Vue des Diablerets, prise a Ormont - Dessus. © E. Lamy
Sorella, tu che cammini tra i sassi e il vento, questa notte è un confine.
La Luna del Grano è alta, rotonda come un cuore colmo
e la sua luce scivola sulle rocce come acqua d’argento.
Non è una luna qualunque: è una luna in Acquario,
luna di aria e di visione,
luna che apre finestre sull’avvenire e ti invita a respirare per tutte.
Soreghina, figlia del Sole,
esce dal suo tempo e dal suo destino di luce per tornare tra noi.
Cammina scalza nei pascoli d’agosto
dove il calore del giorno sopravvive nella terra
e il profumo dell’erba secca si mescola
a quello dei primi funghi che sbucano,
bruni e timidi, come occhi che osservano in silenzio.
Sotto la sua carezza le erbe antiche si piegano:
l’achillea, bianca come neve tardiva che sutura le ferite dell’anima e della pelle.
L’arnica dorata che consola le cadute e restituisce forza.
La genziana radice amara e coraggiosa che insegna a guardare in faccia la verità anche quando punge.
Il timo serpillo piccolo ma incrollabile che profuma l’aria di coraggio e respiro.
La menta selvatica fresca come acqua di sorgente che scioglie i pensieri e apre strade nella mente.
Soreghina raccoglie queste sorelle verdi con mani lente parlando loro come si parla alle amiche
perché ognuna ha un nome antico e una memoria da custodire.
Le lega con un filo di lana grezza, colore del miele e del tramonto e si volta verso la luna che le osserva dall’alto.
Tu che ascolti,
questa è la notte in cui puoi chiedere e puoi offrire,
in cui puoi sciogliere vecchie ombre
e chiamare nuove visioni.
L’Acquario soffia un vento leggero ma deciso:
non ti vuole sola, ti vuole parte di un cerchio,
di una comunità che respira come una foresta
e ondeggia come un campo di spighe mature.
E allora, quando la luna è più alta,
posa le erbe a terra, sul lato della montagna più illuminato,
lascia che assorbano l’argento notturno.
Chiudi gli occhi e pronuncia, con la voce che viene dal ventre:
Luna del Grano, madre delle messi mature,
apri il mio cuore come apri le spighe al vento.
Soreghina, figlia del Sole, guida i miei passi
perché siano leggeri sulla terra e forti nei giorni a venire.
Che l’achillea ricucia ciò che è stato spezzato,
che l’arnica ridoni forza a chi cade,
che la genziana mi insegni l’onestà del vivere,
che il timo protegga il mio respiro,
che la menta mantenga chiara la mia mente.
Questa luce è per tutte noi,
questo raccolto è per tutte noi.
Quando riaprirai gli occhi,
la luna sarà un po’ più bassa
e il vento d’alta quota avrà già portato lontano le tue parole
per intrecciarle alle altre, in luoghi che non conosci,
in cuori che forse non incontrerai mai,
ma che batteranno, per un istante, insieme al tuo.