Il Bivacco Frattini, avamposto d'arte e scienza

Nuovo Bivacco Aldo Frattini, 2025, Un progetto di EX., GAMeC Bergamo e CAI - Club Alpino Italiano / Sezione di Bergamo; Alta Via delle Orobie Bergamasche – Valbondione. Nell'ambito del progetto “Pensare come una montagna - Il Biennale delle Orobie”; Courtesy GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo; @Tomaso Clavarino
Nuovo Bivacco Aldo Frattini, 2025, Un progetto di EX., GAMeC Bergamo e CAI - Club Alpino Italiano / Sezione di Bergamo; Alta Via delle Orobie Bergamasche – Valbondione. Nell'ambito del progetto “Pensare come una montagna - Il Biennale delle Orobie”; Courtesy GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo; @Tomaso Clavarino
Sulle creste frastagliate dell'Alta Via delle Orobie bergamasche, a circa 2.300 metri di altitudine, è comparso un monolite rosso che ridefinisce il concetto di architettura d'alta quota: il nuovo Bivacco Aldo Frattini. Non un semplice rifugio, ma il lascito concreto e l'apice di un ambizioso programma culturale: "Pensare come una montagna - Il Biennale delle Orobie" è un percorso che approfondisce il rapporto tra arte, territori e comunità umane e "più che umane". Frutto della sinergia tra la GAMeC, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, e la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (Cai), questo progetto è una sfida architettonica e una profonda riflessione sul ruolo dell'uomo e della creatività nel paesaggio più estremo.



A firmare l'opera è EX., laboratorio di ricerca e progettazione che incrocia arte, paesaggio e tecnologia sostenibile attraverso l’architettura. Il loro progetto è radicale nella sua semplicità: il Bivacco Frattini è la prima architettura tessile d’emergenza permanente in ambiente alpino. Non è una fortezza, ma un gesto di "fragilità come estetica". La struttura, sviluppata in collaborazione con l'azienda specializzata Ferrino, evoca la forma della storica tenda alpina, simbolo delle prime esplorazioni in alta quota. È un rifugio "leggero, reversibile e tecnologico", pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Il suo peso complessivo è di soli 2.500 chilogrammi e poggia su una superficie d'appoggio ridotta a circa 2,5 metri quadrati. La scocca svasata e compatta è rivestita da una "pelle" tessile innovativa e resistente, di un acceso colore rosso, non solo in omaggio alla storia del bivacco, sia per garantirne la massima visibilità. Come sintetizza l'idea progettuale: "Questa copertura tessile rossa non è solo una protezione, ma una dichiarazione di vulnerabilità: leggera, provvisoria e aperta al cambiamento".
Il nuovo Bivacco è stato concepito come una vera e propria “sede” della GAMeC in alta quota. Sebbene "non ospiti mostre o eventi", si configura come un avamposto culturale che offre "un’esperienza estetica unica, in dialogo con il paesaggio alpino". Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, sottolinea il valore di questa "sede fuori sede": "Non è uno spazio espositivo, ma un avamposto in costante dialogo con il paesaggio alpino. Insieme al Cai promuoviamo una frequentazione consapevole della montagna: solo attraverso la responsabilità si genera conoscenza".


Il nuovo Frattini si erge lungo l’Alta Via delle Orobie bergamasche, in Val Seriana, tra i rifugi Calvi e Brunone, e si affaccia sullo straordinario anfiteatro dominato dai giganti Redorta, Scais e Coca. Sostituisce la vecchia struttura, le cui condizioni non erano più adeguate. Il bivacco precedente, ricostruito nel 1975 in una posizione più sicura, lungo la cresta tra il Pizzo del Diavolo e il Pizzo Tendina, era a sua volta sorto sulle ceneri del primo Frattini del 1970, distrutto da una valanga. L'opera è quindi un rinnovamento che mantiene la sua funzione essenziale di punto di ricovero ed emergenza.



Paolo Valoti, già Presidente del Cai Bergamo, definisce l'operazione come "il risultato di una cordata multidisciplinare e multiculturale. È un'architettura che riassume una posizione: ridurre l’impronta, aumentare la responsabilità". L’ingegnerizzazione del sistema costruttivo e l'installazione in quota sono state seguite da Abitare Legno Srl con il supporto di Fondazione Cariplo e Fondazione della Comunità Bergamasca. Questo piccolo fortino, con il suo rosso vibrante, è "un segnale chiaro, tecnico, culturale e paesaggistico" che impone una nuova modalità di abitare l’alta quota "non per dominare, ma per ascoltare", "non per costruire per sempre, ma per progettare il possibile". Una sintesi di ospitalità, sicurezza e contemplazione in un ambiente dove "l’odore del sughero, il silenzio ovattato e la luce che filtra restituiscono un’atmosfera sospesa, quasi meditativa".

