A Dronero una raccolta di scatti tra mare aperto e montagna silente

@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC
Lo sguardo di Jean Gaumy è stato a lungo prigioniero, per sua stessa vocazione, dell'infinito liquido, guadagnandosi l'appellativo di "fotografo del mare". Membro di Magnum Photos e dell'austero Institut de France, Gaumy non cerca il sensazionale ma il profondo, l'inconscio e l'autentico in un atto che definisce "immersivo e solitario". E proprio la solitudine, il vuoto e la luce sono gli strumenti di una mostra che approda in un luogo inaspettato quanto coerente: il Museo Mallé di Dronero, in provincia di Cuneo, con l'esposizione "Jean Gaumy. Baìo e Montagna" inaugurata lo scorso 15 novembre e che rimarrà allestita fino al 25 gennaio 2026.


Il valore di questa esposizione non risiede tanto nella risonanza del nome esposto, ma nel gesto che la sostiene: la donazione in comodato d’uso gratuito delle 44 fotografie al Museo Mallé nell’ambito del progetto “Donare” della Fondazione CRC. È un atto che, sottolinea la direttrice Ivana Mulatero, trova una "coerente e naturale storia" nel Dna del museo stesso. Fondato da Luigi Mallé - figura cardine della cultura piemontese, storico dell’arte, direttore di Palazzo Madama e della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino - il Museo omonimo non è nuovo al linguaggio fotografico. I suoi depositi conservano un repertorio che risale al 1868 e testimonia la precoce consuetudine della famiglia Mallé con l'immagine come strumento di rappresentazione e di consolidamento dell’identità.
L'arrivo del corpus di Gaumy, dunque, rinnova e proietta nel XXI secolo quel dialogo iniziato oltre cent'anni fa. La fotografia d'autore contemporanea, con la sua "ricerca intensa e autentica" - come la definisce il regista e scrittore Fredo Valla - entra a far parte del racconto identitario delle valli trasformando Dronero in un crocevia tra l'alta cultura torinese di Mallé e la ricerca visiva globale di Magnum.


"La fotografia mi porta a scoprire ciò che in fondo non so", è il mantra di Gaumy. A Dronero il "fotografo del mare" porta in mostra la sua profonda curiosità per la terra, svelando le valli alpine come un luogo universale in cui la resistenza del gesto umano, sia esso la fatica del montanaro o l'ancestralità della Baìo, riempie il vuoto con vita, memoria e luce. Un percorso che invita a riflettere, attraverso uno sguardo d'eccellenza, sull'eredità culturale e ambientale di territori montani che sono, per natura, luoghi di confine e di inesauribile narrazione.
