Il progetto di tre studentesse del Master in Eco-Social Design in collaborazione con Eurac Research e LIFEstockProtect
© Guardians of the Mountains
© Guardians of the Mountains
Da ex-studentessa sono sempre molto interessata a scoprire cosa bolle in pentola tra le mura della Facoltà di Design e Arti. Nel corso degli anni, infatti, sono tanti i progetti che sono usciti dall’università per incontrare la città e i suoi quartieri, ma anche la regione montana più in generale, talvolta intercettando problematiche e proponendo soluzioni. Fare buon design, si sa, va ben oltre un'estetica piacevole e funzionale: significa intercettare problematiche contemporanee, vedere soluzioni dove gli altri vedono solo problemi, possibilmente raccontando storie inedite nel mentre. È questo il caso anche di Guardians of the Mountains, un progetto ibrido nato all’interno del Master in Eco-Social Design in collaborazione di EURAC Research e LIFEstockProtect, non solo per raccontare la figura del pastore in Alto Adige, troppo spesso vittima di stereotipi, romanticizzata, scarsamente riconosciuta e bloccata nel tempo, ma anche per suggerire buone pratiche ai frequentatori delle terre alte per turismo e sport, facendo sì che ognuno possa vivere la propria esperienza senza danneggiare l’altra. A sviluppare il progetto sono state tre giovani studentesse del master con background molto diversi: Emanuela De Nitto, laureata in architettura, Pia Rehwald, illustratrice e designer, e Shirin Kiefer con una laurea in Media Management in tasca. Qualche giorno fa ho raggiunto Emanuela al telefono che mi ha raccontato la genesi del progetto.
A quali problematiche concrete avete provato a dare risposta attraverso il progetto?
All’inizio abbiamo avuto un po’ di difficoltà a trovare un modo in cui il design potesse contribuire in maniera positiva alla causa. Tramite gli incontri con i pastori abbiamo identificato delle problematiche principali tra cui, la più urgente, è sicuramente la scarsità di fondi unita al poco riconoscimento del ruolo del pastore. Tutti conoscono il mestiere, infatti, ma nell’immaginario comune è un ruolo molto stereotipato, lontano dalla realtà attuale. Il secondo grande problema è quello del turismo di massa e dei visitatori della montagna che, con alcuni comportamenti, possono rappresentare una potenziale minaccia per il lavoro del pastore e per gli animali stessi. Spesso, infatti, si legge di incontri o situazioni spiacevoli verificatesi tra turisti e animali al pascolo, cani da guardiania, recinzioni o altro ancora. Noi tre, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare molte esperienze personali e, in generale, è emersa una tendenza abbastanza irrispettosa nei confronti di questo lavoro, che deriva principalmente dal fatto che la gente non è più abituata a stare a contatto con la natura e gli animali e, inoltre, c'è una certa ignoranza sul cosa comporti questo mestiere. Quando si trovano difronte agli animali non sono in grado di capire quali siano le giuste maniere per approcciarsi a loro senza costituire un pericolo per sé stessi, per gli altri e non ostacolare un mestiere complesso e articolato come quello del pastore.
Guardians of the mountains è un progetto che si articola sia online attraverso un sito web dedicato che offline con materiali stampati, giusto?
Si, per rispondere alle emergenze menzionate, confrontandoci con Benjamin e Julia abbiamo deciso di articolare il progetto sia in forma analogica che digitale. Abbiamo realizzato una classica campagna di comunicazione con billboards da collocare alle fermate degli autobus o in altri punti strategici e di passaggio per i turisti, ma anche flyer trilingui da distribuire nei centri turistici. Entrambi i materiali mirano a sensibilizzare i turisti sulla figura del pastore contemporaneo, suggerendo anche norme di comportamento corrette da adottare in montagna, a contatto con natura e animale, nel rispetto di tutti. Inoltre, i flyer presentano anche un giocoso quiz per testare le proprie conoscenze in materia di montagna.
Contestualmente abbiamo realizzato anche un sito web scroll-telling per approfondire maggiormente determinate tematiche. Il sito è diviso in due parti: la prima racconta la storia di Andrea, un pastore fittizio, che si basa sulle esperienze che abbiamo potuto osservare e su episodi realmente accaduti che i pastori hanno condiviso con noi. Questo lato del progetto vuole creare una connessione emotiva tra chi guarda il sito e il mestiere del pastore, superando gli stereotipi. Il lavoro del pastore, infatti, richiede sacrificio, attenzione e conoscenza; ma allo stesso tempo è un lavoro molto bello e appagante e i pastori, nonostante le mille difficoltà, l’assenza di festività o fine settimana, lo svolgono con passione perchè è un lavoro che amano, all’aria aperta e a contatto con la natura. Certo, il fatto che sia un lavoro così bello, però non giustifica il fatto di romanzarlo e non rispettarlo a dovere. L’altra parte del sito, denominata passeggiata esplorativa, presenta dei pulsanti interrativi che permettono di approfondire in maniera accessibile argomenti che riguardando questo mondo, come la biodiversità alpina, il concime, gli animali, i cani da guardiania. Ci sono anche diversi link a pagine di approfondimento di EURAC Research. I materiali stampati dialogano con il sito attraverso dei QR code.
Raccontami qualcosa a proposito del design...
Per quanto riguarda il design di Guardian of the Mountains, la principale artefice della grafica è stata Pia che, essendo un’illustratrice molto brava, si è fatta carico di creare un linguaggio coerente sia online che offline su flyer e billboards. L’idea di base era rappresentare la figura del pastore, senza cadere nello stereotipo di una persona anziana, generalmente uomo che porta al pascolo gli animali. Sopratutto nel sito, oltre al trilinguismo usato per essere accessibili ad un pubblico più vasto, abbiamo scelto di rappresentare il pastore fittizio come un uomo nella versione italiana, una donna nella versione tedesca e un gender neutro nella versione inglese: quello del pastore non è un lavoro esclusivamente maschile, anzi anche in Alto Adige ci sono moltissime pastore. Anche nelle illustrazioni abbiamo cecato di dare ad Andrea un aspetto non identificabile come uomo/donna per non fossilizzarsi su una precisa categoria. Volevamo anche ringiovanire questa figura, perchè si tratta di un lavoro che potrebbe essere svolto anche da ragazzi molto giovani: abbiamo conosciuto un pastore che ha poco più di 30 anni e, anche a Bressanone c’è una scuola per diventare pastori. Infine, volevamo una grafica univoca che riprendesse anche i paesaggi montani che avevamo fotografato durante le nostre ricerche, attraverso l’uso di collage nelle illustrazioni, combinando la realtà con la fantasia.
Anche se la collaborazione veicolata dall’università è terminata, capisco dalle parole di Emanuela che Guardians of the Moutains ormai è progetto che potrebbe proseguire anche autonomamente, non solo per le tematiche attuali e sempre più urgenti trattate, ma anche per i forti legami che sono venuti a crearsi tra le studentesse, i ricercatori di EURAC e, non da ultimo, i pastori incontrati e le loro famiglie. “Vedere persone così appassionate e appagate dal loro lavoro come i pastori che abbiamo incontrato, nonostante i molti sacrifici, lo scarso riconoscimento pubblico e i pochi sostegni economici, è stato molto bello e sicuramente di grande esempio. Noi nel nostro piccolo abbiamo provato a contribuire alla causa.” conclude Emanuela.