati funghi che lo portarono nel 1958 a parteciapre al telequiz Lascia o Raddoppia proprio in qualità di esperto micologo, vincendo una discreta cifra, ben 5 milioni di Lire.
Durante lo spettacolo ebbe anche occasione di si esibirsi in un concerto denominato “Water Walk”, sotto gli occhi sbigottiti di Mike Bongiorno e del pubblico italiano, in cui gli “strumenti” erano, tra gli altri, una vasca da bagno, un innaffiatoio, cinque radio, un pianoforte, dei cubetti di ghiaccio, una pentola a vapore ed un vaso di fiori.
Memorabile il dialogo che ci fu tra il presentatore e Cage quando questi si congedò, vittorioso.

M.B.: “Bravissimo, bravo bravo bravo bravo. Bravo bravissimo, bravo Cage. Beh, il signor Cage ci ha dimostrato indubbiamente che se ne intendeva di funghi… quindi non è stato solo un personaggio che è venuto su questo palcoscenico per fare delle esibizioni strambe di musica strambissima, quindi è veramente un personaggio preparato. Lo sapevo perché mi ricordo che ci aveva detto che abitava nei boschetti nelle vicinanze di New York e che tutti i giorni andava a fare passeggiate e raccogliere funghi”.
J.C.: “Un ringraziamento a… funghi, e alla Rai e a tutti genti d’Italia”.
M.B.: “A tutta la gente d’Italia. Bravo signor Cage arrivederci e buon viaggio, torna in America o resta qui?”.
J.C.: “Mia musica resta”.
M.B.: “Ah, lei va via e la sua musica resta qui, ma era meglio il contrario: che la sua musica andasse via e lei restasse qui”.

Torniamo alla musica.
La serata al conservatorio prenderà il via alle ore 20 (ingresso libero e gratuito).
Prima del buffet con funghi i partecipanti potranno assistere ad una “installazione per 10 e più pianoforti” nel corso della quale verranno eseguiti numerosi brani del compositore, tra cui In a landscape, The perilous night (prepared piano), Two pieces (1935), Sonatas and Interludes (prepared piano), Bacchanale, A room (prepared piano), Quest, Metamorphosis, Ofelia, Two pieces (1946), Dream 6 melodies for violin and keyboard.

La serata è di assoluto interesse ed è l’occasione ideale per incontrare un autore che seppe distinguersi in musica come un vero iconoclasta, promuovendo su molti piani una sorta di tabula rasa e mantenendo comunque una atteggiamento tutt’altro che serioso.
La sua storia, d’altronde, è tutta un programma.

Figlio di una giornalista e di un inventore a tutto campo (sottomarini a benzina, sistema di proiezione televisiva, medicina per la tosse) Cage in origine voleva fare lo scrittore e per tale motivo si recò giovanissimo in Europa a studiare, interessandosi contemporaneamente ad architettura, pittura, poesia e musica. Appena ventenne fu allievo per due anni di Schoenberg da cui apprese la tecnica seriale ed il metodo dodecafonico. Già negli anni ’30 e ’40, durante il suo periodo “romantico” (musica espressiva con fini intenzionali) fa largo uso di registrazioni, percussioni non convenzionali e pianoforte preparato. Alla fine degli anni ’30 inizia il sodalizio con Merce Cunningham, rivoluzionario coreografo pioniere della danza post-moderna. Alla fine degli anni ’40 radicalizza il suo pensiero compositivo sulla scia di una nuova passione per le filosofie orientali, avvicinandosi e divenendo uno dei più importanti esponenti dell’”alea”. Lo scopo è quello di eliminare nel processo compositivo ogni atteggiamento emozionale finanche qualsivoglia aspetto soggettivo. Attraverso questo percorso Cage arriva quindi ad una ricerca sul silenzio che lo porta a concepire la sua più rivoluzionaria e famosa composizione: “4’33”, per qualsiasi strumento”. L’opera semplicemente consiste nel non suonare lo strumento. Negli anni ’50 Cage è quindi pioniere della pratica degli happening e incrementa la sua attenzione alla multimedialità.

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bolzano festival bozen, Conservatorio Monteverdi, John Cage
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