Contemporary Culture in the Alps
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Alla Tavola del Sole: a cena con l’invisibile

A Centrale Fies il collettivo Mali Weil inaugura “The Sparks Return” con una cena rituale che diventa soglia, ascolto e pratica di relazione tra mondi

10.11.2025
Stefania Santoni

© courtesy Mali Weil

C’è una luce che non appartiene al giorno. Non rischiara, non abbaglia: vibra. È la luce delle candele, e nella sua fiamma minuscola si apre una soglia. Intorno, una tavola. Su di essa, piatti, gesti, silenzi. Tutto sembra immobile, eppure qualcosa accade: un lento accordarsi di presenze, un respiro che unisce chi è qui e chi non lo è più.

Giovedì 13 novembre, a Centrale Fies, questa tavola prenderà vita con Alla Tavola del Sole, una performance in forma di cena rituale firmata dal collettivo trentino Mali Weil e preparata da Erbacea Studio, realtà che indaga il legame tra natura, cibo e immaginazione. L’appuntamento segna l’avvio di The Sparks Return, progetto sostenuto dal Laboratorio di Creatività Contemporanea e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. È l’apertura di un nuovo ciclo dedicato a chi sceglie di tornare nei propri territori per riattivarli attraverso l’immaginazione.

Per Mali Weil — collettivo formato da Elisa Di Liberato, Lorenzo Facchinelli e Mara Ferrieri — il rituale è una tecnologia sociale e poetica, capace di ridefinire il nostro modo di abitare il mondo. In questa cena, i defunti non sono presenze spettrali, ma agenti ecologici e narrativi delle trasformazioni del paesaggio. Il rito diventa uno spazio di negoziazione e di cura, un esercizio di diplomazia interspecie in cui ogni gesto, ogni parola e ogni morso si fanno linguaggio.

Da anni Mali Weil costruisce attraverso la Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici un linguaggio che intreccia finzione politica, pratiche di ascolto e immaginari ecologici. Alla Tavola del Sole si inserisce in questo orizzonte come un atto condiviso di riapertura delle soglie, un tentativo di ricucire l’intimità millenaria tra vivi e morti, di ristabilire patti dimenticati con la terra, gli spiriti e le altre forme di vita.

© courtesy Mali Weil

E così, nella penombra di una centrale idroelettrica trasformata in spazio di pensiero, le candele tornano a illuminare una diplomazia antica. Il cibo diventa medium, la conversazione un rito, la tavola una soglia. E in quel dialogo fragile e necessario tra i mondi, qualcosa del vivente — e del morente — trova finalmente una lingua comune.

Alla Tavola del Sole nasce dal paesaggio memoriale di Monte Sole: come si è intrecciato questo luogo nella costruzione della performance e nella riflessione sull’“agency dei morti”?
La Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici di Mali Weil è arrivata a Monte Sole grazie a un grant di ricerca, la cui call partiva da Serra Madre di Bologna nell’ambito di un bando europeo. La call si concentrava su temi e questioni agro-ecologiche ed era interessante per il dipartimento di ricerca della Scuola nell’ottica di un’indagine sulle “diplomazie dei suoli”, che intreccia pratiche agro-alimentari ed ecologie microbiche e minerali in relazione alle politiche umane.

Ma una volta arrivate fisicamente a Monte Sole, per la prima residenza, è stato immediato capire che la ricerca avrebbe cambiato direzione. Il parco Storico Naturale di Monte Sole, (unico esempio in Italia di parco che incrocia la conservazione della memoria con quella del paesaggio), articolato tra i comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, è nato da un interessante e partecipato percorso giuridico, in seguito agli avvenimenti dell’autunno del 1944. In una terribile settimana, infatti, i nazi-fascisti uccisero centinaia di abitanti di queste terre, per fare il vuoto intorno alla brigata partigiana locale. La comunità umana fu completamente cancellata insieme alle vite degli animali non umani che convivevano con essa. La montagna fu poi scavata per creare trincee della linea gotica, in cui i tedeschi si arroccarono. I successivi, pesanti bombardamenti degli alleati portarono alla distruzione anche di molta parte della vita vegetale, tra cui i boschi di antiche querce, tipici di questa area climatica.

Mali Weil, arrivata a Monte Sole alla ricerca di pratiche agro-alimentari pressoché inesistenti, ha trovato un paesaggio in cui la presenza dei morti è l’elemento chiave. Tutto quello che oggi è Monte Sole può essere letto -e questo è stato il nostro tentativo- come il prodotto di un’agency, di una capacità di agire dei defunti. Se decidiamo di seguire gli effetti della presenza dei morti, infatti, vediamo come l’intrecciarsi di strutture memoriali e giuridiche, ha permesso un ritorno della vita animale e vegetale in questo luogo, facendone un’oasi di bio-diversità nella regione Emilia Romagna.

Monte Sole è,quindi, uno spazio privilegiato per studiare le relazioni politiche e giuridiche tra vivi e morti, per rintracciare una sorta di potenza ecologica dei defunti, e anche per testare l’idea che essere in “buoni rapporti” con i morti che “infestano” un territorio porti a delle conseguenze ecologiche positive per la locale comunità più che umana.
Su queste premesse Mali Weil ha iniziato a strutturare un “protocollo” per entrare in relazione con morti e fantasmi, umani o altro dall’umano, e per riuscire a leggere la loro capacità di influenzare i territori e gli esseri che li abitano. La performance “Alla tavola del sole” è un workshop della Scuola di Diplomazie Interspecie, costruito in forma di cena, per condividere e testare insieme al pubblico i primi risultati di questa ricerca ancora in corso. Monte Sole è presente come uno dei possibili casi-studio che ci possono guidare nel ricostruire le nostre abilità relazionali e politiche con i mondi del cosiddetto “soprannaturale”.

© Roberta-Segata courtesy Centrale Fies

Le portate della cena rituale sono state ideate in dialogo con Erbacea Studio: come avete lavorato sul rapporto tra cibo, memoria e gesto per trasformare la nutrizione in linguaggio?
Una delle prime cose che emerge da un’analisi storica sulle relazioni con i defunti, è che i morti sono spesso percepiti dai vivi come pericolosi. Per millenni le relazioni tra vivi e morti sono state severamente regolate da un insieme di riti, che ogni cultura e civiltà ha declinato a proprio modo, ma che hanno un numero sorprendentemente alto di punti in comune. Uno di questi punti in comune è il ruolo del cibo come strumento relazionale per disciplinare le relazioni con i morti. Per questo abbiamo voluto che fosse una cena la forma appropriata per praticare questa sorta di “convocazione dei morti”, richiamandoli nel nostro immaginario come interlocutori ecologici. Il cibo e una serie di altri momenti rituali disegneranno dei confini e delle “linee di contenimento” per negoziare in sicurezza con fantasmi e defunti. Anche nella nostra performance.

Erbacea Studio ha rielaborato un menu rituale a partire da una lista di ingredienti che Mali Weil ha fornito: elementi tipici dei “cibi dei morti” e spesso trasversali a diverse tradizioni e ritualità, principalmente in area mediterranea, con alcuni sconfinamenti nordici e nel Sud Est asiatico. Ingredienti semplici che erano e sono disponibili a tutti (soprattutto cereali, latte, semi e legumi) che sono diventati la base per creazioni originali, in cui Erbacea Studio ha mescolato memoria e contemporaneità per darci la possibilità di trovare una forma rituale adatta al nostro tempo.

Che ruolo ha la convivialità – lo stare a tavola – come dispositivo di pensiero e di relazione in questo progetto?
La dimensione conviviale va letta nel contesto della pratica performativa di Mali Weil, che di fatto è sempre relazionale. La tavola è un dispositivo che permette di portare il gesto performativo a un livello intimo e quotidiano e mette gli spettatori in una postura partecipativa in maniera molto naturale, invitandoli a contribuire alla conversazione guidata dai performer. Nel caso di “Alla tavola del sole” il cibo è anche l’oggetto tematico del lavoro: mangiare è un rito che connette e delimita, uno strumento di relazione con l’alterità. Non dimentichiamo infatti che i morti sono l’altro da noi più prossimo che conosciamo, l’alterità che in futuro noi stesse diverremo… mangiare per i morti, con i morti e -inevitabilmente- i morti è performare un atto collettivo che riverbererà in nuovi modi di pensare. Mastichiamo i morti per pensare diversamente le relazioni con l’altro dall’umano e con l’altro dal naturale.

© courtesy Mali Weil

Questa performance inaugura un nuovo capitolo della Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici: quale percorso di ricerca apre Alla Tavola del Sole?
“Alla tavola del sole” sottende l’idea che noi esseri umani siamo solo uno dei molti convitati alla tavola del sole, un banchetto che coinvolge tutti gli esseri del pianeta, viventi e non viventi, e trae la sua comune materia dall’energia solare che attiva i processi fondamentali di cui tutte, animali, vegetali, funghi, batteri, minerali etc. viviamo. La Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici, infatti, da quest’anno dedica ampio spazio a nuove ricerche e apprendimenti, tra qui le Politiche e il Diritto Metabolico, un ambito di studi che si occupa di riconoscere e proteggere l’importanza dei cicli bio-geochimici che regolano lo scambio di energia e materia alla base della possibilità di vita sul pianeta (pensiamo ad esempio alla centralità di cicli come quello dell’acqua, del carbonio, dell’azoto, dell’ossigeno e così via).

Si tratta di superare l’idea, purtroppo molto radicata nella cultura occidentale, che gli esseri umani siano in qualche modo entità separate dall’ambiente e dagli altri esseri intorno a loro e possano vivere e sopravvivere in maniera indipendente.
La Scuola, così come il corpo diplomatico Sun Eaters, lavora per superare una visione della vita basata sui singoli organismi in favore del riconoscimento dell’interdipendenza tra i commensali della tavola del sole.

Nel tempo della crisi climatica, parlare con i morti può sembrare paradossale: come questa forma di dialogo ci aiuta, invece, a riformulare le nostre responsabilità verso la Terra e le sue ecologie culturali?
Dal punto di vista delle Diplomazie Interspecie i morti (umani e altro dall’umano) sono partner ecologici fondamentali. Consideriamo solo il loro ruolo nel riciclo dei componenti indispensabili alla vita, nel renderli nuovamente accessibili alle future generazioni: basterebbe questo per considerarli parte essenziale nelle riflessioni ecologiche! Tuttavia c’è almeno un’altra ragione che li rende così importanti nel percorso di ricerca della Scuola di Diplomazie Interspecie e  che li pone al centro di un discorso rituale e narrativo. Esiste un evidente parallelismo storico nella progressiva perdita di competenze per prendersi cura delle relazioni con gli altri dall’umano e nella perdita di capacità rituali per gestire le relazioni con i defunti.

Recuperare alcune modalità per “parlare con i morti” o scoprirne di nuove è una forma di allenamento, l’inizio di un’abitudine alla connessione che crediamo sia di vitale importanza.

Allenare lo sguardo e il pensiero a riconoscere l’agency dei morti è un modo per affinare i sensi a riconoscere che ciò che l’umano vede, sente o percepisce non esaurisce ciò che c’è da vedere, sentire o percepire.

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mali weil, centrale fies, THE SPARKS RETURN
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