Contemporary Culture in the Alps
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Photography ,Mountains

Jean Gaumy, l'istinto e l'eredità alpina

A Dronero una raccolta di scatti tra mare aperto e montagna silente

03.12.2025
Silvia M. C. Senette

@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC

Lo sguardo di Jean Gaumy è stato a lungo prigioniero, per sua stessa vocazione, dell'infinito liquido, guadagnandosi l'appellativo di "fotografo del mare". Membro di Magnum Photos e dell'austero Institut de France, Gaumy non cerca il sensazionale ma il profondo, l'inconscio e l'autentico in un atto che definisce "immersivo e solitario". E proprio la solitudine, il vuoto e la luce sono gli strumenti di una mostra che approda in un luogo inaspettato quanto coerente: il Museo Mallé di Dronero, in provincia di Cuneo, con l'esposizione "Jean Gaumy. Baìo e Montagna" inaugurata lo scorso 15 novembre e che rimarrà allestita fino al 25 gennaio 2026.

@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC
About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
Ben oltre il semplice omaggio, la mostra è l'affermazione di un legame: quello tra l'artista, autore di reportage tra il 2003 e il 2017 nelle valli cuneesi - una ricerca che confluì in parte nel suo Premio Nadar 2010, D’après nature - e una terra che è essa stessa un confine, una soglia aspra e resiliente. L'allestimento mette in scena un dialogo crudo tra opposti. Le prime sale accolgono quattordici fotografie in bianco e nero della montagna, dove l’occhio di Gaumy si fa contemplativo, quasi mistico. Sono immagini di una solennità cruda, in cui la luce taglia creste silenziose ritraendo il paesaggio alpino nella sua essenza più contemplativa, fatta di silenzi profondi e di presenze umane che resistono al tempo. È, come rivela lo stesso fotografo, "la solitudine davanti al vuoto".

Ma la montagna, per Gaumy, non è solo vuoto e roccia; è anche l'epicentro di un rito collettivo che sfida i secoli. Nelle sale successive il colore irrompe con trenta scatti dedicati alla Baìo, la storica e complessa festa che si celebra a Sampeyre, in Valle Varaita. La Baìo, una delle più antiche e importanti feste tradizionali delle Alpi italiane, è un caleidoscopio di epoche remote, una rievocazione della cacciata dei Saraceni che culmina nel cerimoniale del processo al Tesoriere. Gaumy la documenta con uno sguardo per nulla etnografico ma, al contrario, poetico e partecipe, affiancando i suoi scatti ad alcuni costumi originali e video gentilmente concessi dal Museo Storico-Etnografico di Sampeyre. In questo passaggio dal bianco e nero meditativo al colore esplosivo del rito, l’artista compie un vero e proprio saggio visivo sulla dicotomia tra l'eternità del paesaggio e la densità effimera della tradizione umana.
@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC

Il valore di questa esposizione non risiede tanto nella risonanza del nome esposto, ma nel gesto che la sostiene: la donazione in comodato d’uso gratuito delle 44 fotografie al Museo Mallé nell’ambito del progetto “Donare” della Fondazione CRC. È un atto che, sottolinea la direttrice Ivana Mulatero, trova una "coerente e naturale storia" nel Dna del museo stesso. Fondato da Luigi Mallé - figura cardine della cultura piemontese, storico dell’arte, direttore di Palazzo Madama e della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino - il Museo omonimo non è nuovo al linguaggio fotografico. I suoi depositi conservano un repertorio che risale al 1868 e testimonia la precoce consuetudine della famiglia Mallé con l'immagine come strumento di rappresentazione e di consolidamento dell’identità.

L'arrivo del corpus di Gaumy, dunque, rinnova e proietta nel XXI secolo quel dialogo iniziato oltre cent'anni fa. La fotografia d'autore contemporanea, con la sua "ricerca intensa e autentica" - come la definisce il regista e scrittore Fredo Valla - entra a far parte del racconto identitario delle valli trasformando Dronero in un crocevia tra l'alta cultura torinese di Mallé e la ricerca visiva globale di Magnum.

@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC

"La fotografia mi porta a scoprire ciò che in fondo non so", è il mantra di Gaumy. A Dronero il "fotografo del mare" porta in mostra la sua profonda curiosità per la terra, svelando le valli alpine come un luogo universale in cui la resistenza del gesto umano, sia esso la fatica del montanaro o l'ancestralità della Baìo, riempie il vuoto con vita, memoria e luce. Un percorso che invita a riflettere, attraverso uno sguardo d'eccellenza, sull'eredità culturale e ambientale di territori montani che sono, per natura, luoghi di confine e di inesauribile narrazione.

@ Jean Gaumy - courtesy of Fondazione CRC

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