© Adolphe Braun
Cammini nel cuore d’ottobre, sorella viandanta, e senti sotto i tuoi piedi il fruscio delle foglie che cadono, lente e leggere, come parole non dette. È la Luna Piena delle Foglie a guidarti stanotte: grande, tonda e luminosa sospesa sopra le Dolomiti come un occhio antico che osserva e ricorda. La sua luce argentata tocca le cime del Catinaccio, e subito le rocce si tingono di rosa come se i petali del giardino di Laurino tornassero a fiorire per poche, eterne ore.
Il vento d’autunno porta con sé il respiro delle rose invisibili. Ogni foglia che cade sembra un frammento del roseto nascosto, ogni vena che la attraversa richiama le spine e la grazia dei fiori che nessuna donna e nessun uomo possono più vedere. Eppure quando la Luna delle Foglie si alza alta nel cielo, l’incantesimo di Laurino sembra vacillare. Tu ti fermi ad ascoltare: il bosco tace, ma la montagna canta.
Le antiche dicono che, durante questa notte, la maledizione del re nano si assottigli come un velo. Le foglie rosse e dorate, cadendo, si posano sulle pietre del Catinaccio e diventano specchi per la luna. E in quegli specchi, per chi sa guardare, le rose invisibili fioriscono ancora, e il loro profumo dolce si mescola con l’odore di muschio e di resina. È un giardino che sboccia solo negli occhi interiori, là dove memoria e immaginazione si intrecciano.
Sei chiamata a celebrare. Raduna tre foglie d’autunno: una rossa, una gialla e una verde che resiste. Avvolgile tra le mani e sollevale verso la luna. Lasciale scivolare a terra, lentamente, e mentre danzano nell’aria pronuncia queste parole:
“Foglia che cade, foglia che resta, foglia che brucia di rosa la cresta.
Luna che sveli e luna che cela, apri la porta del roseto che vela”.
Così compi il rituale della Luna delle Foglie, e la montagna ti risponderà con un bagliore. L’enrosadira non sarà soltanto sulle cime: la sentirai scorrere nelle vene, come se il tramonto fosse diventato sangue e respiro.
Non temere di chiudere gli occhi. In quel silenzio ti apparirà il roseto invisibile. Ogni rosa avrà il colore dell’aurora, ogni spina il luccichio della stella più lontana. Camminerai tra i cespugli, e il re Laurino, antico custode, ti osserverà. Non più come nemico, ma come spirito che sa di essere eterno solo nel ricordo delle donne e delle bambine che non dimenticano.
Allora, sussurra l’incantesimo che scioglie i confini:
“Petalo di luna, respiro di vento,
giardino che vive nel mio sentimento.
Che il rosa ritorni, che nulla si perda,
che il cuore fiorisca, che il tempo si eredita”.
Le rose sbocceranno dentro di te, sorella, e resteranno anche quando la luna calerà. Saranno invisibili agli occhi del mondo, ma nei tuoi gesti, nelle tue parole, nei tuoi sogni porterai con te il segreto del giardino.
E ogni volta che tornerai a guardare il Catinaccio infuocarsi al tramonto, ricorderai che le foglie non muoiono, ma cambiano forma; che la luna non è mai assente, ma si nasconde; che le rose di Laurino non sono perdute, ma fioriscono dove l’anima sa vederle.
Così la Luna Piena delle Foglie ti consegna il suo dono: la certezza che ogni fine è un inizio, ogni caduta è un volo e ogni petalo invisibile è più eterno di una pietra.