Contemporary Culture in the Alps
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Visual Arts,Mountains,Photography

Fuoripista: la montagna oltre la gara

A Bergamo, l'arte svela i paradossi sociali, climatici e tecnologici dello sport bianco

17.11.2025
Silvia M. C. Senette

@ Laura Millard "Lac des Arcs" Fuoripista

Mentre il Nord Italia si prepara ad accogliere i Giochi Olimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, Bergamo - futura Capitale Europea dello Sport 2027 - si afferma come inedito baricentro culturale, scegliendo di non celebrare ma di indagare. Lo fa con la penna acuta della mostra "Fuoripista: arte, sport e inverno", presentata da gres art 671 e curata da 2050+. Quella inaugurata lo scorso 12 novembre, e che rimarrà allestita fino all'8 febbraio 2026 negli spazi bergamashi di via San Bernardino, non è la consueta passerella "in salsa olimpica" ma una profonda e intensa riflessione sul legame viscerale, tecnologico e talvolta brutale che intercorre tra l'essere umano, il paesaggio nevoso e l'ambizione atletica.

gres art 671 "Fuoripista" @ Diego De Pol
gres art 671 "Fuoripista" @ Diego De Pol

È, come spiega Francesca Acquati, general manager di gres art 671, "un viaggio che attraversa secoli e geografia nell’immaginario dello sport e dell’inverno. L’idea di neve si muove da una dimensione romantica ottocentesca a quella altamente tecnologica e artificiale della contemporaneità". L'esposizione, un corpus multidisciplinare che spazia tra arte, design e ricerca, si snoda attraverso cinque nervosi capitoli - da "Olympics +" alla "Criosfera" - smantellando la retorica della performance per svelare l'inverno come un "campo in trasformazione, sospeso tra l’ambizione sportiva, il turismo, le mutazioni climatiche e le percezioni culturali del paesaggio alpino".

@ Ludwig Berger "Vadret da Morteratsch Crying Glacier" - "Fuoripista" gres art 671

Il cuore pulsante e "croccante" della mostra risiede nel capitolo "Micro-storie", dove la prospettiva si allontana dalle vette standard per tracciare un atlante alternativo della neve. I curatori, Ippolito Pestellini Laparelli ed Erica Petrillo, portano al centro narrazioni "non canoniche, solitamente escluse dalle narrazioni ufficiali". Ed ecco l'incredibile costellazione di voci: l'epopea delle "Cholitas Escaladoras", donne indigene Aymara che riscrivono l'alpinismo sulle Ande boliviane; l'avventura della squadra giamaicana di bob; la testimonianza di Zahra Lari, la prima pattinatrice emiratina a competere con l'hijab; fino al rovesciamento dell'immaginario eurocentrico dello sci con le foto di Kari Medig all'AfriSki Mountain Resort, in Lesotho.

@ Karl Medig "Lesotho AfriSki" Fuoripista" gres art 671

In questo caleidoscopio di gesti si inseriscono in modo tagliente due capolavori che fanno da ponte tra storia e presente: la medievale "Trappola per uccelli" di Pieter Brueghel il Giovane, una glaciale allegoria dell'incertezza del destino immersa in una scena di vita su ghiaccio, e la fotografia monumentale "Eisläufer" (2021) di Andreas Gursky, visione totale e disincantata della collettività sul ghiaccio durante un lockdown, specchio della nostra condizione contemporanea.

Pieter Brueghel Il Giovane "La trappola per uccelli" @ Fuoripista gres art 671
Andreas Gursky "Eisläufer" @ Fuoripista gres art 671

Un capitolo di particolare rilievo è quello dedicato alle tre nuove produzioni commissionate da gres art 671, che investono con onestà intellettuale nel sistema dell’arte contemporanea per forgiare nuove narrazioni. La video-installazione "The Wanderer" di Masbedo trasfigura il percorso dell'alpinista pluriamputato Andrea Lanfri in un viaggio simbolico e interiore, affrontando il tema dell'inclusione nello sport con forza poetica. Il loro è un invito alla resistenza che risuona con un'intensità quasi mistica: "Trasforma la ferita in direzione, le cicatrici in graffiti sacri. La montagna infonde forza nel tuo petto". 

@ Marc Antoine K. Phaneuf "Canadian Painting" - "Fuoripista" gres art 671

Studio Folder, con "A Cartography in 25 Movements", compie un gesto geniale e analitico: traduce i dati spaziali, ambientali e statistici dei Giochi in una coreografia di pattinaggio di figura, svelando in modo acuto il paradosso moderno per cui la crescita esponenziale dell'evento è ormai subordinata a una dipendenza sempre maggiore dalla neve artificiale. Un’indagine sul corpo in movimento che trova la sua chiusura in "Numechi.studio" (Giulia Bertolazzi e Cosimo Maffione), i quali, lavorando sul vicino centro di eccellenza IceLab, trasformano il gesto della campionessa altoatesina Carolina Kostner in un'esperienza immersiva, misurando la tensione fisica tra il corpo, reso rosso dalla termocamera, e il blu del ghiaccio.

Infine, nella sezione "Criosfera", il percorso non teme di confrontarsi con la fragilità del futuro. L'installazione "Void" di The Invisible Mountain espone un frammento di geotessile: il telo di plastica usato per rallentare lo scioglimento di ghiacciai a rischio estinzione quali il Presena, offrendo l'eco spettrale e poetica di una montagna in assenza. In un mondo in cui il freddo stesso è diventato tecnologia e l'esperienza della neve una simulazione, "Fuoripista" si impone come un invito urgente a relazionarsi e a sentirsi, ancora di più, parte di un paesaggio montano che è ora più che mai luogo di relazione, adattamento e immaginazione condivisa.

gres art 671 "Fuoripista" @ Diego De Pol

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